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Man in the Dark, Fede Alvarez presenta l'horror campione d'incassi che non lascia respiro

Il film, prodotto da Sam Raimi, racconta di un gruppo di ladri intrappolati in un'abitazione e in preda a un cieco psicopatico

07.09.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Evitare il sangue, era questo uno dei punti fondamentali di Fede Alvarez quando ha iniziato a lavorare al progetto Man in the Dark. O almeno evitarlo finché possibile. "Ho usato litri e litri di sangue finto sul set de La casa - Evil Dead, mi basta per tutta la vita" - scherza il regista. 

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Man in the Dark, uno degli horror dell'anno, è quasi interamente ambientato in una casa di un quartiere abbandonato a Detroit. Seguiamo un gruppo di giovani ladruncoli, teste calde specializzati in furti domestici messi che quando non rubano passano la giornata a fumare erba. Alvarez, però, ci racconta brevemente e in maniera efficace la loro storia e il disperato tentativo di abbandonare quella città morta dentro. E ci presenta la classica parabola de "l'ultimo colpo": quello che potrebbe sistemarli tutti quanti e far svoltare le loro vite. In questo caso derubare un anziano cieco che nella cassaforte avrebbe centinaia di migliaia di dollari. Un colpo a cui non si può dir di no. Una volta entrati nella casa del vecchio, scopriranno che quello ha altri sensi a disposizione al posto della vista: è abilissimo nel combattimento corpo a corpo, non esita a sparare nemmeno per un istante e ha un cervello tanto perfido quanto psicopatico.


 
In una manciata di settimane Man in the Dark ha "fatto il botto", capolista al box office statunitense per due weekend di fila: un incasso che attualmente supera i sessanta milioni di dollari (il film è costato meno di dieci milioni). Nel corso della nostra chiacchierata con Alvarez, il regista torna sempre alla voglia di fare qualcosa di diverso dopo il remake de La casa, e di non rimanere prigioniero degli schemi hollywoodiani. A quel punto lo provochiamo chiedendogli: 
 
Dopo essere schizzato in testa al botteghino, puoi confermarci che non girerai il sequel di questo film? 
(Sorride) Non te lo posso garantire! Ma non è una priorità. Di certo non lo abbiamo fatto allo scopo di creare un nuovo franchise. E anche se sarà il pubblico a chiedere il sequel, non è detto che lo faremo. Quando ho fatto il remake de La casa, tutti mi chiedevano il sequel: dai fan ai produttori. La mia politica è: non devi fare un sequel semplicemente perché puoi. Ma devi farlo solo quando senti che è necessario. Se volessi fare un seguito solo per i soldi, avrei già fatto La casa 2. Quel che posso garantirti è che al momento non si parla di Man in the Dark 2. 
 
Al centro del film c'è un anziano non vedente, l'equivalente dello stereotipo del povero cieco. E invece no, quest'uomo è un figlio di buona donna pronto a torturare i poveri malcapitati che vogliono derubarlo. E d'un tratto il pubblico è schierato in favore di questi ladruncoli. Come siete riusciti a realizzare un film per un'audience di massa incentrato su un personaggi politicamente scorretti al 100%?
Alla fine ha deciso il pubblico. Siamo in testa da due weekend e il film piace molto. Mi ispiro comunque alla realtà, o almeno alla realtà come la conosco io. Hollywood fa quasi sempre film horror in cui vediamo figli di papà al college che finiscono nei guai durante il loro "springbreak". Non mi interessano quei personaggi, la mia vita non è stata così: non sono mai andato al lago durante la pausa primaverile a bere birra con gli amici. Piuttosto bevevamo vino per strada! Scrivo delle cose che conosco bene. Questo è il mio mondo. 



Il film ha il sapore di una storia originale, d'altra parte è abbastanza hitchockiano. Tutte le storie di paura sono già state raccontate sullo schermo, qual è il segreto di questo film? Come avete fatto a mantere quel sapore "inedito" nella storia?
Bisogna conoscere il cinema e il suo passato. Tutto qui. E cercare quello che non è stato fatto, allo stesso tempo un regista può anche riuscire nel costruire immagini potenti, inquadrature iconiche che non si dimenticano. Questo era il nostro obiettivo. E' vero, tutto è stato raccontato e Man in the Dark strizza l'occhio a Cujio e Panic Room. Fare un film "nuovo" non vuol dire necessariamente essere originali: si tratta sempre di una combinazione di elementi e del saperli dosare. E' come una ricetta. Con gli stessi ingredienti puoi fare diversi dolci. 
 
Man in the Dark è prodotto da Sam Raimi. Tre anni fa il regista produceva il remake del suo La casa. Era stato lui a sceglierti, ma questa volta è successo il contrario...
E' vero. Ho fatto questo film per lui, come un ringraziamento per avermi aiutato, per avermi dato una carriera. Sono stato io a chiedergli di lavorare a Man in the Dark: Sam è l'uomo perfetto per proteggerti sul set da eventuali richieste creative dello studio. E' stato il primo a cui ho mostrato il film. Ci sono due tipi di spettatori horror: quelli che si coprono il volto perché hanno troppa paura e quelli che si godono il brivido con il sorriso sulle labbra. Sam Raimi fa parte del secondo gruppo. E mi comunica una certezza: se un film a lui piace, allora piacerà anche al pubblico.  

Man in the Dark, in uscita dall'8 settembre, è distribuito da Warner Bros. Italia.