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Il regista di Black Mass: “Il mio Johnny Depp, un mostro dagli occhi di ghiaccio”

Intervista esclusiva a Scott Cooper, che ci ha parlato di come Johnny Depp si sia trasformato dentro e fuori per incarnare il temibile gangster Whitey Bulger

Black Mass

07.10.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
GUARDA LE FOTO: Il meglio di Johnny Depp in dieci ruoli

Incontriamo Scott Cooper nel corso del Festival di Venezia, dove il suo Black Mass - L'ultimo gangster è stato presentato fuori concorso. Il film è una classica epopea criminale con ambientazione d'epoca (gli anni '70), in cui tutto ruota intorno a Johnny Depp, irriconoscibile nei panni del gangster irlandese-americano Whitey Bulger. Ma attenzione: "Non volevo fare un film su criminali che fossero anche esseri umani, ma su esseri umani che fossero anche criminali", ci spiega il regista. "Per questo mi sono ispirato molto alla saga del Padrino, perché c'è una forte qualità umana nei film di Coppola. Ma non intendevo trasformare Bulger in una figura romantica o glorificarlo. Volevo che la sua violenza venisse fuori, in modo che il pubblico capisse la sua doppia personalità: un uomo gelido e agghiacciante, ma anche tenero con il figlio". La nostra intervista.

Il genere gangster è uno dei più antichi del cinema, e ci sono molti classici ambientati negli anni '70. Ci puoi parlare un po' delle tue fonti di ispirazione per questo film?
Black Mass è un progetto che ho affrontato con trepidazione, perché molti dei miei film preferiti sono film di gangster: Il padrino Parte I e II, Quei bravi ragazzi, ma anche film più recenti come Il profeta di Jacques Audiard e Gomorra. Perciò lo standard è molto elevato, ci sono sempre stati tanti grandi film di gangster sin dall'epoca di Nemico pubblico [quello del 1931 con James Cagney, ndr] e Piccolo Cesare. Mi sono ispirato anche a film non di gangster come La conversazione e Tutti gli uomini del presidente.


LEGGETE LA NOSTRA RECENSIONE DI BLACK MASS

Il make-up di Johnny Depp è piuttosto impressionante. è pallido, ha occhi di ghiaccio inespressivi, sembra quasi un vampiro...
Io e Johnny volevamo che assomigliasse il più possibile al vero Whitey Bulger. Ci sono molti filmati di sorveglianza e foto scattate da FBI e polizia del Massachusetts. Abbiamo studiato tutto questo per capire non solo la sua fisicità - aveva occhi blu gelidi e letali, capaci di penetrare nella tua anima - ma anche la sua interiorità. Johnny si trasforma sempre fisicamente per i suoi ruoli, ma quello che mi ha sorpreso di più è stata la sua trasformazione interiore. Un uomo gentile, timido e dolce è diventato un mostro freddo, calcolatore, venale e letale.

Si dice che non ci sono piccoli ruoli, solo piccoli attori. Il tuo film è stracolmo di facce note anche in ruoli molto piccoli, come Corey Stoll e Juno Temple ad esempio. Quanto è stato difficile mettere insieme un cast così e quanto era importante per te avere attori riconoscibili?
Quando scelgo il cast non parto mai dal presupposto di scritturare attori riconoscibili, ma solo attori bravi. Ho selezionato personalmente ogni attore del film, e di ciascuno seguivo la carriera da tempo. Preferisco gli attori di cui non conosci molto la vita privata, perché in quel caso credi a quello che vedi sullo schermo. Conosciamo bene la carriera di Kevin Bacon, ma poco della sua vita privata, e lo stesso vale per Johnny Depp, Juno Temple, Peter Sarsgaard. Non solo sono attori bravissimi, ma mi piacciono anche come persone. Io non faccio provini: mi incontro con gli attori e ci faccio quattro chiacchiere per capire bene chi siano.



Però, comunque, nel caso di un film corale come questo, avere dei volti istantaneamente riconoscibili aiuta sicuramente il pubblico a riconoscere i vari personaggi, no?
Questo è vero, ed è il motivo per cui ho scelto Kevin Bacon, ad esempio. Lui è sempre simpatico indipendentemente dal ruolo che fa, ma allo stesso tempo incute rispetto. Qualità utili quando scritturi il capo dell'FBI.

Parliamo di Boston, perché la città è come un altro protagonista del film in questo caso...
Oh, non avrei potuto fare il film se non girandolo a Boston. Boston è parte integrante del film quanto Whitey Bulger. è diversa da ogni altra città americana, è ricca di storia ed è la culla della rivoluzione americana. è fatta di piccole comunità molto unite di italiani, irlandesi... Una città affascinante e ricca di spunti per il cinema.

In Il fuoco della vendetta parlavi dell'America di oggi in preda alla crisi, stavolta sei tornato indietro nel tempo. Sembri interessato agli angoli oscuri della storia americana...
Beh, mi interessano i lati oscuri dell'umanità, il bene e il male che sono in ciascuno di noi. Ma mi interessano anche le persone che vivono ai margini della società, i poveri, i maltrattati. Ora siamo qui, in questa splendida e romantica città, eppure allo stesso tempo l'Europa sta vivendo una crisi migratoria che mi spezza il cuore. Sono cose che rimettono in prospettiva il mio lavoro, insignificante rispetto alla sofferenza di tante persone nel mondo. Perciò cerco di fare film su persone spesso ignorate, gli operai delle acciaierie in Pennsylvania in Il fuoco della vendetta, un cantante country anziano che suona nelle piste da bowling in Crazy Heart, e ora questo.


Da destra a sinistra: Scott Cooper, Johnny Depp, Dakota Johnson e Joel Edgerton a Venezia.

Nel film si affronta il lato oscuro delle agenzie federali e il modo in cui flirtano con il mondo criminale per raggiungere i loro scopi. Oggi, in tutto il mondo, c'è grande preoccupazione riguardo alla privacy e a come spesso venga violata in nome della sicurezza nazionale. Ma dove sta il confine tra giusta causa e invasione della vita privata?
L'ascesa criminale di Whitey Bulger non sarebbe mai potuta accadere oggi, perché ci sono telecamere di sicurezza ovunque, 24 ore su 24 in ogni isolato di Boston, Detroit, Parigi, Londra... I cellulari sono ovunque, la gente registra ogni tipo di immagine. Credo sia troppo, e credo che i governi del mondo siano troppo invasivi. Nello sforzo di rendere le nostre vite sicure, hanno cambiato il mondo in cui viviamo, e penso che purtroppo tutti i nostri momenti privati siano ormai di dominio pubblico.

Quanto ti aiuta in questo lavoro il tuo background da attore diventato regista?
Enormemente, perché mi ha permesso di capire che ogni attore ha il suo metodo, e di rispettarlo. Amo molto gli attori e voglio che si sentano al sicuro con me e possano prendersi grandi rischi.

Per concludere, la domanda che facciamo sempre al termine delle nostre interviste: qual era il poster che avevi in camera da ragazzo?
Torno alla risposta sulla mie influenze e dico: Il padrino.

Black Mass - L'ultimo gangster è distribuito in Italia da Warner Bros.