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Mon Roi, intervista a Maiwenn: "Uno come Vincent Cassel? Meglio averlo come amico che come marito"

Film.it a colloquio con la regista del film in arrivo nelle sale. Una pellicola romantica in grado di inchiodare lo spettatore. E farlo infuriare

01.12.2015 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
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Maïwenn
, all'anagrafe Maïwenn Le Besco ex signora Besson. Attrice (la ricordiamo nei panni dell'alieno canterino dalla pelle blu ne Il quinto elemento) e da qualche anno anche regista: nel 2011 ha diretto il dramma Polisse premiato a Cannes, adesso torna in sala con Mon Roi - Il mio re, anche quello vincitore sulla Croisette con un premio alla migliore attrice Emmanuelle Bercot


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Un film sentimentale che provoca rabbia e frustrazione ma che al tempo stesso tiene lo spettatore inchiodato alla poltrona. La storia di una donna legata a un dongiovanni (Vincent Cassel) che la ama e la tradisce, spezzandole il cuore più e più volte. Cosa succederà prima: lei si libererà di lui o lui capirà che lei è l'unica?
 
Film.it ne parla con Maiwenn che subito chiarisce ogni dubbio: "Un uomo come quello che interpreta Cassel? Meglio averlo come amico che come marito. Mi piacerebbe molto conoscere una persona così, perché questi uomini hanno tanta immaginazione e vivono tante fantasie".

Un dongiovanni come il personaggio di Cassel può avere tutte le donne del mondo. Perché decide di legarsi a un'unica donna nel suo film? 
Era proprio quello che mi interessava raccontare. Provocare lo spettatore affinchè si ponesse questa domanda: "Perché sceglie proprio questa donna normale?". Non prende una modella, non una donna stupida, ma una persona bella ed estremamente intelligente.


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Perché dopo un dramma come Polisse ha scelto un film d'amore?
Perché non lo avevo mai fatto. Avevo raccontato dell'amore in famiglia ma mai dell'innamoramento. Era questa la cosa più importante per me, dare tutto nella parte della sceneggiatura in cui questi personaggi si innamorano. E' essenziale per capire il perché per loro è difficile staccarsi. 
 
Il film si svolge in un arco di diversi anni, un periodo in cui vediamo i personaggi invecchiare. Il lavoro di make up li ha ringiovaniti o invecchiati? 
Nessun lavoro particolare, Vincent ha già qualche capello bianco e le rughe agli occhi! Credo però che mostrare l'età dei personaggi abbia a che fare con il modo in cui vivono la vita. Emmanuelle Bercot sembra molto più giovane quando esce dalla clinica di riabilitazione. Questo perché in quel momento è felice. 
 
La struttura del film è interessante: la protagonista si rompe il ginocchio. Finisce in clinica di riabilitazione e mentre torna a camminare si ricorda in flashback di tutta la sua storia d'amore travagliata...
Una volta ho letto che il ginocchio è la sola parte del corpo che è che non puoi piegare verso il dietro. E in un certo senso il dietro rappresenta il passato. Volevo raccontare delle persone che imparano di nuovo a camminare e allo stesso tempo seguire una storia d'amore. Ho capito che se avessi mischiato le due storie, avrei potuto mostrare una donna che mentre è in convalescenza trova la distanza giusta per analizzare la sua relazione. Ecco la sfida del personaggio: lei ha l'occasione di riprendersi più in fretta se esaminerà per bene cosa è accaduto nella sua vita sentimentale. 

Mon Roi è il suo quarto lungometraggio da regista. Inevitabile chiederle chi sono gli autori che l'hanno ispirata...
La vita. Non un film in particolare. Ci sono registi che mi appassionano e di cui vedo tutti i film. Ma non posso dire necessariamente che mi ispiro a loro. 
 
Mon Roi - Il mio Re, in uscita il 3 dicembre, è distribuito da VIDEA