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Qua la zampa! - Intervista a Gerry Scotti: "Mi sono commosso in cabina di doppiaggio"

Il celebre volto della TV debutta come protagonista al cinema, prestando la voce a un cane nel nuovo film di Lasse Hallström

18.01.2017 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
"Ho preso parte a sit-com e fiction televisive. Sommando le ore di sit-com che ho fatto è come se avessi partecipato a quaranta film! Il cinema però non ho avuto tempo di farlo, perché il mio lavoro in TV mi ha tenuto costantemente occupato in questi trent'anni. Non ho mai avuto il tempo necessario per dedicarmi ai film. Se accetti una cosa devi farla bene". La parte finale di questa frase, quelle ultime sette parole, incarnano alla perfezione la determinazione di Gerry Scotti. Un modo di esprimersi che si ripete più volte nella chiacchierata tra il volto televisivo - o come dice lui 'volto familiare' - che non ha certo bisogno di presentazioni e Film.it. 
 
Lo chiamiamo al telefono per parlare di una sua incursione inedita nel cinema: è infatti lui a prestare la voce a Bailey, protagonista di Qua la zampa! Un cane che seguiamo sullo schermo per cinque decenni e altrettante vite tornando nel mondo per renderlo un posto migliore, rallegrando la vita dei suoi padroni. Il film, diretto da Lasse Hallström (già regista di Hachiko - Il tuo migliore amico) debutta nei cinema d'Italia prima di essere distribuito in tutti gli altri paesi del mondo. Arriva sugli schermi dopo essere passato dalla sala di doppiaggio, dove Gerry Scotti è tornato a lavorare concentrandosi sull'elemento che tre decenni fa ha lanciato la sua carriera: "Mi sembrava un'ottima occasione, per lasciare una mia impronta nel cinema - afferma - Non potendo farlo con la faccia, ho lasciato la cosa che mi ha distinto di più: la mia voce". 


 
C'è però un incentivo che lo ha convinto ad accettare l'incarico, il suo grande amore per i cani: "I miei non volevano cani in casa. Questo è tipico di tanti genitori no? Noi ragazzi non capivamo perché non li volessero, invece era una forma di rispetto nei confronti degli animali, affinché non soffrissero all'interno di un appartamento. Da quando ho vissuto in case più grandi ho sempre avuto un cane che mi ha accompagnato nella mia vita. Ho avuto il decennio dei bassotti e quello dei Jack Russell. Parlo di decenni perché questa è la durata media della vita di un cane. Oggi la mia volpina ha 16 anni, ma lei è un highlander! Ho anche un cocker. Insomma i cani continuano a essere una presenza fissa nella mia vita". 

Immaginate dunque la seguente scena: Gerry Scotti arriva in cabina di doppiaggio e a un certo punto, mentre lavora a una sequenza, anche lui si lascia andare alle lacrime: "Dare la voce al pensiero di un cane a cui capita di tutto, anche di morire, e commuoversi mentre stai morendo, non è una cosa che succede tutti i giorni. E' successo veramente, nessuno mi ha insegnato come commuovermi o come far commuovere. Ho avuto un 'severissimo' direttore del doppiaggio, un grande come Roberto Chevalier, veterano di questo mestiere e voce di Tom Cruise. Lui ha avuto la pazienza di darmi tempi, modi e consigli. Ci ho messo venti ore, ma venti ore molto produttive". 
 
Possiamo dunque imparare dai cani come il film suggerisce? Sullo schermo sono loro i custodi di umanità, spiritualità ed eroismo...
Seguiamo la vita di un cane, ma in fin dei conti il film parla di noi umani, e di come questo protagonista ci vede dai suoi quaranta centimetri di altezza. Dando retta ai cani, forse impariamo anche noi a scodinzolare un po' nella vita e volerci un po' più bene.  


 
Nella tua carriera trentennale sei stato anche tu a escludere il cinema? Forse hai pensato che ritrovandoti sullo schermo gli spettatori avrebbero subito pensato: 'Ah guarda c'è lo zio Gerry"...
Vedo che te ne intendi! Mi hanno sempre fatto delle proposte dove sarei stato una faccia in più, per esempio mi hanno offerto di completare il cast di un cinepanettone. Se trovassi un regista con un'idea bella e importante, uno che mi propone un ruolo diverso da quello in cui siete abituati a vedermi, sarebbe senz'altro interessante. Magari un ruolo drammatico! Per adesso mi accontento di essere la voce di un cane, non ho altre grandi aspettative verso il cinema. 
 
