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Intervista: Zachary Quinto cattivo in Hitman - Agent 47

Lo Spock del grande schermo cattivo nel reboot tratto dal celebre videogioco: "Prima ho picchiato Cumberbatch ora tocca a Rupert Friend"

Zachary Quinto cattivo in Hitman: Agent 47

01.11.2015 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Quando Film.it incontra Zachary Quinto, l'attore si presenta con in mano un enorme libro: la biografia di Tennessee Williams che sta leggendo tra un ciak e l'altro sul set di Hitman: Agent 47. Il film d'azione reboot della saga ispirata al videogioco della IO Interactive vede Quinto nei panni di John Smith, personaggio misterioso che per l'intera durata gioca al gatto e al topo con l'Agente 47. E' lui la nemesi di Rupert Friend nel film appena arrivato nelle nostre sale.


Uno scatto di Zachary Quinto, 38 anni

Ecco un attore che ha sempre una risposta interessante da offrirci, così si presenta Quinto, disponibile e onesto quando ci racconta il perchè si sia voluto imbarcare in questa avventura sparatutto. 
 
Come te la cavi sul set nelle scene di combattimento corpo a corpo? In Star Trek ti abbiamo visto prendere a pugni Benedict Cumberbatch, qui invece pesti per bene Rupert Friend...
Hanno uno stile di combattimento molto diverso. L'unica cosa che condividono è la loro nazionalità. Credimi, è meglio non mettere mai a confronto due inglesi, perché ci tengono tantissimo alle loro risse personali! Quando ho fatto Into Darkness Star Trek avevamo molto tempo sul set, su Hitman invece bisognava essere prontissimi al primo ciak. Ogni scena d'azione richiedeva precisione immediata. 
 
Hai esitato quando ti è arrivata la prima telefonata, quella in cui ti proponevano un "film tratto dai videogiochi"?
In realtà no. Il fatto che non sia un fanatico di videogame mi ha di certo aiutato perchè ha subito eliminato ogni tipo di paragone con il materiale originale. Quello che ho fatto è stato pensare al personaggio e basta. Vuoi la verità? Mi interessava lavorare a un film d'azione, come ti ho detto l'ho praticata un po' con Star Trek, ma mai prima d'ora con così tanta intensità. E mi interessava anche ampliare i miei orizzonti con gli Studios e sbirciare nel mondo della 20th Century Fox. 


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A proposito di sperimentare con il genere action, immagino ti abbiano proposto uno di quei corsi di preparazione all'uso delle armi. Raccontami un po'...
Quella è stata la parte bella. Non mi piacciono le armi da fuoco ma utilizzarle così può essere divertente. Più che sparare mi faceva paura che mi sparassero contro. Schivo pallottole in questo film, o comunque mi sparano da molto vicino. Ero contento che fosse Rupert a farlo, perché è un professionista in quello che fa. 
 
Parliamo di azione ed effetti speciali: avete girato spesso su fondali verdi a cui poi sono stati aggiunte esplosioni e incidenti spettacolari. Immagino sia successo anche con Star Trek. Qual è la tua prima reazione ogni volta che vedi il prodotto finale? 
Mi è bastato guardare il trailer di Hitman per rimanere a bocca aperta. Un anno fa giravamo fuori Berlino una sequenza in cui arriva un elicottero. Tutto era abbastanza monotono: sei davanti al greenscreen, ti dicono che l'elicottero è in scena e tu devi correre. Lo abbiamo fatto tantissime volte. Adesso ho visto la scena completa e ogni volta mi meraviglio per il lavoro dei maghi degli effetti speciali. 
 
Pura curiosità: dato che l'intenzione dei produttori di Hitman è rilanciare una saga e fare tanti sequel alla maniera dei film di supereroi, per quanti capitoli della serie hai firmato? 
Due o tre, credo. Devo chiedere al mio avvocato!

Quinto con Spacey in Margin Call
 
Oltre che a recitare, sei anche un produttore. Il tuo primo film è stato Margin Call. Quanto ha cambiato la tua carriera? 
Totalmente. E' vero è stato il primo film prodotto dalla mia compagnia e ci ha aiutato a metterci in piedi e intraprendere un grande rapporto con J.C. Chandor che è uno dei registi più interessanti sulla piazza. Tendo a idealizzare quel periodo della mia vita. Era il 2010 quando ho lavorato a Margin Call, lo vedo come un momento di estremo romanticismo: vivevo a New York, mi preparavo per uno spettacolo teatrale e ogni giorno andavo sul set a lavorare con Kevin Spacey, Stanley Tucci, Paul Bettany e Jeremy Irons. Non ti mento quando ti dico che temevo di svegliarmi perché spesso pensavo di essere in un sogno.
 
Come produttore segui qualche logica sui film che vuoi finanziare? 
Be' l'unica logica è fare un ottimo lavoro. Oggi è sempre più difficile trovare un pubblico per il tuo film, a meno che non sei uno Studio pronto a spendere tantissimi milioni in campagne pubblicitarie. Quindi il buon lavoro è la cosa più importante: se vuoi un pubblico devi promettergli qualità. E mantenere la promessa. 
 
Sei una star molto presente sui social network, come mai questa mossa?
In realtà sono meno presente ora. Inizialmente sono stato costretto un po' dai miei amici. Sono su Twitter e Instagram che mi danno la possibilità di mostrare al mio pubblico cosa sto facendo. Su Instagram posso condividere bellissime immagini. Alla fine però preferisco essere produttivo: è arrivato un momento in cui passavo tanto tempo sui social piuttosto che leggere un libro o comunque fare altro. Ecco l'effetto collaterale dell'intera faccenda: dipendere totalmente da queste piattaforme può uccidere ogni traccia di energia creativa. Mi sono sentito vuoto, una sensazione tutt'altro che salutare. 


Nei panni di Spock in Star Trek
 
Dove ti vedremo prossimamente?
Mi ritroverete nei panni di Spock in Star Trek Beyond. Poi in Snowden, il nuovo film di Oliver Stone sul whistleblower della CIA. Io interpreto Glenn Greenwald, il giornalista che lo ha intervistato. E' una bellissima storia diretta da un regista che è sempre stato uno dei miei idoli per come sia riuscito a portare al cinema tante storie scottanti. 

Hitman: Agent 47 è attualmente in sala, distribuito nei cinema dalla 20th Century Fox.

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