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Robinù, videointervista a Michele Santoro: “Ecco come la camorra si ispira all'Isis”

Film.it incontra il giornalista diventato regista, che con Robinù esplora la nuova generazione della camorra napoletana

Michele Santoro

05.12.2016 - Autore: Servizio di Marco Triolo, montaggio di Paola Schettino Nobile (Nexta)
Un documentario che si addentra senza paura nel cuore nero e marcio della malavita organizzata di Napoli. Michele Santoro esordisce alla regia cinematografica con Robinù, che racconta la lotta intestina tra i giovani della camorra, la cosiddetta “paranza dei bambini” - una resa dei conti senza pietà fra bande di giovanissimi, intenzionati a prendere il controllo del mercato della droga. Una guerra combattuta a colpi di Kalashnikov.



Una guerra in cui i simboli diventano importanti quanto le azioni violente: i ragazzi si vestono come i guerriglieri dell'Isis, si fanno crescere le barbe, ammirano la loro “volontà di controllare il territorio battendosi fino alla morte per difenderlo” e la determinazione nello “spargere terrore intorno a sé”, ci spiega Santoro nel corso della nostra videointervista. “Non spetta a noi dare risposte – conclude – ma allo stato, che tollera un welfare criminale perché non sa come affrontare una questione sociale che riguarda centinaia di migliaia di persone, e ipocritamente preferisce farle vivere del traffico di stupefacenti piuttosto che approntare un piano di risanamento dei quartieri, ma anche sociale”, che “sarebbe molto costoso e impegnativo”.

Robinù resterà in sala per due giorni, il 6 e 7 dicembre, distribuito da Videa. Poco tempo, che consigliamo agli spettatori di farsi bastare per non perdere uno dei documenti filmici più potenti ed efficaci nel raccontare una vera e propria realtà parallela, con la sua scala di valori e le sue gerarchie, come quella della camorra. Qui ne potete leggere la nostra recensione.
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