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Le crociate di Ridley

Abbiamo incontrato il regista Ridley Scott e la giovane attrice francese Eva Green a Roma, per presentare il kolossal "Le crociate" in uscita il 6 maggio

Ridley Scott

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
La storia de “Le crociate” è in realtà un pretesto per raccontare  le contraddizioni del mondo odierno, la follia delle guerre contemporanee?
RIDLEY SCOTT – La sceneggiatura di William Monahan è molto precisa sulla storicità degli eventi: ambienta la storia tra la fine della seconda crociata e l’inizio della terza. Se si vuole cercarli, probabilmente nel film ci sono alcuni riferimenti alla situazione odierna, qualche parallelismo con quello che sta succedendo oggi. Una cosa che comunque preferisco non fare, almeno volontariamente, è creare dei riferimenti espliciti: il mio punto di vista è che forse dovremmo smettere di guardare al passato, ma  proiettarci verso il futuro. Un nostro grande problema è proprio quello che dalla storia non riusciamo mai ad imparare. Credo che alla fine bisogna trovare in se stessi i valori che si cercano all’esterno: in questo senso il personaggio che meglio esplicita questa filosofia a Balian, il protagonista, è quello interpretato da David Thewlis, il quale dice che alla base di ogni religione c’è sempre l’essere o meno un brav’uomo. Capito questo, si può anche proteggere la propria religione nel rispetto di quella altrui.

 Il suo film parla di tolleranza?
R.S. – Il termine tolleranza non va usato con leggerezza: si tratta di qualcosa di molto sfaccettato e complicato. Penso che principalmente il mio film parli della ricerca di valori: la necessità di credere in qualcosa, di possedere dei valori incrollabili, tra i quali certamente anche il rispetto dell’altrui fede...

Come in tutti i suoi film, anche ne “Le crociate” la resa visiva è superba...
R.S. – La verità é che cerco di imparare qualcosa di nuovo in ogni film che faccio. Se no avessi questo entusiasmo, probabilmente sarebbe meglio che smettessi di fare cinema. Perciò anche “Le crociate” per me ha rappresentato una nuova avventura, una sfida anche a livello estetico. A differenza di altri registi che li detestano, perché ovviamente possono causare problemi alle riprese, a me invece piace molto sfruttare anche gli elementi naturali della natura i miei set. Per questo mi trovo molto a mio agio nel girare in Marocco: le condizioni naturali ed atmosferiche sono una continua sorpresa, che se sfruttata nel modo giusto non può che aggiungere fascino e realismo a quello che giro.
Elementi come il sole e soprattutto il vento per me sono una risorsa da cui attingere...non credo però che la pensino così gli attori: il mistral del deserto ci ha accompagnato per tutte le riprese, e per loro è stato molto faticoso. 

Sulla storia delle crociate sono stati scritti molti luoghi comuni, prima in positivo e poi in negativo. Cosa ne pensa? A me è sembrato che il suo film sia in fondo piuttosto politicamente corretto: il concetto di tolleranza tra le religioni a Gerusalemme è accettato nel film, molto meno nella realtà di quel periodo...
R.S. – Spero che lei non sia uno storico, così posso rispondere liberamente! Suppongo che lei abbia ragione, e credo che questo fatto sia dovuto all’idealismo che ha sempre circondato le testimonianze sulle crociate. Io, ad esempio, ho consultato l’opera di Gustave Doré, due splendidi tomi pieni di fantastiche illustrazioni in cui è contenuta una sorta di misticizzazione delle crociate. Per molto tempo è stata portata avanti una rappresentazione molto romanticizzata delle atrocità commesse in quel periodo sia dai cristiani che dai musulmani. C’è poi da ricordare che nel XIX secolo le crociate vennero quasi completamente dimenticate, per tornare ad essere analizzate nel XX secolo. Anche il termine steso di “crociata” ha subito una forte connotazione politica che prima non possedeva.  Il lavoro di ricerca storica compiuto da Monahan credo comunque che garantisca al film una decisa veridicità al film. In particolare, lo sceneggiatore si è soffermato sul periodo di regno del Saladino: avendo dei problemi molto più gravi sul confine orientale del suo regno, in realtà il Saladino ha considerato per molto tempo le crociate non più di una scaramuccia.  

Come hai fatto ad evitare lo stereotipo della “dona del cavaliere”, tante volte portata sul grande schermo?
EVA GREEN – Beh, soprattutto alla grossa complessità regalata da Monahan e Ridley Scott al mio personaggio. Sybilla è fondamentalmente una donna che ha dovuto frustrare le proprie emozioni per poter essere una regina forte ed amata: ha sposato un marito che detesta, per cui l’incontro con Balian risveglia in lei tutta la sua femminilità sopita. Da succube si trasforma in regina del suo stesso destino. Miglior personaggio per un attrice difficilmente potrebbe trovarsi...

Dopo il primo montaggio il film durava quattro ore. Perché tale riduzione?
R.S. - Non è del tutto preciso. Al primo montaggio la durata era vicina alle tre ore. Io ho imparato, nel corso dei film, che in sede di edizione un regista deve essere il più possibile severo con se stesso. Deve lavorare come un critico feroce. Forse una versione da 3 ore e 40 la vedrete in DVD, un formato che io apprezzo molto.

Il suo prossimo progetto è un film sul vino?
R.S. – Fondamentalmente si tratta di una commedia che tratta di xenofobia, ma anche del vino. Penso proprio che lo girerò, si...

Quali sono state le principali difficoltà a girare nel deserto?
E.G. – Ad essere sincera, non ne ho trovate moltissime. Sicuramente non il clima; abbiamo iniziato a girare in Spagna, dove faceva freddissimo, per cui l’arrivo in un clima più caldo del Marocco mi ha molto soddisfatto. L’unica vera difficoltà è stata dover imparare ad andare a cavallo: quando avevo otto anni sono montata su un pony e poi sono caduta. Un’esperienza traumatizzante, mi ero ripromessa di non montare più su un cavallo...

Lei è un maestro nel dirigere le folle. Questa volta poi sembra non aver usato molti effetti speciali...
R.S. – Ottimo! Abbiamo usato circa 800 inquadrature con effetti speciali: se non ve ne siete accorti significa che funzionano davvero! Per le comparse ho avuto solo 150 cavali e 650 persone. Il resto è tutto ricreato al computer!

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