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La Mala di Pedro

Abbiamo incontrato il grande regista spagnolo Pedro Almodovar - in Italia per presentare il suo ultimo film "La Mala Educacion", una storia d'amore a tre piena di sofferenza e passione.

La mala educacion

12.04.2007 - Autore: Leonardo Godano e Matteo Nucci
Che cosa indica esattamente il titolo del suo film? “Per Mala Educacion in Spagna si intende quell’educazione accademica che si apprendeva nei collegi. E senza esitazioni io la definisco pessima. I professori non erano competenti. Solo quello di matematica, ricordo, aveva un metodo d’insegnamento, tutti gli altri non avrebbero mai dovuto insegnare. Il significato di Mala Educacion credo che poi nel film assuma anche il valore più profondo di una educazione che ha la forza negativa di deformare lo spirito.   Il film può essere definito come una storia d’amore piena di sofferenza e passione? Se devo schematizzare, il mio lavoro credo che si possa riassumere così: è l’incontro di tre personaggi e il conseguente triangolo amoroso. Un prete che ha la maturità e il potere e due bambini che scoprono l’amore, la paura e il cinema. Poi 20 anni dopo il triangolo amoroso si ripropone e scava nei lati più bui di questi uomini. La pellicola descrive i diversi ruoli che assumiamo a seconda della passione.   In questo senso il film analizza la prevaricazione di un personaggio sull’altro? In parte sì. Io non ho una morale in questo senso. Non ci sono i buoni e i cattivi. Ho cercato di descrivere personaggi che prendono le loro scelte liberamente e questo lo considero un gesto positivo, ma poi scelgono un destino fatale. Il miracolo del cinema è quello di tirar fuori il peggio che c’è nell’essere umano e poi tentare di convertirlo.   Infatti il ruolo del cinema nella storia che lei racconta è ben preciso... Il cinema è un’ educazione alternativa. Io andavo più al cinema che al collegio. Dall’altro lato il personaggio di Enrique (Fele Martinez) che nella storia fa il regista non è autobiografico, ma mette in luce un’idea che io ho sempre: il cineasta è come un detective che per trovare una storia interessante legge la cronaca dei giornali.   Come mai la scelta della canzone “Cuore Matto”? Negli anni ’60-’70 si ascoltava molto la musica pop italiana. Io avevo molti dischi di cantautori italiani e quando ho iniziato a pensare alla colonna sonora mi sono subito immaginato il palpito del basso della musica di “Cuore Matto” perfetta per l’epoca della mia storia, per la musicalità e ovviamente per il tema. Poi il titolo “Cuore Matto” mi appartiene molto.   Quali sono i tuoi prossimi progetti? Ne ho diversi. Ma uno di questi è quasi completato. Parla di tre generazioni di donne nella provincia spagnola, donne che credono a fenomeni paranormali o più banalmente ai fantasmi. Ma la grande novità e che sarà una commedia.  
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