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Goran Visnjic su Extant: “Mi manca E.R. ma oggi finalmente ho un ruolo da americano”

L'ex dottor Kovac impegnato nella serie Extant, prodotta da Spielberg: “Sono un nerd della fantascienza”

Goran Visnjic

22.09.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
Ci sono voluti circa quindici anni di lavoro negli USA prima che all'attore croato Goran Visnjic potessero offrire il ruolo di un americano. Dopo tantissimi personaggi dell'Europa dell'Est, l'ex dottor Luka Kovac della serie E.R. è diventato credibile come Yankee grazie a un ruolo nella serie Extant (prodotta da Steven Spielberg), dove lo vediamo nei panni di John Woods, scienziato e marito dell'astronauta interpretata da Halle Berry. “Il problema – ci racconta Visnic quando lo incontriamo al Roma Fiction Fest – è che di solito 'slavo' a Hollywood è sinonimo di russo”.  Lo ricordiamo infatti alla fine degli anni Novanta nel suo primo ruolo in Rounders – Il giocatore, un'unica scena in cui era seduto al tavolo da gioco a recitare insieme a Edward Norton e Matt Damon. Visnjic, tatuato e con un tono da duro, faceva ovviamente il gangster russo che da lì a poco sarebbe andato in galera. 
 
“Quel ruolo è stato una specie di riconoscimento del produttore Harvey Weinstein. Il suo modo di dirmi grazie per Benvenuti a Sarajevo, il film che ha lanciato la mia carriera. Harvey voleva portarmi a lavorare negli USA. Diceva di avere per me un ruolo in un film: mi ha offerto un biglietto aereo per New York. Un giorno su quel set mi ha dato la possibilità di avere un permesso di lavoro negli USA per un anno intero. Quando mi ha detto che avrei interpretato un gangster russo, non ci ho pensato un attimo: gli ho detto subito di sì!”. 

Visnjic in Rounders - Il giocatore.
 
Quante volte ti è capitato in seguito di aver avuto proposte per ruoli “russi” a Hollywood?
Parecchie. Io vengo dalla Croazia, che è una nazione slava. Quando fai parte di questo ceppo c'è soltanto un ruolo buono per te a Hollywood: quello del russo. Dunque sì, bisogna stare attenti ad accettare quei ruoli. Io lo sono sempre stato. Forse per questo ho perso tanti lavori e tanti soldi. Se avessi interpretato tutti quei “ruoli alla Dracula” che mi hanno offerto con pochissimo preavviso, forse avrei avuto più successo. 
 
Parliamo ancora di cinema. L'altro giorno ti ho rivisto in un paio di scena in Millennium – Uomini che odiano le donne, dove Fincher ti ha diretto nei panni del capo di Lisbeth Salander. Si dice sempre che Fincher “torturi” i suoi attori facendogli fare almeno settanta ciak. É successo anche a te?
Era una particina piccolissima. Effettivamente sapevo della fama di Fincher, che da alcuni è definito “terribile” per il suo modo di lavorare ossessivamente perfezionista. Con me inizialmente non è andata così. Avevo una piccola scena con Daniel Craig: l'abbiamo girata in sole tre ore. Pensavo che, considerata la durata di quel lavoro, la scena sarebbe stata tagliata. Invece è nel film. Allo stesso tempo, nella mia seconda scena Fincher mi ha fatto lavorare sedici ore di fila, perché non era contento di qualche dettaglio. Non so cosa fosse stato, ma a un certo punto sono andato a parlargli: “David, è colpa mia?”, gli ho chiesto. E lui: “No affatto. C'è però qualcosa che non va. Non so cosa, ma voglio continuare a lavorare oggi”. Sarei rimasto a lavorare con lui anche per ventiquattro ore di fila. 

Con Halle Berry in Extant.
 
In effetti hai firmato anche per i due sequel che ancora non sono stati realizzati. Hai novità a proposito di La ragazza che giocava con il fuoco? 
Solo che ho firmato. Non so altro. So che lavorerei con lui in ogni momento: David è uno di quei registi in grado di parlare con gli attori e tirargli fuori qualcosa che non sapevano di avere. Lo paragonerei a Ridley Scott con cui ho girato una particina in The Counselor – Il procuratore
 
Spostiamoci verso il piccolo schermo: hai elaborato il lutto della fine di E.R.?
Beh, amo quel periodo della mia vita. Non è stato solo lavoro: su quel set ho conosciuto alcuni dei miei migliori amici. Mi frequento ancora con loro a Los Angeles: soprattutto con Maura Tierney e Scott Grimes. Sono stati otto anni fantastici. 
 
Extant rappresenta il tuo primo ruolo americano come protagonista. Hai avuto la stessa libertà di sperimentare con il personaggio come quando hai interpretato Luka in E.R.? 
No, in Extant non ho avuto voce in capitolo in sceneggiatura. Più che altro abbiamo parlato di potenzialità e delle direzioni che la serie avrebbe preso. Mi stava bene perché io sono un vero nerd della fantascienza. E' stato tutto il contrario di E.R. dove interpretavo un dottore croato negli anni della guerra: lì sono stati i realizzatori ad affidarsi ai miei suggerimenti sulla natura del personaggio. 

Nei panni di Luka Kovac in E.R.
 
Vogliamo parlare un attimo di “Sono un vero nerd della fantascienza”?
Certamente. Al momento so rileggendo il Ciclo della Fondazione di Asimov. Al cinema invece ho amato molto Dune di David Lynch. Preferisco le storie ambientate nello spazio o su altri pianeti a storie terrestri alla Fahrenheit 451. Portatemi nello spazio e sarò felice. 
 
L'ultima domanda è quella tradizionale: qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
Star Wars: Il ritorno dello jedi. E un poster di David Bowie!

Extant va in onda su Rai Tre. La serie è partita il 18 settembre e proseguirà per un totale di cinque serate.