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Mr. Morgan: Michael Caine torna protagonista assoluto in attesa di Sorrentino

Il grande attore sfodera il suo lato malinconico e vulnerabile, rivolgendosi ad adulti e giovani. L'intervista alla regista Sandra Nettelbeck

05.04.2014 - Autore: Perpaolo Festa
Da solitario e depresso a malinconico e romantico. In attesa di vederlo catturato dalla macchina da presa di Paolo Sorrentino (che lo dirigerà sin dal prossimo mese nel suo nuovo film) il leggendario Michael Caine torna nelle sale come protagonista assoluto. In Mr. Morgan veste i panni di un professore rimasto vedovo, un uomo che ha voglia di farla finita. Lo vediamo barbuto e inconsolabile in giro per le strade di Parigi, le stesse in cui s'imbatte in Pauline (l'attrice Clémence Poésy), la ragazza che gli farà riscoprire la forza di vivere adescandolo con alcune lezioni di ballo. Diretto dalla tedesca Sandra Nettelbeck, già regista del romantico e culinario Ricette d'amore (2001), il film inizialmente pensato per un'audience più adulta si rivolge in realtà anche a spettatori molto giovani.

Film.it ha incontrato la Nettelbeck per parlare di quanto questo Mr. Morgan sarebbe potuto diventare un film senza Caine: “Lui è il film – rivela la regista – Quando ho iniziato a lavorare alla seconda stesura del copione, ho avuto l'idea di offrirgli il ruolo. È stato in quel momento che non ho più smesso di pensare a Michael mentre scrivevo: mi ricordavo dei suoi ruoli del passato e allo stesso tempo leggevo la sua autobiografia, della quale mi ha molto colpito il capitolo dedicato alla dipendenza dall'alcool. È stata la sua immagine, l'idea che lo avrei avuto nel mio film, a spingermi fino in fondo a realizzare il progetto".


Michael Caine è Mr. Morgan: qui una clip dal film

È una grande mossa quella di tornare a offrirgli un ruolo di primo piano. Ultimamente, invece, Sir Michael era passato più ad apparizioni eccellenti, ruoli minori in blockbuster di successo...
Io credo che Michael Caine sia ancora oggi, e a tutti gli effetti, una vera star del cinema. Uno che mette tanto del suo privato nei ruoli che interpreta. Ed è vero, in America lo utilizzano di più come caratterista: è una cosa che lui definisce “la sua seconda carriera”. La verità è che lui è sempre il grande Michael. Sul set si affida a un metodo che lui chiama “Lavorare in maniera rilassata”. In pratica mi dà tutto se stesso sin dal primo ciak: tutta la tensione viene investita nel momento in cui ci si prepara, non nell'attimo dell'azione. Non è una tecnica che può essere ripetuta continuamente in più ciak. Ci siamo trovati in questo, direi che siamo stati una bella coppia.

Cosa ha scoperto di lui, a parte essere un grande attore?
Che è una persona umile e allo stesso tempo che non può fare a meno del suo sense of humour. La sua mente è lucida e la sua gentilezza verso la troupe mi ha veramente colpita. Sono queste le qualità aggiuntive di un uomo straordinario.

Mr. Morgan è un film europeo che schiera in prima linea un uomo anziano. Una scelta che raramente vediamo in un film made in USA, dove si è soprattutto concentrati sulle giovani star. Da noi in Europa, invece, il cinema è sempre aperto a raccontare storie di persone che hanno già vissuto gran parte della loro vita. Uno su tutti, il recente Philomena...
Ho perso ogni tipo di interesse verso il cinema americano. Penso che ormai Hollywood sia soprattutto una questione di ricerche di mercato, e credo che nemmeno questo abbia un senso. In Europa è proprio la generazione più adulta che ancora ama andare al cinema piuttosto che scaricare o vedere film in streaming. Film come Philomena hanno un pubblico, tutti i film di Stephen Frears hanno un pubblico, e anche pellicole come Marigold Hotel o Amour. Storie interessanti, quelle di vite vissute, di grandi amori e di temi che inevitabilmente ci riguardano tutti. I miei personaggi invecchiano insieme a me: sono sempre stata interessata a quello che mi riserva il futuro, quindi mi interessano molto le persone più anziane.


