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Saskia Boddeke mette a nudo il marito Peter Greenaway, nel loro regalo d'addio alla figlia

Una personalità forte quella della regista, che ruba la scena al celebre cineasta proprio nel film che lo racconta come non mai.

22.06.2018 - Autore: Mattia Pasquini, dal Biografilm di Bologna
"Delighted", incantato, si dice Peter Greenaway di esser stato fatto oggetto di un tale progetto… ma è una delle poche cose che sembra gli venga concesso di dire, almeno riguardo il The Greenaway Alphabet di Saskia Boddeke - sua moglie - presentato al Biografilm Festival di Bologna (e prossimamente anche nelle sale italiane per l'uscita evento prevista da I Wonder Pictures). È la stessa regista a definirlo "una sorta di testimonianza poetica" più che un documentario, un film "fatto essenzialmente per nostra figlia Pip, perché restasse qualcosa per lei, perché potesse vederlo quando sarà più grande e potrà comprendere pienamente l'arte prodotta da suo padre e i suoi significati".



Che dopo aver annunciato di volersi togliere la vita all'età di 80 anni (ne ha da poco compiuti 76) sembra voler approfittare al meglio del tempo che gli resta… "Siamo impegnati su sei grandi progetti attualmente, per i quali speriamo di riuscire a trovare i finanziamenti necessari, ma è sempre più difficile" dice. E se al festival emiliano il cineasta ha accompagnato il breve documentario Luther and His Legacy sul diffondersi del protestantesimo ai tempi della riforma di Lutero, appunto, e sembra poter accennare solo al Walking to Paris sullo scultore rumeno Constantin Brancusi, l'interesse si concentra sulla possibilità di realizzare il chiacchierato Il matrimonio di Cristo (magari con un produttore italiano).

Si parlava anche di un film con Filippo Timi, ma a domanda precisa il nostro svela un piano diverso da quello del The Food of Love circolato in rete: "Con lui abbiamo in programma un sequel del film di visconti, e ancor più del romanzo di Thomas Mann, Morte a Venezia. Una storia nella quale seguiremo lo sviluppo dello splendido ragazzo di allora, oggi adulto, 40 anni dopo. Pensavo di ambientarlo in tempi più moderni per poter analizzare più liberamente il desiderio di questi uomini per il giovane. Probabilmente è solo una scusa per poter girare a Venezia, non so perché, ma gli inglesi sono follemente innamorati della città".



Ma tornando al film che lo vede protagonista come genitore della adolescente Pip ed oggetto di una particolarissima messa in scena del rapporto padre-figlia, ecco la cara Saskia riprendersi la scena… "Credo non dovresti fare alcun commento - gli dice, - dovresti tacere, davvero, o ti taglio la testa!". Salvo poi parlare delle resistenze del marito alla lunga intervista filmata: "Peter è stato con la guardia alzata tutto il tempo, era molto sospettoso, per cui ho dovuto cercare diversi modi per rompere questa barriera. E l'ho fatto lasciando che Pip scegliesse come affrontare i temi che mi interessava trattare. E attraverso lei ho potuto creare la fiducia necessaria a mostrare il mio amore per lui e per il suo cervello, che mi ha affascinato 25 anni fa. In casa siamo abituati a discutere, le nostre colazioni sono delle lezioni di filosofia, per cui anche lei era molto preparata, e poi così ho potuto contare su quello che li lega: l'amore. Tra noi - soprattutto professionalmente - c'è più competizione, ma che gestiamo, e ci rende forti. Anche se poi, sono sempre io a vincere le discussioni, credo sia ovvio. Sono io il capo!

Anche la forma dell'alfabeto è stata scelta per questo motivo?
Ho scelto l'alfabeto perché è qualcosa che unisce Peter e Pip da sempre, per averlo condiviso da quando era piccola, dalle storie di quando andava a letto alle poesie che inventavano… Ma arrivata alla G mi sono annoiata e, per quanto vi sembri di seguirlo tutto, abbiamo lasciato perdere. Ho dovuto discutere con il network olandese che mi aveva commissionato il progetto, ma ho tenuto duro.

Anche per Peter è stata l'occasione di scoprire qualcosa?
È stato molto importante per lui confrontarsi con il fatto che sta invecchiando, di essere ormai un uomo anziano anche se non si comporta né vive come tale.

Il finale 'acquatico' si ricollega alla sua intenzione di suicidarsi quando avrà 80 anni, per questo è nudo sullo schermo?
L'acqua è la sua più grande paura, ma è un elemento molto presente nella sua opera come nella mia e volevo che fosse presente. Anche come metafora, per trattare in maniera delicata il tema della fine della vita che si avvicina e per mostrare come lui - spaventato - non riuscisse ad avanzare nel mare, lasciando andare lei. Un modo per dire che l'arte di Peter continuerà in sua figlia, assumendo magari delle forme differenti.

Pensa che cambierà idea sull'insano proposito?
Saskia: Non so. Ma so che lui smetterà di vivere nel momento in cui non sarà più in grado di creare, di lavorare, di dipingere. Quella, allora, sarà la sua fine.
Peter: Beh, allora lo farò sicuramente. Penso che nessuno, dopo gli 80 anni, possa dare un reale contributo all'arte!
Saskia: Io non credo che lo farà davvero, per sua figlia oltre e per il desiderio di continuare a creare...