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Il medico di campagna: arriva l'anti Dr.House che scalda i cuori a Natale

Il regista Thomas Lilti presenta la commedia francese interpretata da François Cluzet, già protagonista di Quasi amici

21.12.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
L'appuntamento annuale con il film francese pronto a far sorridere e riscaldare il cuore degli spettatori a Natale arriva puntualissimo con Il medico di campagna, commedia drammatica diretta da Thomas Lilti e interpretata da François Cluzet, celebre per aver conquistato il pubblico di tutto il mondo con Quasi amici. L'attore ha il ruolo di Jean-Pierre, medico di un paesino di campagna disponibile per i suoi pazienti che cura, rassicura e ascolta ventiquattro ore al giorno. Anche lui però è malato a sua volta. Toccherà alla dottoressa Nathalie affiancarlo nel suo lavoro. La donna esercita la professione medica da poco tempo: riuscirà ad adattarsi a questa nuova vita e a sostituire colui che si ritiene... insostituibile?
 
Film.it incontra Lilti, medico passato dietro la macchina da presa. E' la seconda volta che l'autore francese racconta storie di dottori sul grande schermo: che voglia rendere giustizia al modo in cui il cinema mainstream tratta la figura del medico? "No, affatto! Adoro come il cinema racconta i dottori - afferma il regista - Le loro storie sono sempre ricche di emozioni. Spesso sono messi al centro di film romantici dove tutto diventa questione di vita o di morte. E' una cosa magnifica! Quello che mi spiace, invece, è il modo in cui il cinema dimentica spesso di parlare delle persone che vivono in campagna. Quelli che si sentono isolati e che rimangono lontani da scenari politici tipici delle grandi città. Ho fatto il film per loro".


 
La TV ci ha fatto innamorare del Dr. House, lo Sherlock Holmes della medicina che odia stare a contatto con i suoi pazienti. Il suo dottore invece è una specie di psicologo per quelli che cura. Non li allontana mai. C'è una vita di mezzo tra queste due figure che può delineare il comportamento perfetto di un medico? 
Ci sono mille cose che fanno di un uomo o di una donna un buon dottore. Lo spirito di deduzione, l'arte della diagnosi e la conoscenza enciclopedica come quella che possiede il Dr. House. L'ascolto è un elemento importantissimo ed è alla base della medicina. Ascolto e osservazione. House è un tipo troppo ruvido, ma ha una capacità di osservazione fuori dal comune che compensa una capacita di ascolto disastrosa. Io invece ho voluto mostrare un dottore che mette l'ascolto davanti a tutto il resto. Dunque un dottore umano e accattivante. Questo, però, non gli impedisce di mostrare i suoi difetti. 

All'interno di questo scenario di campagna, il medico ha probabilmente più responsabilità rispetto ai dottori di città...
Sì, perché diventa un modello da seguire. Il medico di campagna è anche confidente e amico del paziente. E' veramente come uno psicologo. Volevo rendere omaggio anche a questi dottori. Ho messo tanto di me stesso nella figura del protagonista, ma soprattutto tanto dei medici che ho incontrato nel corso della mia carriera. Non sono mai stato all'altezza degli insegnanti che ho avuto, questo film è il mio modo di ringraziarli. 

Ha scelto François Cluzet come protagonista del film, un attore famoso in tutto il mondo dopo il successo di Quasi amici...
Ha letto la sceneggiatura, ci siamo incontrati e mi ha detto che lo avrebbe interpretato. E' stato così semplice. La sfida per lui non è stata trasformarsi in un dottore, ma incarnare quest'uomo in particolare. Si è fidato di me e la fiducia è il dono più bello che un attore possa fare a un regista. 


Sul set de Il medico di campagna: Thomas Lilti dirige Cluzet
 
Il suo medico d'un tratto diventa anche lui un paziente. Come si manifesta la sua crisi?
La figura del medico malato è potente. Romantica e tragica allo stesso tempo. E ovviamente anche ironica. Un paziente non immagina mai che il suo dottore possa ammalarsi, perché lui è il custode del sapere. Il fatto che si sia ammalato implica dunque che non era un buon dottore? Oppure che ha perduto il suo potere di proteggerci dalle malattie? E' interessante notare come il medico provi da subito voglia di negare i suoi sintomi e rifiuti le cure. Come si manifesta dunque la crisi? Nel fare esattamente il contrario di quello che consiglia ai suoi pazienti.
 
Lei ha detto che "gira un film come un dottore", cosa vuol dire esattamente? 
E' una cosa che sento accadere nel mio rapporto con gli attori. Credo che mi interessi di più filmare i personaggi che seguire la storia: d'un tratto sono in dovere di essere leale e sincero verso di loro. Un po' come un medico con i propri pazienti. Cerco sempre il loro lato migliore e sono indulgente verso i loro difetti.  

Però lei stesso era un dottore fino a qualche tempo fa. Come mai mollare tutto per fare cinema? 
Non c'è mai stato un abbandono ufficiale. Ho sempre sognato di fare cinema, anche se nessuno nella mia famiglia è un artista. La mia cinefilia si è trasformata presto in voglia di fare film. Allo stesso tempo ho deciso di seguire gli studi di medicina. Da una parte la mia passione per la settima arte cresceva, dall'altra la mia carriera da medico andava avanti. C'è un legame sentimentale che lega queste due dimensioni da sempre. Due mesi prima dell'inizio riprese del mio primo film, ho presentato la mia tesi di laurea. 


 
Il medico di campagna potrebbe essere il secondo capitolo di una sua trilogia personale che ha iniziato nel 2014 con Hyppocrate. Tornerà a raccontare i dottori al cinema?
Sì, il mio prossimo film chiuderà la trilogia. Racconterò il primo anno di studi a medicina. Un anno di lavoro iper-competitivo dove i dottori di domani vengono selezionati dopo aver partecipato a un concorso. Sarà più un approccio al mondo universitario che un film sui dottori veri e propri.

Il medico di campagna, in arrivo nei cinema dal 22 dicembre, è distribuito da BIM