
Le immagini, attraverso una struttura binaria, un alternarsi di fotografie, filmati d'epoca, interviste, materiale in parte inedito e in parte già utilizzato nel documentario del 2001 “Rebel Music” di Jeremy Marr, raccontano il Bob privato, il Bob meno conosciuto. Emerge quindi una personalità estremamente semplice, le cui principali teorie filantropiche non furono frutto di nessuna mediazione intellettuale, ma di una cieca fede nel Rastafarianesimo e nella ferma volontà di ricucire una simbiosi con il mondo dopo i traumi di emarginazione dell'infanzia da povero e meticcio, rifiutato dai neri e dai bianchi negli slum di Trench Town. Candido, infedele senza rimorsi, forse anche pedina inconsapevole di giochi di potere grazie alla capacità di parlare a milioni di persone, l'artista, celebrò con un concerto l'indipendenza dello Zimbabwe, ma suonò anche in forma privata, e dietro pagamento di denaro, per il dittatore dello stato africano del Gabon, Omar Bongo.

Su questi aspetti meno conosciuti, sulla naturalezza con la quale emergono dai racconti frammentati di tante voci, della moglie Rita Marley ai figli Ziggy e Cedella, passando per una schiera di amici e colleghi bizzarri e coloratissimi, il documentario acquista coraggio e diventa un lavoro ricco ed estremamente moderno, lucido e onesto nel fronteggiare punti di vista più complessi della vita della leggenda del reggae.
“Marley”, arriverà nelle sale per un evento unico, solo il giorno 26 giugno, distribuito da Lucky Red.