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House of Cards: faccia a faccia con Roberto Pedicini, voce italiana di Kevin Spacey

In attesa dei nuovi episodi è ora possibile ripassare tutta la serie cult in DVD e Blu-Ray

20.07.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
"Il più grande tiro del diavolo è stato convincere il mondo che lui non esiste" - Roger "Verbal" Kint ne I soliti sospetti

"E' difficile rimanere arrabbiati quando c'è tanta bellezza del mondo" - Lester Burnham in American Beauty

"Ci sono due tipi di dolore: quello che fortifica e quello inutile, in cui soffri e basta. Io perdo la pazienza con le cose inutili" - Frank Underwood, la prima battuta pronunciata in House of Cards

Tre personaggi rimasti nella memoria. Tre battute pronunciate da Kevin Spacey. Frasi che in Italia sono uscite dalla bocca di Roberto Pedicini, l'attore che gli presta la voce da quasi venticinque anni, esattamente da quando Spacey era il novizio tra i grandi squali Jack Lemmon e Al Pacino in Americani

 
House of Cards tornerà con la quinta stagione a febbraio 2017, nell'attesa di vedere a che punto di dominio sono arrivati i coniugi Underwood, possiamo ripassare i loro precedenti, con l'arrivo della quarta stagione in Home Video (un'edizione DVD e Blu-Ray distribuita da Universal Pictures Home Entertainment). La quarta, composta da tredici episodi che superano la qualità della terza stagione, puntando tanto sul presidente Spacey quanto sulla sua vera arma segreta, la moglie Claire (Robin Wright) senza la quale lui non sarebbe nulla. Parliamo con Pedicini dell'anima corrotta di Underwood e del suo futuro in House of Cards, chiedendogli immediatamente una previsione sul gran finale...

Come vedi il futuro di Frank Underwood, secondo te è giusto immaginarlo in un'ultima inquadratura all'interno del braccio della morte, mentre si rivolge al pubblico un'ultima volta prima dell'esecuzione? Lo faranno cadere prima o poi?
Mi sembra interessante. Potresti girarla agli sceneggiatori, magari potresti suggerire loro un’idea... ma io sicuramente non so risponderti! 
 
Ok, allora ricominciamo. Hai mai incontrato Kevin Spacey di persona? 
Sì, l’ho incontrato a Londra quando lui era direttore dello storico teatro Old Vic. Mi avevano invitato all’anteprima e al cocktail party di uno spettacolo diretto da Robert Altman Quando me lo hanno presentato è stato un momento molto particolare, lui si è girato verso di me e tuonando con voce teatrale ha detto: “Oh, quindi tu sei il mio alterego!”. Ha iniziato poi a farmi delle domande molto curiose per sapere da quando lo stavo doppiando, quale era il film che mi è piaciuto di più doppiare (e gli risposi K-Pax e I soliti sospetti) e poi maliziosamente mi ha chiesto quali altri attori doppiavo...
 
Cosa hai risposto? Gli hai detto la verità? 
Ho abbassato gli occhi, rispondendo principalmente "Jim Carrey, Javier Bardem e Ralph Fiennes". A quel punto lui ha fatto una faccia maliziosa e mi ha chiesto: “Se io facessi un film con Jim Carrey, tu chi doppieresti?”. E io ovviamente: "Of course you!".  

 
Ricordi ancora la prima volta che lo hai doppiato in Americani e i duetti con Giancarlo Giannini in cabina di doppiaggio? 
Nessun duetto, abbiamo doppiato in colonna separata e ciascuno ha interpretato il personaggio in maniera coerente con l’interpretazione del proprio attore in originale. Il doppiatore deve mettersi al servizio dell’attore a cui dà la voce: deve riprodurre quello che lui ha fatto. Non posso reinterpretare a mio modo quello che vedo e sento, diciamo che facciamo un "nobile traduzione". Non è recitazione, è la reinterpretazione di un sentimento. Un doppiatore reinterpreta l’emozione, non la crea.
 
Qual è dunque il tuo modus operandi nell'approccio a House of Cards? E' possibile vedere tutta la nuova stagione prima di doppiarla? 
Non riusciamo a vedere nulla. Il doppiatore vive uno strano rapporto con il lavoro: noi arriviamo in sala di doppiaggio senza aver letto niente, senza aver visto nulla, senza sapere nulla dei testi a memoria. Il direttore di doppiaggio ci spiega quindi le caratteristiche del personaggio e si inizia a doppiare così, seguendo il copione che si ha sotto gli occhi e che è già tradotto e adattato in italiano. Si procede quindi con il doppiaggio direttamente, dopo alcune prove, e tutto questo non dovendo costruire il personaggio. Si tratta di un lavoro piuttosto tecnico-artigianale. 
 
