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Paul Bettany dice addio agli action religiosi

L'attore interpreta un sacerdote ammazza-vampiri in "Priest - Il prete", ma giura che sarà l'ultima volta. Lo abbiamo incontrato

Priest - Il prete - Paul Bettany

15.06.2011 - Autore: Olga Kuznetsova
"Priest – Il prete” è la nuova collaborazione tra il regista Scott Stewart e l’attore Paul Bettany dopo “Legion”: l’ultima volta l’attore britannico era un angelo in lotta con Dio, adesso eccolo con una croce tatuata sulla fronte, pronto a combattere corpo a corpo contro un’orda di vampiri in un futuro post-apocalittico. Lo abbiamo intervistato a Mosca in occasione dell'anteprima russa del film.

Signor Bettany ha già interpretato diversi ruoli legati a fede, Chiesa e religione. Due preti, un monaco e perfino l’arcangelo Michele. Ha mai pensato che interpretare questi personaggi è un po’ il suo destino?
Non so bene come sia accaduto. La gente combatte ancora le guerre sante e credo, dunque, che questo sia parte della nostra cultura. Oppure è legato a una coincidenza, quella di apparire davvero bene vestito da prete! Una cosa è certa: questa è assoluamente l’ultima volta che interpreto un ruolo del genere.

Paul Bettany

Lei, però, nella vita è ateo. Come si svolge dunque la sua ricerca in questo tipo di ruoli?
Sono ateo nel senso che non credo in un Dio cosciente che rappresenta la forza creativa dell’universo. E la risposta, almeno finché si tratta di questo genere di film, è che in questo mondo non c’è alcuna separazione tra Stato e Chiesa. Negli USA il confine è ancora meno netto, quindi è una cosa difficile da incarnare. Nel mondo di “Priest” non c’è nessuno, e dunque il capo della Chiesa è anche il Presidente. Io nel film sono come un soldato, quindi è stato semplice: non ho pensato al ruolo di un prete, ma a quello di un combattente. Penso che il film si possa facilmente intitolare “Il soldato”.

Quando Ron Howard le ha offerto il ruolo di Silas ne “Il codice Da Vinci”, lei gli aveva detto di aver letto il libro, quando in realtà non lo aveva ancora fatto. Cosa ci dice dunque di queste situazioni? Quando, secondo lei, il regista e il progetto in sé sono più importanti della storia?
È impossibile dire quando, lo sai e basta. Era “Il codice Da Vinci”, non lo avevo letto, ma sapevo che aveva venduto più di trenta milioni di copie. E sapevo che c’era questo personaggio interessante del monaco assassino e che Ron Howard lo avrebbe diretto. Per questo gli ho detto che lo avevo letto… e gli ho mentito. Ma la prima cosa che ho fatto è stata recarmi in una libreria per comprare il romanzo, quando si tratta di affari, certe bugie possono essere concesse...

Paul Bettany è Silas ne Il codice Da Vinci

Lei rappresenta la English Acting School, a nostro avviso la migliore del mondo, ma allo stesso tempo continua a recitare in film hollywoodiani. Pensa di trasferirsi definitivamente a Los Angeles? E quali, secondo lei, sono le motivazioni degli attori inglesi per spostarsi o non spostarsi a Hollywood?
Non vivo a Hollywood, ma a New York City, che è meravigliosa. Amo la Grande Mela e sono ormai dieci anni che ci vivo con mia moglie e i miei bambini (Bettany è sposato dal 2003 con l'attrice Jennifer Connelly, NdR). Sebbene americana, penso che Jennifer sia più europea di me, e lei parla fluentemente francese e italiano! Un giorno torneremo a vivere in Europa: non sono sicuro di tornare in Inghilterra, però. E in quanto a Hollywood... beh, io non ho nemmeno un amico attore. Separo il mio lavoro dalla mia vita privata e questa è una cosa che mi piace. Le persone che conosco fanno altri mestieri: se mi circondassi soltanto di attori impazzirei!


"Priest - Il prete" è distribuito dalla Sony Pictures

Per saperne di più
Guardate il trailer del film