La versatilità che ti appartiene nei diversi campi dell'intrattenimento mi fa pensare alla tua carta d'identità. Mi chiedo cosa ci sia scritto alla voce "professione"?
Sai che è bella questa! E' una cosa difficile da scrivere: l'ultima carta d'identità porta la scritta "attore". Non potrei scrivere "presentatore televisivo" o "volto televisivo", pensaci, me la straccerebbero! Se potessi scriverlo io, sceglierei il titolo di "volto familiare"... ma se poi mi fermassero i carabinieri mi portebbero in caserma per direttissima!
 
Sempre a proposito del tuo documento: Gerry Scotti all'anagrafe Virginio Scotti. Chi ti chiama ancora così? 
Ho ancora un paio di parenti e gli amici delle elementari che usano il mio nome per esteso. Sono diventato Gerry al liceo. Non è un nome che ho scelto per il mio lavoro. Oggi se senti uno che mi chiama Virginio, vuol dire che mi conosce da più di cinquant'anni! 


GERRY SCOTTI IN CABINA DI DOPPIAGGIO NEL DIETRO LE QUINTE DA QUA LA ZAMPA!
 
Parlavamo di professione. Ti descrivo uno scenario apocalittico: in futuro le televisioni spariscono per sempre... cosa farebbe Gerry Scotti? 
Il contadino. Vengo da una famiglia che si è dedicata alla terra. Quei pochi parenti che ho ancora lavorano la terra, e ho diversi amici che si occupano di quel mondo di lavoro. Quindi sicuramente mi dedicherei a quello. Non ti nascondo che uno dei miei hobby sta per diventare leggermente più professionale. Vorrei entro la fine di quest'anno riuscire a creare tre etichette di vini miei. Mi sto già preparando per poter affrontare questa nuova avventura... ecco ho un po' di Gerard Depardieu in me. Anche lui faceva vino!
 
David Letterman prima di entrare in scena aveva un rituale scaramantico tutto suo: correva da una parte all'altra del palco. Lo ha fatto per quarant'anni. Anche tu fai qualcosa di simile? 
Mi faccio il segno della croce. Una cosa che ho sempre fatto sin da ragazzo. Anche qualche sportivo lo fa prima di entrare in campo. Lo faccio non per la paura che mi possa capitare qualcosa di grave - il mio lavoro è uno dei più tranquilli e sereni del mondo -  ma solo per ricordarmi e ringraziare di avere avuto tanta fortuna nella vita. 
 
Da spettatore, qual è la tua "trinità cinematografica": chi sono i tuoi eroi o i film del cuore?
Sergio Leone con tutta la sua opera. Novecento di Bernardo Bertolucci. E poi ti vorrei dire uno straniero: Woody Allen, quello di una volta. Adesso mi diverte un po' meno.


Gerry Scotti insieme a Kay Rush e Claudio Cecchetto nello studio di Deejay Television (1983)
 
Riguardando il lavoro che hai fatto con Cecchetto, provi nostalgia per quei tempi?
Lo faccio poco: riguardarmi nel mio lavoro vorrebbe dire lavorare due volte. Bisogna stare molto attenti all'effetto nostalgia, il rischio è quello di convincersi che tutto quello che abbiamo fatto in passato era più bello di quello che facciamo nel presente. Eravamo più giovani, più belli e ci pesava meno fare quello che facevamo, quindi ci sembra tutto migliore. La verità è che facciamo delle cose egregie anche adesso. 

L'ultima domanda è quella tradizionale: qual è il poster che Gerry Scotti aveva in camera da ragazzino? 
I due Gianni: Gianni Rivera e Gianni Morandi. Non ho mai messo la foto di una donna! All'epoca si leggevano i giornali di musica e quelli di sport. Le immagini di donne sexy sono arrivate un po' dopo, quando non avevo più la cameretta. 


Qua la zampa! arriva nei cinema dal 19 gennaio distribuito da Eagle Pictures. Il film è tratto dal libro di W. Bruce Cameron intitolato Dalla parte di Bailey, adesso anche in Italia edito da Giunti Editore.