NOTIZIE

Lacrime a In Treatment. Intervista a Greta Scarano: "Presa per mano in un viaggio di dolore"

L'attrice romana è la new entry della serie in onda su Sky. E il suo personaggio è pronto a far commuovere

Greta Scarano

03.12.2015 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Sono passate solo poche settimane da quando l'abbiamo vista regalarci un'interpretazione potente nel notevole Suburra (qui la recensione), ma Greta Scarano è già tornata in prima linea. Questa volta in televisione. È lei la new entry della serie In Treatment, di nuovo in onda su Sky dopo un anno di pausa (viene trasmessa tutti i giorni alle 19.40 e alle 23.10 su Sky Atlantic HD e alle 20.30 su Sky Cinema Cult HD). La vediamo nei panni di una ragazza con un segreto che nasconde anche ai suoi cari, ma che rivela allo psichiatra Giovanni Mari: da poco ha infatti scoperto di essere affetta da tumore. "Il mio personaggio soffre molto e quindi per me era assolutamente indispensabile cercare di indagarlo in maniera realistica - ci racconta l'attrice -  E di conseguenza era inevitabile piangere e mettersi a nudo”.
 
Le macchine da presa di Saverio Costanzo la catturano da ogni lato, dai campi lunghi ai primi piani, fino al dettaglio: "Sei sola, ma hai una bibbia con te: la sceneggiatura che è una guida formidabile. È molto interessante lavorare con Saverio a questa serie, perché può aprire un varco dentro di te e fare uscire qualcosa di intimo e profondo che puoi mettere in scena. 

Parliamo un altro po' di questo viaggio nel dolore sul set di Saverio Costanzo...
Saverio ti dice di prenderti tutto il tempo che ti serve e di fare pause dove senti l'esigenza. Hai campo libero perché facciamo ciak lunghi che poi lui taglierà al montaggio. Lavorare così vuol dire sentirsi presa per mano dal tuo regista e condotta in una sperimentazione ed esplorazione a tutto tondo. 
 
Hai parlato di "bibbia". Quanto la si può tradire una volta arrivati sul set? 
Poco. La verità è che non avrei mai voluto farlo, perché quelle sceneggiature sono perfette e blindatissime. Script di ferro. Puoi cambiare qualche parola che ti suona meglio o invertire l'ordine: io normalmente agisco molto sulle battute ed entro molto a contatto con gli sceneggiatori. In questo caso era tutto ben scritto e non avevo l'esigenza di avvicinare le battute a me. Era tutto pensato talmente bene che non ho avuto bisogno di intervenire.
 
In che modo sei entrata in questo personaggio? 
Identificandomi con lei attraverso una caratteristica fondamentale: è una ragazza sana che scopre di avere un tumore, non una malata da anni. È una cosa che può capitare a me come a chiunque altro. Mi sono sentita come se veramente fosse successo a me, cercavo di capire cosa significasse. Ho avuto la possibilità di parlare con persone che avevano a che fare con questo tipo di male: il personaggio a un certo punto affronta cambiamenti fisici e io dovevo sapere come fare questa cosa. Sono stata anche supportata dalla mia famiglia: ho la fortuna di avere un padre medico e una madre infermiera che mi hanno dato qualche consiglio. Mi hanno aiutata a capire. 

Mi dicevi che sul set sei sola. Poi però arriva Castellitto e che succede? 
Che ti aiuta a essere spontanea. A cogliere il momento. Il primo ciak con Sergio è stato molto emozionante per me, al di là del fatto che lo stimi come attore e regista. La sua era un'interpretazione consolidata, la mia era in divenire: avevo davanti un numero sconfinato di possibilità di interpretazioni, lui ha reso tutto più emozionante. Come succede tra i due personaggi anche nella realtà il nostro rapporto si è consolidato. 
 
Parli quasi come se ti fossi trovata veramente davanti a un terapeuta...
In un certo senso c'è una cosa in comune tra questi due rapporti, quello nella serie e quello nella realtà. Anche se si tratta di due cose enormemente diverse, ovviamente. Eppure il mio personaggio a un certo punto sa che tipo di analista si trova davanti e come lei anche io ho capito con che tipo di attore avrei lavorato. 
 
Un'ultima domanda: hai la consapevolezza che farai commuovere gli spettatori?
Oddio, non lo so! Spero di aver fatto bene. Da una parte però vorrei che nessuno si immedesimasse, perché la storia è talmente drammatica che sarebbe bello non fosse vera. Purtroppo lo è. È anche vero che sarei contenta se commuovessi il pubblico, significherebbe essere riuscita a comunicare le emozioni che vivevo quando interpretavo il personaggio.
 
In Treatment va in onda dal lunedì al venerdì in esclusiva su Sky Atlantic HD alle 19.40 e alle 23.10, e su Sky Cinema Cult HD alle 20.30.