NOTIZIE

"Il cinema è un virus"

"Il cinema è un virus"

da zero a dieci

14.04.2003 - Autore: Ludovica Rampoldi
Ai camperos a punta ha sostituito dei più sobri stivaletti, e tra i capelli sempre lunghi si intravede qualche filo grigiastro, ma laura da rocker non ne sembra risentire. La star dallaria schiva, che ha riempito gli stadi di tutta Italia ma che continua a vivere a Correggio, non sembra troppo a suo agio nel dimenarsi tra conferenze stampa e proiezioni e parlando del suo nuovo film Da zero a Dieci soppesa le parole con voce roca e profonda.   Quanto cè di autobiografico nel tuo film? Cè stato anche per me un weekend organizzato che non è mai stato messo in atto. Doveva essere un incontro di amici e di amiche, più o meno come quello del film. E poi ero anchio a Rimini il giorno della strage di Bologna, in licenza militare. Quella mattina io e i miei amici abbiamo deciso di andare in macchina e non in treno. Questo mi ha portato a fare delle riflessioni anche sulla causalità degli eventi, delle cose che capitano. Ho deciso di partire da questi due elementi per raccontare un\'altra storia.   Ascoltando le tue canzoni si percepisce subito uno stile molto forte, riconoscibilissimo. Esiste uno stile Ligabue anche al cinema? Dal punto di vista tecnico non credo. Mi limito a scelte funzionali, non opero una ricerca stilistica di altro tipo: mi interessa solo che la scena funzioni. Dal punto di vista delle scrittura forse esiste un mio stile. Io mi ostino a usare linguaggio molto semplice, che spesso sconfina nel linguaggio da bar. Mi piace lidea di raccontare cose che mi stanno a cuore con un linguaggio che sia molto semplice e molto comprensibile.   Libero, uno dei personaggi del film, nel 79 tentava di cambiare il mondo con lideologia e la politica. Poi tante cose sono cambiate e quello che rimane sembra una profonda e inconsolabile nostalgia. La caduta delle ideologie ha lasciato vuoto così grande? Non è facile lasciarsi alle spalle un sogno così. Non lo è per Libero nel film come non lo è per me. Quando hai speranze così forti di vivere in un mondo più giusto, quando fai in modo che la tua felicità passi attraverso la felicità degli altri e quando senti che questo è un desiderio comune, ti sembra che tutto possa accadere. Non è facile fare a meno di quel sogno lì. Quando cade un sogno così grande ne devi produrre tanti altri, che sono piccolini e molto faticosi e meno nobili, ma è necessario. Eppure la nostalgia rimane.   La frammentazione del grande sogno passa anche attraverso gli altri personaggi. I personaggi di questo film sono tutti positivi, non ho voluto creare loro un antagonista e forse sono stato troppo generoso con loro. E gente che vuol far valere il proprio diritto al proprio spazio, gente che corre per Rimini sbattendo contro le altre persone perché reclama rispetto per il proprio spazio. Gente che decide di farsi notare perché ha paura di essere passata inosservata, di non essere stata ascoltata, vista, rappresentata.   Canzoni che sono microstorie, un libro di quarantatre racconti, due film: quando hai una storia da raccontare, in base a cosa scegli di affidarla alla pellicola, alla carta o alla musica? La musica a volte ti crea dei confini. Hai pochissime parole a disposizioni e devi trovare il modo di farle suonare. Devi essere perciò molto sintetico e rinunciare a qualcosa. Credo di aver capito che quando decido di fare cinema è perché ho voglia di più spazio.   Ci sarà un terzo film? Non dico più niente perché so che qualunque cosa dico verrà usata contro di me   La tua Rimini è stata influenzata da Rimini di Tondelli? Tondelli è stato un romanziere cruciale nella mia formazione, ma Rimini è il suo romanzo che mi piace di meno. Piuttosto Altri libertini è stato un libro basico per me. Sapere che un ragazzo di Correggio, che avevo visto solo alloratorio, aveva scritto un libro che era stato sequestrato mi ha riempito di curiosità. Raccontava di cose che avevo sotto gli occhi tutti i giorni, ma non le vedevo o non le trovavo interessanti. Ma attraverso lo sguardo di un\'altra persona diventavano mitiche. Ho capito che era un buon modo di procedere: poggiare gli occhi su di una cosa, raccontarla e vedere come questa cambia il suo valore. E quello che faccio anche nelle mie canzoni.   E la tua Rimini? Rimini è una specie di Las Vegas. Las Vegas sorge sul deserto, Rimini sulle rive di un mare senza nessuna attrattiva. Ma mentre Las Vegas lhanno fatta nascere come città del gioco e del divertimento, a Rimini sono andati al sodo e hanno puntato sul sesso. In tanti ci siamo sverginati lì. Al di là di questo Rimini offre tutto. I luna park per i bambini e i locali di scambi di coppia. Per questo nel film dico che Rimini è come il blues, perché contiene tutto.   Qual è il senso del cameo fotografico di Accorsi-Freccia? Io e il buon Procacci (il produttore della Fandango) giochiamo con i nostri mondi fantastici e siamo dei grandi fan del meraviglioso mondo Marvel Ci piaceva trovare una continuità particolare con Radiofreccia, facendo però un film del tutto diverso. Perciò abbiamo deciso che Giove, la voce narrante di questo film, sarebbe stato il fratellino di Freccia.   Cosè il vizio del cinema? E un virus insidioso. Una volta che ti viene inoculato è un virus anche bastardo, non si sa come debellarlo. Non credo che abbiano prodotto roba omeopatica   Da zero a dieci, che voto ti daresti? Mah sarei poco obiettivo... Il mio film ci mette di fronte a questo obbligo di subire e dare voti che provoca un eccesso di velocità nel dare giudizi. Ma quando sei bravo impari a fare quello che vuoi, non quello che ti fa avere buoni voti. Altrimenti sei fregato.