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Il piano di Maggie, intervista a Julianne Moore: "Dopo tanti ruoli dolorosi, vorrei fare più commedie"

L'attrice torna al cinema abbandonata dal marito Ethan Hawke per una donna più giovane

Il piano di Maggie - Intervista a Julianne Moore

29.06.2016 - Autore: P.F. (Nexta)
Non è la prima volta che Julianne Moore viene abbandonata dal marito sul grande schermo. E' già successo nel meraviglioso Lontano dal paradiso. Né tantomeno la prima volta in cui la vediamo alle prese con tematiche potenzialmente dolorose per il suo personaggio - lei, premio Oscar per il ruolo doloroso definitivo, quello di Still Alice - eppure Il piano di Maggie potrebbe segnare la prima volta in cui l'attrice sceglie nuovamente questi temi seri e li sviluppa all'interno di una cornice di commedia. 
 
Nel film diretto da Rebecca Miller la vediamo lasciata dal coniuge Ethan Hawke che si innamora della Maggie del titolo (la interpreta Greta Gerwig), una donna che desidera avere il controllo totale sulla vita e progetta di diventare una mamma single, ma finisce per innamorarsi dell'uomo sbagliato che abbandona la moglie per lei. Tre anni dopo la neo-coppia ha una bambina, ma Maggie non è felice e sospetta che l'uomo non avrebbe mai dovuto lasciare la moglie. A quel punto cercherà di riunirli. "Tutti quanti adoriamo l'idea di poter controllare le nostre  vite, le nostre relazioni e che possiamo prendere tutte le decisioni senza alcuna conseguenza - ci racconta la Moore - Poi ti rendi conto che tutta questa storia è una falsità". 

 
Nel film la vediamo nei panni di una danese negli USA. Come mai questa curiosa scelta sulle origini del personaggio?
Era una delle cose che mi interessava di più. Sia io sia la regista Rebecca Miller abbiamo avuto mamme provenienti da altre nazioni: mia madre veniva dalla Scozia, la sua dall'Austria. Entrambe sapevamo cosa vuol dire avere un genitore che i tuoi amici reputano eccentrico solo per via dell'accento diverso o di differenze culturali. Il mio personaggio è molto diretto, non è una donna che si nasconde. E' eccentrica sì, ma anche molto intelligente. E lo scopriamo nel corso del film. 
 
Un film ad alta dose di presenza femminile, davanti e dietro la macchina da presa. In un momento in cui tutti parlano di necessità di diversità nel mondo del cinema, quanto questa cosa sta accadendo veramente?
Be', l'unico modo di ottenerla è partire proprio dagli stessi creatori e dunque permettere alle donne di raccontare le loro storie e agli uomini di fare altrettanto. Una cosa che vale anche per giovani o vecchi, americani o persone provenienti da altre culture o che fanno parte di altre etnie. 
 
La situazione dunque sta migliorando? 
Credo di sì. Negli ultimi anni ho lavorato soprattutto con registe donne, ma c'è ancora tanta strada da fare. Però parlarne - e ne parlo sempre - vuol dire che qualcosa è cambiato. C'è stata una svolta significativa. Le cose stanno cambiando e questo film ne è la prova. Abbiamo una donna che ha scritto la sceneggiatura e che ha diretto il film: viene raccontata una storia al femminile. Così si crea la diversità, non entrando in un ufficio dicendo ai produttori: 'Hey dovreste scrivere più storie sulle donne!". Bisogna allargare il raggio di creatività, e questo sta già accadendo. 

 
Un tema interessante che il film affronta è la famiglia allargata e il cambiamento del concetto di "famiglia", dato che i personaggi hanno figli con più partner... 
Non è una cosa scioccante, anzi penso che sia molto reale. A un certo punto il mio personaggio dice alla protagonista: "Grazie, sei stata fantastica con i miei figli. Cerchiamo un modo di continuare questo rapporto". Qualcuno potrebbe pensare: "Ma che diavolo succede?". Invece tante donne mi hanno detto: "mi piace questa Maggie, è la seconda moglie di quell'uomo ma i figli della prima la adorano". La verità è che alla fine tutti hanno uno scopo comune: fare felici i figli e prendersi cura di loro. Il nostro film parla anche di questo. 
 
Le coppie si separano più facilmente di questi tempi?
Non so, la domanda giusta forse è: quanti vogliono divorziare? E' sempre una cosa difficile: non importa quali siano le condizioni. Alla fine alcuni ce la fanno, altri no, altri si separano e sperano di non averlo mai fatto. Altri sperano di essersi separati. Ci sono tante variabili, quindi è una domanda dura. 
 
Parliamo dell'altro tema del film, la voglia di maternità di una donna single che inizialmente non è interessata ad avere un partner...
Io credo che le sue ragioni non siano legate a necessità fisiche né che siano particolarmente moderne. Questa donna sente la mancanza della madre che ha amato tanto, quel rapporto le è rimasto nel cuore e vorrebbe ricrearlo. Lei stessa non è cresciuta con due genitori: era sola con la madre. Ecco perché pensa di volere un bambino da sola. E' una tematica totalmente romantica, portata avanti dalla mancanza di un genitore che ha perso quando era molto giovane. 

 
Un anno fa ha vinto il suo primo Oscar per Still Alice, quanto quella statuetta le ha aperto la strada verso un controllo creativo più concreto sulla sua carriera? Quanto invece le hanno offerto ruoli simili subito dopo il premio?
Non mi hanno offerto ruoli simili perché non ci sono tutti questi film sull'Alzheimer oggi. E forse è meglio così. Faccio questo mestiere da così tanti anni che non ho particolari aspettative su un determinato progetto. Bisogna lasciarsi andare e rimanere aperti ad altre possibilità. Per quanto mi riguarda sono stata fortunata a scovare tra le sceneggiature che mi hanno proposto, quelle più interessanti. 
 
Il piano di Maggie è una commedia, le piacerebbe fare più commedie?
Senza dubbio e non so perché non ne abbia fatte abbastanza. Dovreste chiedere ad altre persone! Tornando alla domanda di prima, la gente pensa che gli attori abbiano controllo totale sulle loro carriere. Non è sempre così. 
 
Ok, mi chiedo però cosa fa ridere Julianne Moore?
Mio marito. Sempre. E quella serie TV intititolata Difficult People. 

 
Manca poco e la vedremo sul set insieme a Clooney...
Sì mi dirigerà lui in Suburbicon, una commedia nera che inizieremo a ottobre. 

Al momento invece è tornata sul set di Todd Haynes, che la dirige per la quarta volta...
Sì sto girando Wonderstruck, un progetto tratto dal romanzo di Brian Selznick, lo stesso di Hugo Cabret. Racconta due storie, una ambientata negli anni Venti e l'altra negli anni Settanta. A un certo punto le due storie si incontrano. E' bellissimo lavorare con Todd ed è bellissimo che di tanto in tanto le nostre strade si incrocino. Lui ha anche prodotto Still Alice. 
 
Ci sarà mai un giorno in cui leggeremo che Julianne Moore prepara un film da regista? 
Non saprei, ma sono sicura che mi piacerebbe di più fare prima il film e annunciarlo soltanto dopo, invece di annunciarlo e rischiare di non farlo mai.  

Il piano di Maggie è attualmente nei cinema distribuito da Adler Entertainment.