Per voi l’intervista esclusiva al regista del docufilm, Marco Salom.
Marco con Ligabue sembri aver costruito un rapporto veramente speciale, tanto che, oltre a molti videoclip, ti ha voluto come regista anche del docufilm su Campovolo. Come è nato questo feeling?
Ligabue è un artista poliedrico e molto impegnato, credo che il feeling si sia alimentato con la capacità di tenere i suoi ritmi che sono davvero intensi, preservando la qualità del lavoro.Collaborare con Luciano e Claudio Maioli, che è da sempre il suo manager, è molto stimolante. Sono interlocutori estremamente competenti, alla continua ricerca di nuove sfide.
Durante l'anteprima del film a Roma, Luciano ha dichiarato che quando hai a che fare con un evento così grande, la parola d'ordine è "panico". A te che sentimenti ha suscitato questa avventura?
Le dinamiche in gioco sono moltissime. Ti muovi all'interno di un grande meccanismo composto da professionisti concentrati per dare il meglio nel proprio reparto. Devi essere capace di risolvere prontamente ogni eventuale problematica. Ci siamo dovuti confrontare con la tecnologia 3D che richiede un approccio alla ripresa più complesso rispetto a quello tradizionale. Ci vuole molto più tempo per impostare un’inquadratura con i corretti parametri e le macchine da presa corredate degli accessori necessari sono estremamente pesanti. In fase di post-produzione però, nonostante le procedure siano altrettanto complicate, vieni ripagato dall’effetto straordinario che il 3D ti regala. Le emozioni, durante la realizzazione del docufilm, sono state tante, ma la cosa che mi ha colpito di più forse è stata la possibilità che ci ha offerto Luciano di aprirci, per la prima volta, una porta sul suo mondo privato. Ho avuto il piacere di girare alcune scene con Luciano e i suoi amici di infanzia, Paolo Sacchetti, Massimo Gradellini e Giovanni Farri, che sono stati bravi e disinvolti davanti alle macchine da presa.
Nei videoclip girati da te c'è sempre molta attenzione ai dettagli e un grande senso estetico. In uno degli ultimi del Liga, "Il peso della valigia", sappiamo che ti sei avvalso dello styling della giovane designer nostrana attiva a New York Pamela Quinzi. Perché proprio lei?
Conosco Pamela da alcuni anni in quanto prima di trasferirsi in America viveva a Milano e la stimo molto. Nel suo studio a Chelsea è stato semplice trovare lo styling adatto per la protagonista del video. Credo che Pamela abbia molto talento come stylist e come designer. E' una professionista attenta e disponibile, spero di collaborare nuovamente con lei per qualche nuovo progetto a New York.
Come tutti i concerti di Ligabue, anche Campovolo si chiude con un messaggio di speranza e di grande ottimismo. Anche tu pensi che, soprattutto per i giovani e i talenti emergenti, il meglio deve ancora venire?
Credo che Ligabue abbia ragione. Un atteggiamento positivo rispetto al futuro è indispensabile e ancor di più in questo particolare momento storico e sociale. Penso che quanto più un giovane sia centrato rispetto alle proprie reali passioni e capacità tanto più avrà la possibilità di trovare un percorso per realizzare i propri sogni.
"Ligabue Campovolo - Il film 3D", in uscita il 7 dicembre, è distribuito da Medusa.
