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Gael Garcia Bernal, l'intervista esclusiva

L'ex Che Guevara ci parla di politica e di come prima o poi diventerà attore di telenovela nella sua amata America Latina

No - Gael Garcia Bernal

24.05.2012 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Cannes
Chiunque può essere ricco. Non tutti. Ma tutti vogliono essere quel chiunque. “Se comprendete questa frase, allora avete compreso la politica”. Parola di Gaél Garcia Bernal, che incontriamo su una spiaggia di Cannes per parlare di “No”, uno dei migliori film visti al Festival – presentato alla Quinzaine des Réalisateurs. Il regista Pablo Larraín – lo stesso di “Tony Manero” e “Post Mortem” – ha voluto Bernal per il ruolo del leader della campagna del “No” nel Cile degli anni Ottanta. Furono proprio gli ideatori di quel movimento a fermare la dittatura di Pinochet.

Gael Garcia Bernal intervista esclusiva No Pablo Larrain Cannes 2012 - Bernal con Larrain a Cannes

Gael, personalmente quanto credi nella politica e nella possibilità di cambiare?
Ci credo, ma sono realista: la democrazia è come una partita di calcio. Si tratta della battaglia più importante di tutte, quella da vincere. Ma inevitabilmente ne resterai deluso. Dunque nel gioco della democrazia dobbiamo essere completamente cinici. È un qualcosa di importantissimo, ma alla fine non appaga. Ad esempio, oggi non c’è istruzione gratuita in Cile. Quindi si è trattata di una vittoria parziale. Ma un lato positivo c’è: la democrazia e la vera politica si costruiscono giorno dopo giorno, in comunità, in sfere più piccole. Anche con l’arte, non solo in senso cinematografico.

Da artista quanto è difficile affermarsi in America Latina?
Moltissimo. Vivo tra il Messico e Buenos Aires. Voglio continuare a lavorare in America Latina, dove mi sento più tranquillo e posso scegliere i ruoli che mi interessano. Gli americani, ovviamente, sono quelli che pagano di più. E negli USA si possono fare soldi senza doversi riciclare con le telenovelas… che è quello che prima o poi mi toccherà fare se rimango qui.

A proposito di scegliere i ruoli: Larraín ha girato “No” con uno stile molto particolare. In passato hai lavorato con Gondry che è un altro sperimentatore dell’immagine. Sei tu che cerchi questi registi oppure capita e basta?
In un certo senso, li cerco. Anzi direi che il regista è proprio il fattore principale per me per decidere se accettare un ruolo o meno. Quando Pablo mi ha chiamato gli ho subito detto di sì, soltanto in un secondo momento ho letto il copione. Mi piace il rapporto creativo che si crea tra attore e regista: io devo essere sedotto dal suo talento e costantemente ispirato. E poi ci sono quelli misteriosi: uno come Jim Jarmusch ad esempio, che non ti dice tutto e sei tu che devi scoprirlo. Michel Gondry, invece, ti parla in un linguaggio tutto suo… e non ha senso! Sta a tre poi trovarlo.

Gael Garcia Bernal intervista esclusiva No Pablo Larrain Cannes 2012 - Una scena del film

Recentemente sei passato alla commedia più demenziale recitando insieme a Will Ferrell in “Casa de mi padre” che è un film che in Italia ancora non abbiamo visto…
Amo quel film. È così ridicolo ed estremo! È come uno sketch del Saturday Night Live. È stato Will Ferrell a chiamare me e Diego Luna. E io e Diego non riusciamo ad essere seri. Mai. Un tempo in America Latina avevamo comici talentuosi, oggi il nostro sense of humour è più scadente. Mi piace pensare però che un film come “Y Tu Mama Tambien” fosse divertente: doloroso ma anche spassoso.

La nostra domandona finale: il poster che avevi in camera da bambino?
Asterix, solo Asterix! Ed era difficilissimo trovarlo in Messico. Ogni volta che qualche cugino andava in Europa, gli chiedevo di comprarmi i fumetti…

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