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Terrore e sangue: arriva Until Dawn, l'horror cinematografico in formato videogame

Un nuovo tassello importante nel dialogo tra cinema e videogiochi appena sfornato per PS4. La parola al produttore Supermassive Games

30.08.2015 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
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Otto ragazzi organizzano un raduno in uno chalet di montagna a un anno di distanza dalla tragica scomparsa di due loro amiche. Lo scopo è quello di esorcizzare il terribile evento, quando in realtà c'è ben altro da esorcizzare. Presenze che si nascondono nel buio, psicopatici armati di motosega e personaggi costretti a puntarsi alla tempia una pistola col colpo in canna e forse a premere il grilletto. Sembra che il cinema di Sam Raimi abbia incontrato uno di quei torture-porn horror tanto amati come Saw. E invece no. Siamo noi a decidere il destino di questi personaggi, siamo noi i protagonisti di Until Dawn videogioco interattivo appena sfornato per PlayStation 4. 

 
Cinema e videogame si incontrano ancora una volta in quello che è stato pompato come uno degli eventi dell'anno nell'industria dei giochi interattivi. Film.it ne parla in esclusiva con Will Byles - executive creative director di Supermassive Games, società che ha sviluppato il gioco: "Abbiamo preso ispirazione dagli horror più interessanti ma allo stesso tempo il nostro scopo era trovare una storia in grado di travolgere e spiazzare". 
 
Dunque quanto è difficile individuare nuovi elementi narrativi nel genere horror specialmente se veicolato all'interno di un videogioco? 
La formula era quella tradizionale: "Terrore, orrore e disgusto". A questa abbiamo aggiunto colpi di scena e una qualità inedita nei videogiochi: quando un personaggio del gioco muore, allora muore sul serio. Non torna, non lo si ha più a disposizione. In questo modo cerchiamo di creare un livello di tensione che possa distinguersi rispetto ai videogame tradizionali.
 
Nel dialogo tra cinema e videogiochi, chi imita chi? C'è stato un tempo in cui erano soprattutto i giochi a imitare i film, ora non è più così...
Per anni ho lavorato nel cinema e nel teatro. Poi sono passato ai videogiochi dodici anni fa, quando ho visto un flusso di comunicazione tra queste due realtà. Mi ha colpito il fatto che i videogiochi, quando spinti al limite, possono offrire un aspetto unico nel raccontare una storia, permettendo un percorso emotivo di qualità: sei in prima linea e lo provi direttamente, non è in terza persona come al cinema. 

 
Ad oggi la maggior parte dei film adattati dai videogiochi è destinata al dimenticatoio. Quasi nessuno di loro è memorabile. Come mai?   
Perché spesso narrazione e gioco interattivo vengono trattati come due mondi separati. In Until Dawn abbiamo cercato di creare un solido mix tra le due aree, interattività e progressione narrativa senza distinzione. Il cinema rimane comunque il modello principale. 
 
Il cinema in generale, non solo i film. Oggi il trailer di un videogioco può essere un evento tanto quanto l'uscita del trailer di un film...
E' vero, puntiamo molto sui trailer, realizzati proprio come quelli dei film. Sono il mezzo migliore per lanciare un prodotto. E sono la prova che stiamo cercando sempre di più di creare una specie di nuovo lessico, una grammatica visiva che si mischia con il linguaggio cinematografico. 
 
E' possibile individuare uno dei momenti fondamentali che hanno segnato il dialogo tra cinema e videogiochi?
Mi piace pensare che sia successo nel 2005, quando Peter Jackson è stato coinvolto nella realizzazione del gioco di King Kong tratto dal suo film. Quello è stato il momento ufficiale in cui le due industrie si sono incontrate. Ma la verità è che momenti del genere sono accaduti ripetutamente e continueranno ad accadere.

 
In Until Dawn avete lavorato con attori in carne e ossa, in questo caso Hayden Panettiere di Heroes. Non è certo la prima volta che accade, prima di lei ci sono stati Bruce Willis, Kevin Spacey, Ellen Page e tanti altri. L'industria sta cambiando anche in questi termini? Gli attori sono a proprio agio con questa tecnologia o sono ancora confusi? 
Diventano sempre più flessibili e pronti a lavorare in condizioni insolite. Sono a proprio agio con questa tecnologia e hanno sempre più fiducia nel fatto che il loro lavoro verrà mantenuto anche in versione digitale. Crediamo di aver raggiunto degli eccellenti risultati di animazione facciale con Until Dawn, ma sappiamo che si può sempre fare di meglio.  
 
Avete appena sfornato un horror. Quali altri generi esplorerete? 
Non ci definirei uno studio che fa solo horror, siamo interessanti a sviluppare giochi con un feeling cinematografico. Siamo sempre alla ricerca di ispirazione nei film, in TV e nei romanzi. E naturalmente anche nei videogiochi, che siano nuove uscite o vecchie glorie. 
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