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Sabina Guzzanti: “La trattativa racconta la mafia col sorriso”

Video-intervista alla regista, che ha scelto l'arma dell'ironia per esplorare il lato oscuro dell'Italia

Sabina Guzzanti

02.10.2014 - Autore: Marco Triolo
Sabina Guzzanti regista e interprete di un'opera che esplora le oscure connessioni tra politica e mafia nella Seconda Repubblica. Il nostro Paese filtrato attraverso una lente di ingrandimento che ne scruta il lato più cupo, che ne mette in dubbio la natura democratica. Questo è La trattativa, film che ha avuto la sua première al Festival di Venezia e arriva ora nelle sale italiane. Abbiamo incontrato la regista e discusso con lei delle motivazioni dietro al film. A seguire la nostra video-intervista.

 
“Ho fatto questo film perché tutti possano capire di che si tratta, divertendosi, nel senso che è un film che fa anche sorridere ma è anche commovente e sconvolgente”, ci spiega la Guzzanti. “Di mafia si parla quasi solo con la retorica, che è un modo per non parlarne. I film sulla mafia sono tristi, tagliati con l'accetta e fatti per non far capire come stanno davvero le cose”. L'arma dell'ironia diventa strumento essenziale, dunque, per esaminare uno dei fenomeni che da sempre stringe l'Italia in una morsa di sofferenza.
 
Una singolare commistione di documentario e ricostruzione fiction, La trattativa si pone come opera di divulgazione di un tema che è poco indagato e lascia con una sensazione di angoscia necessaria, perché gli italiani devono sapere. Alcuni diranno che si tratta di un documento semplicistico, ma la Guzzanti cerca proprio la semplicità e la sintesi nel veicolare in maniera più chiara possibile una visione d'insieme, esortando gli spettatori ad approfondire la questione in un secondo tempo. 
 
In uscita il 2 ottobre, La trattativa è distribuito nelle sale da BIM. Qui il nostro reportage sul film da Venezia.