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La fine del mondo

Il messicano Alfonso Cuaròn ci parla del suo ultimo lavoro "Children of Men". Con Clive Owen, Julianne Moore e Michael Caine, il film è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

Alfonso Cuaron

12.04.2007 - Autore: Eva Gaudenzi


Tratto dall'omonimo romanzo di P.D.James, Children of Men racconta di un mondo dominato da caos e terrorismo, dove da 19 anni non nascono più bambini. In occasione dell'anteprima stampa abbiamo incontrato il regista della pellicola Aflonso Cuaròn.    

  Rispetto al romanzo di P.D. James cosa resta dell’ispirazione iniziale?  
Cuaròn –
Il romanzo è stato il primo spunto per far partire la storia. Dal libro di P.D. James abbiamo preso l’idea della mancanza di fertilità. Poi siamo andati verso un’altra direzione. Non volevamo realizzare un film di fantascienza, né un film troppo ingombro di riferimenti biblici. Volevamo ambientarlo nel presente proprio per far capire agli spettatori che scenari del genere non sono poi così lontani dalla realtà. Per questo è stato importante inserire riferimenti attuali come le torture in Iraq, i Balcani, la Somalia, il disastro di Chernobyl o quelli di India e Messico.

Nel film si fa largo uso dei piani-sequenza. Perché questa scelta?
Cuaròn – Il mio utilizzo di questa pratica non è di tipo strutturale. Direi piuttosto che il piano-sequenza è un mezzo che mi permette di filmare la realtà così com’è, togliendo di mezzo gli orpelli in modo da far emergere la verità di una determinata situazione. E’ un mezzo che deve essere funzionale al racconto, ma non sopraffarlo.

  Come ti sei trovato a lavorare con un attore come (sir) Michael Ciane?   Cuaròn – Beh, splendidamente. Ricordo il nostro primo incontro. Eravamo a Londra, in un club. Lui iniziò a raccontarmi molte storie della sua vita: incontri, esperienze…Non riuscivo a capire dove volesse arrivare. Poi comincia a parlare della sua amicizia con John Lennon. Svelandomi così la sua intenzione di costruire il personaggio di Jasper Palmer come fosse un anziano John Lennon. Inclusa voce nasale e atteggiamenti fisici…  

Una definizione per "Children of Men”…
Cuaròn – E’ un film sulla fertilità e sulla mancanza di speranza. Il tasso di crescita dei paesi sviluppati è bassissimo, quello del Terzo Mondo è altissimo. Questo fenomeno, combinato con l’emigrazione, sta cambiando il panorama della Terra. La domanda che vorrei lasciare allo spettatore è se, di fronte ad uno scenario da fine del mondo, esista ancora una possibilità di speranza.   C’è un modello cinematografico al quale ti sei ispirato?   Cuaròn – Una suggestione molto forte l’avuta da un film italiano: La battaglia di Algeri" di Gillo Pontecorvo. Per convincere Clive Owen a accettare la parte di Theo gli ha mandato un dvd proprio di questo film.