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Un musical tra carcere e religione

Di penitenziari Davide Ferrario se ne occupa da tempo. Per la religione si definisce: "Ateo, ma ci vuole fede per esserlo". Tutta colpa di Giuda è una commedia/musical, con attori e detenuti veri, per riflettere sul legame tra peccato ed espiazione.

Kasia Smutniak in Tutta colpa di Giuda - Un film di Davide Ferrario

07.04.2009 - Autore: Nicoletta Gemmi
Davide Ferrario detesta le sceneggiature. Il carcere, invece, gli è famigliare dato che “Otto anni fa – ci dice il regista – mi hanno chiesto di tenere un paio di lezioni di montaggio a San Vittore. Doveva essere un’esperienza limitata, ma l’impatto è stato così forte che sono diventato volontario e continuo a lavorare nel carcere di Torino. Vado lì con l’idea che non ho niente da insegnare, è uno scambio, una lezione di umanità. Con la sua brutalità, il carcere è uno dei rari luoghi in cui ti confronti con te stesso”. E proprio alle Vallette di Torino ha ambientato il suo nuovo lavoro: "Tutta colpa di Giuda". Protagonisti: detenuti veri, tutti della sezione sperimentale Prometeo (delinquenti di piccolo calibro, la maggioranza con problemi di droga, solo un ergastolano), più i professionisti, Kasia Smutniak, Fabio Troiano, Gianluca Gobbi e Luciana Littizzetto.

La storia parte da alcune domande sulla religione che si è posto il regista: “E se Giuda si fosse ribellato al suo destino e non avesse dato il bacio traditore?”. Una provocazione è chiaro, e Ferrario ci tiene a chiarire: “Anche se sono ateo, convinto e sereno, non voglio prendere in giro la religione, ho tutto il rispetto per quelli che credono. Provo solo a mettere in discussione alcuni miti portanti. Quindi se Giuda non avesse tradito Gesù, quest’ultimo non sarebbe morto… Insomma se non avesse salvato il mondo con il suo sacrificio, come credono i cristiani, cosa sarebbe successo?”. E a questa non semplice domanda prova a dare risposta Irena (Smutniak), giovane regista d’avanguardia che, invitata dal prete del carcere (Gobbi), deve mettere in scena uno spettacolo teatrale utilizzando come attori i detenuti della sesta sezione. Insieme a loro, la donna decide di rappresentare la ‘Passione Pasquale’. Tra l’iniziale scetticismo degli ospiti della casa circondariale, gli inviti del giovane direttore (Troiano) a non esagerare, l’ostilità delle guardie, Irena non si dà per vinta e inizia le prove dello spettacolo. Unico vero ostacolo: nessuno dei detenuti vuole interpretare Giuda! “Perché era un infame”, rispondono in coro. Ma la testarda e coraggiosa Irena troverà un finale per il suo musical.

Volevo riflettere sul senso della religione oggi – continua Ferrario – e il carcere è un microcosmo in cui ritroviamo lo scontro attuale tra i poteri della politica italiana: chi comanda? A chi si deve chiedere il permesso di girare nella chiesa del carcere, allo stato o al prete?”. Inoltre tra religione e carcere ci sono connessioni evidenti. Chi sta dentro sta scontando una pena per un peccato commesso. Del resto Gesù Cristo fu messo sulla croce per espiare i nostri peccati. “Il penitenziario – afferma il regista – è nato su questa idea anche se con i secoli dovrebbe essere chiaro che serve a poco così com’è. L’ho capito con il mio lavoro in carcere, incontrando direttori che spesso hanno una grande lucidità nel gestire situazioni difficilissime. Se pensate solo che alle Vallette ci sono 1.650 carcerati e ne potrebbe tenere, al massimo, 990. In più ci sono 800 agenti”.

Infine la parola alle protagoniste femminili. Kasia Smutniak e Luciana Littizzetto. “All’inizio ero terrorizzata – ci dice la Signora Taricone – non pensavo di farcela. Poi ho incontrato i detenuti e tutti si sono presentati dandomi la mano. Se pensi che sui set a volte gli altri attori nemmeno ti salutano. Mi sono detta: forse è nel nostro mondo che non funziona qualcosa, più che nel loro”. L’esilarante e geniale Luciana, mattatrice di "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, afferma: “Ho accettato di fare il ruolo di una suora, che si chiama – attenzione al nome - Bonaria…  anche se in realtà sono una gran ‘mangiapreti’. Ho detto sì perché sono amica di Davide e perché ogni tanto lo vado ad aiutare alle Vallette con i carcerati. Conosco l’uomo e il suo lavoro e tutto ciò era più che sufficiente per accettare questo invito. E così ho fatto”.

"Tutta colpa di Giuda", prodotto e distribuito dalla Warner Bros. Italia, sarà  nelle sale da venerdì 10 aprile.

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