Clémence Poésy e Michael Caine in una sequenza di Mr. Morgan

C'è una qualità di Mr. Morgan che può attirare un pubblico di ventenni e trentenni?
Abbiamo tutti una madre e un padre. L'aver scelto una co-protagonista giovane al fianco di Michael parla proprio a una generazione di ragazzi: Pauline non ha nemmeno trent'anni ed è sola, alla ricerca di un posto a cui appartiene. Mr. Morgan diventa un po' la sua figura paterna. Io stessa ho perduto mio padre recentemente e troppo presto. Mi ha cambiata perché lui era una grande parte della mia vita. Non so ancora come vivere o lavorare senza di lui. Quello che sto dicendo è che tutti quanti affrontiamo la morte dei nostri genitori, e tutti quanti ci affidiamo a loro per guidarci nella vita, nei sentimenti e nel lavoro. Quindi questo rapporto ci forma: ecco perché Mr. Morgan è pensato per un'audience più matura, ma esplora anche l'essere genitori in un modo che è interessante per un pubblico giovane.

Dunque a proposito di uomini maturi, sono veramente così sensibili? Come si svolge questa battaglia tra il loro lato sensibile e il lato cinico?
Credo che sia una questione di personalità. Non sono mai stata cinica e non faccio di certo film cinici. Il personaggio di Mr. Morgan ha delle straordinarie capacità intellettuali, ma gli manca l'intelligenza emotiva. Non sa come affrontare il dolore né come gestire i suoi figli. L'incontro con Pauline gli insegna un paio di cose. Quindi il punto è che non si è mai troppo vecchi per imparare. Mi piace pensare che la nostra umanità prosperi con l'età, da questo punto di vista allora invecchiare è forse più un obiettivo che una maledizione.

Sempre a proposito di sfide produttive europee, avete girato Mr. Morgan tra Germania, Francia e Belgio. Quanto il cinema tedesco ha voglia di esplorare oltre i propri confini?
Non posso parlare per tutto il cinema tedesco in generale. Ma un buon film deve proprio puntare al mondo. La produzione di Mr. Morgan ha richiesto due anni di tempo per partire. Mi piace pensare che siamo tutti registi europei, appartenenti alla stessa categoria. Eppure non c'è mai abbastanza denaro, né mai abbastanza tempo. Mi sono innamorata di come lavorano in Francia, ho avuto la troupe migliore di sempre a Parigi. Continuavano a dirmi: “Facciamo così, evitiamo di girare nei luoghi già ripresi nel film di Woody Allen”. Anche grazie a questo consiglio abbiamo mostrato un lato diverso di Parigi. A Bruxelles abbiamo anche girato gli interni della scuola di danza. Girare invece in uno studio a Colonia ci ha evitato di morire di freddo durante le riprese in inverno.


Castellitto e la Gedeck, protagonisti di Ricette d'amore (2001)

Vorrei chiederle di Ricette d'amore, il suo primo film che ha riscosso successo internazionale e di cui io stesso un fan. Quanto è legata a quel film? Parliamo anche di Sergio Castellitto: quanto ha dovuto imparare il tedesco?
Sono passati più di dieci anni da Ricette d'amore e le persone ne parlano ancora. Sono felice di questo, sebbene siano passati anni dall'ultima volta che l'ho guardato. Sergio Castellitto è stata la prima star con cui io abbia mai lavorato: nessuno era pronto a scommettere che sarei riuscita ad averlo nel film, ma io non ho mai smesso di crederci. Non ha recitato in tedesco, ci abbiamo provato ma non ha funzionato. Lo abbiamo doppiato dopo. Dunque sul set recitava le sue battute in italiano mentre Martina Gedeck rispondeva in tedesco. È stato uno dei processi creativi più interessanti a cui abbia mai partecipato, un modo intelligente di lavorare: attori che non si capivano a vicenda ma che si affidavano al tono, alla musica del linguaggio, al linguaggio del corpo, alle emozioni. È stato bellissimo. Conoscevo a memoria tutte le battute di Castellitto, ma giudicavo la sua performance basandomi su quello che vedevo e sulle emozioni. Mai sulla parola. Mi sono resa conto che non solo è possibile, ma che amplifica anche i sensi.

Quando penso a cibo e cinema, il suo film è uno dei primi che mi viene in mente. Vorrei dunque chiederle quanto mostrare la preparazione del buon cibo può essere un'arma segreta per un regista?
Non l'ho mai pensata così. Il cibo doveva in primis essere al 100% parte integrante della storia. Era il lavoro dei personaggi, il loro talento. La priorità dunque era non pavoneggiarsi mostrando gratuitamente il fascino del cibo, ad eccezione dei titoli di testa, dove ti è concesso. Ho assunto uno chef pianificando insieme a lui ogni inquadratura dei piatti. Quel cibo ha un bell'aspetto perché è veramente buono. Era così buono che lo mangiavamo noi della troupe dopo aver ultimato i ciak.

Sandra, l'ultima domanda è quella tradizionale, qual era il poster che aveva in camera da ragazzina?
Il poster de Il padrino e quello di John Lennon.

Mr. Morgan, in uscita l'10 aprile, è distribuito da Officine UBU.

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