Un grande punto della recitazione di Spacey nei panni di Underwood è l'accento del sud, una qualità che un po' modella il personaggio. Questa cosa viene a mancare per forza nella versione italiana. C'è un qualche altro elemento su cui puoi puntare per aggiungere al personaggio quella particolarità che gli viene data dall'accento?
L'accento del sud degli USA solitamente è ritenuto molto sgraziato. In Italia forse si perde il suo modo di parlare un po’ grezzo, che si presenta invece, in una veste molto elegante, e potente. Ovviamente nella versione italiana non possiamo tener conto degli accenti originali, dobbiamo utilizzare quindi un linguaggio che sia neutro, comprensibile in tutt’Italia. Dobbiamo accettare che il doppiaggio è una magnifica "convenzione". Io doppio i personaggi cercando di entrare nei loro occhi, nel loro movimento, nel loro modo di camminare di respirare di far vivere quelle emozioni che hanno faticosamente costruito nella creatività recitativa – questo è l'unico modo che ho, per non tradire l’originale. 
 
Hai dichiarato che il lavoro del doppiatore viene fatto anche sul corpo dell'attore e sui suoi movimenti. Mi chiedo se ti ritrovi in cabina di doppiaggio a interpretare il ruolo anche fisicamente. Succede qualcosa? C'è un metodo per impersonare Frank? Incluso l'indossare abiti eleganti per sentirti più "presidenziale"...
Non si fa assolutamente nulla di tutto questo. Utilizziamo la voce e con la voce cerchiamo di vestire quella recitazione. Fisicamente invece devi tenere conto che se devi doppiare una scena con la voce affaticata, col fiatone, oppure assonnata… basterà farlo tecnicamente. Tutto avviene davanti ad un microfono fermi, con la cuffia e con gli occhi su uno schermo dove scorrono le immagini che devi doppiare. Rendendo protagonista non il nostro corpo ma le nostre intenzioni con le conseguenti intonazioni.

 
Quanto ti resta addosso Frank o il suo modo di parlare dopo una giornata di lavoro? Ti ha arricchito nel modo di esprimerti, nel lessico?
Ogni doppiaggio ogni interpretazione e lettura mi arricchisce e mi lascia qualcosa, soprattutto su lavori di questo tipo ben scritti. Ma quando finisco di lavorare mi stacco da quel mondo e vivo la mia vita senza strascichi, ma sicuramente portandomi dietro l’esperienza professionale e della vita parallela che ti fa vivere l’esperienza attoriale. Detto questo non è che mi metto a fare il presidente degli Stati Uniti quando vado a mangiare gli arrosticini in Abruzzo!

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Guardando il tuo curriculum di doppiatore possiamo definirti una leggenda del doppiaggio. C'è un collega da cui hai imparato molto in questo mestiere? Un mentore? 
Tutto quello che c’è stato prima di me lo rispetto molto, l’ho vissuto sulla mia pelle nelle mie orecchie e ne ho fatto un bagaglio culturale ma a livello recitativo e interpretativo mi sono ispirato solo ai personaggi degli attori che ho doppiato che ogni volta tracciano il segno del percorso da seguire. In questo momento la parola "mentore" la associo al mio insegnante di recitazione Alessandro Prete che con il suo Lab è diventato il mio nuovo punto di riferimento esplorativo. Mi ha fatto scoprire, nella recitazione, il senso della “vulnerabilità e disponibilità” del “qui e ora” e della “generosità” che sono i concetti sui quali più sto lavorando. Ho capito profondamente che l’aspetto vocale può essere solo una diretta conseguenza di quello che provi e senti e oggi cerco di far vivere dentro di me l’attore a 360 gradi. Diciamo qualche grado in più di quando sono doppiatore. Comunque il senso più alto che mi lascia questo mestiere, che sia il doppiaggio, piuttosto che l’attore di cinema, di TV, o teatro, è un profondo amore! Ed è veramente il sentimento più alto che provo dentro di me e quindi non posso che viverlo così. Spero di essere sempre più curioso ed esplorativo...insomma, lo Sherlock Holmes di me stesso!

 


 
La quarta stagione di House of Cards è attualmente disponibile in DVD e Blu-Ray. La serie può anche essere acquistata in formato boxset contenente tutti gli episodi delle prime quattro stagioni.

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