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Intervista: Veronica Pivetti diventa regista per Né Giulietta né Romeo

Il debutto dell'attrice alle redini di un film: "la mia commedia omosessuale in un paese ancora omofobo"

Né Giulietta né Romeo

17.11.2015 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Esplorare storie molto intime della generazione più giovane, raccontare la presa di coscienza dell'omosessualità e il momento del coming out. Ed assemblare il tutto all'interno del genere della commedia. Non si è scelta un compito facile, Veronica Pivetti, in occasione del suo debutto cinematografico da regista. Il suo film, intitolato Né Giulietta né Romeo segue Rocco (interpretato da Andrea Amato), sedicenne innamorato di un compagno che decide di rivelare la propria omosessualità ai genitori. Deluso dalla loro reazione, scappa di casa, in fuga verso un concerto del suo cantante preferito, una giovane icona gay. A quel punto la famiglia lo insegue on the road, in un viaggio in cui tutti finiranno per conoscersi meglio. 


 
"L'adolescenza è stato il momento più difficile, brutto e importante per me, come per molte persone immagino - racconta Veronica Pivetti ai microfoni di Film.it - Un momento che è ancora molto presente, scolpito nella mia mente. L'età che più ha segnato la mia vita. E' stato quando ho compiuto trent'anni che ho finalmente capito cose che nel periodo adolescenziale mi turbavano, mi dilaniavano, mi toglievano serenità. Quindi, raccontarlo non è stato affatto raccontare qualcosa di lontano da me. Mi ha piuttosto permesso finalmente di affrontarlo con una diversa serenità e con molte più risposte".
 
E' stata dura rielaborare il tema dell'omosessualità, della scoperta della sessualità all'interno del genere della commedia?
Volevo che non si associasse, come spesso purtroppo accade, al tema omosessualità il concetto di dramma. Viviamo in un Paese fasullamente aperto ma realmente omofobo. L'argomento omosessualità fa ancora scalpore, ragione per cui è, evidentemente, un argomento scomodo. Mi sono anche sentita chiedere che bisogno ci fosse dell'ennesimo film sull'omosessualità. Non mi pare che quando esce un film sull'amore eterosessuale ci si facciano queste domande, e sì che di storie d'amore eterosessuali se ne sono fatte ben di più! Forse questo argomento è dibattuto ma non digerito. E' falsamente sdoganato ma c'è un sommerso disagio a parlarne. La commedia era una strada inevitabile e l'ho percorsa con grande convinzione. E' sicuramente il vestito nel quale mi trovo più a mio agio e mi sembrava l'unico modo per parlare di questo argomento.
 
 
Esplorare il mondo dei giovani d'oggi che tipo di ricerche ha comportato? Come ha avuto accesso a quel mondo?
Ho ascoltato. Che è sempre il modo migliore per conoscere e capire le cose. Non so se ci sono riuscita, ma mi sono messa nell'ottica dei ragazzi di quell'età ragionando insieme a loro. Ho anche attinto alla mia esperienza di adolescente. Oggi ho cinquant'anni suonati ma certi meccanismi di quell'età fanno ancora parte del mio patrimonio. Anche se all'epoca mia la vita era decisamente molto diversa, sono convinta che certe dinamiche non abbiano età e si ripropongano di generazione in generazione. Cambia il mondo, ma i tumulti adolescenziali hanno una loro fedele solidità e sono sempre uguali, l'ho scoperto proprio avendo a che fare con i ragazzi e le ragazze di quell'età.
 
Anche lei dunque, come il suo protagonista, è scappata di casa per recarsi a un concerto e cambiare la sua vita? 
Non sono mai scappata di casa, sono sempre stata una figlia piuttosto ubbidiente. Questo lusso di ribellione l'ho concesso al mio protagonista, ho fatto fare a lui una cosa che a me non è mai riuscita!
 

 
Primo giorno sul set, macchina da presa piazzata, la troupe pronta a partire. Aspetta solo il suo "comando". Le era mai capitato di pensare a questo momento? Essere regista è un sogno che si avvera? 
Ovviamente sì. E' talmente difficile riuscire a realizzare un film che, se non lo vuoi con tutte le tue forze, difficilmente ti trovi su un set a dire "azione". Erano molti anni che desideravo fare questa esperienza e, come molti prima di me, ho realizzato alcuni cortometraggi. Ma desideravo fare questo passo e, col grande lavoro di alcuni anni, sono riuscita a fare questo film. Naturalmente non senza difficoltà spaventose dal punto di vista produttivo, non senza colpi di scena che facevano morire e risorgere il film con una discreta frequenza. Ma se hai una tempra che te lo consente, resisti e poi ce la fai. Ci vuole anche un po' di fortuna, ovviamente. Ma solo con quella non si va da nessuna parte. Volevo assumermi questa responsabilità, volevo fare un film e ci sono riuscita. Ora vedremo che futuro avrà.
 
Nel film la vediamo anche nei panni della mamma del protagonista. Inevitabile chiederle la sua esperienza nel dirigersi da sola. Ha scoperto sulla sua pelle di essere iper-critica oppure si è lasciata andare?
Critica sì, iper-critica, no. Non credo che faccia bene farsi la radiografia ogni volta che giri una scena
So che tipo di attrice sono, da quel punto di vista mi conosco abbastanza bene, direi. Avevo bisogno di quel tipo di personaggio e l'ho fatto, sapendo che mi corrispondeva. Critica lo sono sempre, ma non credo che l'ipercriticità sia un valore. Spesso è un'espressione narcisistica che non fa bene a questo lavoro che ha bisogno anche di istinto. E l'imprevisto, spesso, può dare risultati sorprendenti.
 
 
Una volta sul set quali sono i registi a cui si è ispirata? Mi riferisco a coloro con cui ha già lavorato. Parlo di Verdone, ad esempio, ma non solo lui...  
E' tutta la vita che vedo film, ho cominciato da piccolissima perché i miei genitori hanno sempre ritenuto che fosse importante, oltre che molto divertente, ovviamente. Quello è il bagaglio di conoscenza che mi sono fatta nel corso della vita. E di film ne ho visti tanti, davvero. Naturalmente aver lavorato con Verdone, con Lina Wertmuller, con tanti e diversi registi mi ha aiutato non solo a ragionare sulla loro tecnica, ma anche sul loro comportamento sul set, cosa non poco importante, sul loro modo di tenere le redini di un film. Quando poi ti ritrovi ad essere tu il condottiero, inevitabilmente, il film che fai assomiglia solo a te. Nel bene e nel male.
 
Alla fine di ogni intervista chiudiamo sempre con la domanda tradizionale: qual era il poster che aveva in camera da ragazzina?
Il poster che avevo in camera da ragazzina - e che mi sono portata appresso per tutta la vita fino a che un brutto incendio non me l'ha portato via, purtroppo - era un manifesto di Lindsay Kemp, comprato a sedici anni dopo aver visto lo spettacolo "Duende" al teatro Nazionale di Milano. Spettacolo che mi ha cambiato la vita, capolavoro assoluto.
 
 
Né Giulietta né Romeo, in uscita il 19 novembre, è distribuito da Microcinema.