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Elena Anaya, addicted to Pedro

Da una bottiglia di vino a una cascata di lacrime, passando per karate e yoga. Conosciamo meglio la donna che ha stregato Pedro Almodóvar in "La pelle che abito"

Pedro Almodovar e Elena Anaya

23.09.2011 - Autore: Pierpaolo Festa
Roma - A giudicare dalle storie che ci racconta Elena Anaya, lavorare con Pedro Almodóvar è più che una grossa responsabilità “dal momento che lui pretende il massimo e devi farti trovare prontissima come un soldato”, in realtà significa anche intraprendere un lungo e intenso viaggio emotivo in cui alla fine, citando T.S. Eliot, si torna al punto di partenza, conoscendolo per la prima volta: “Sono molto cambiata dopo aver lavorato a questo film – ci confessa Elena – Adesso sono molto più forte”.

L’attrice spagnola, classe 1975, condivide con noi i ricordi della lavorazione di “La pelle che abito”. E' così che scopriamo di quell’ultimo giorno sul set, quando Pedro finalmente le rivelò di essere rimasto orgoglioso della sua performance: “Ero così emozionata e sconvolta che arrivata a casa ho bevuto subito una bottiglia di vino!”. L’altro aneddoto è quello della sera della prima al Festival di Cannes: “Alla terza inquadratura del film, dopo soli quindici secondi mi sono ritrovata in lacrime, per poi scoppiare in singhiozzi. È successo qualcosa dentro di me, non riuscivo a fermarmi. Avevo un sovraccarico di emozioni e ansie che avevo tenuto dentro sin dall’inizio della lavorazione”.

Elena Anaya in La pelle che abito

Nel film cerca di rilassarsi praticando yoga. Lo ha fatto anche fuori dal set?
E’ stato un regalo di Pedro. Nella mia vita ho praticato karate, alpinismo e altri sport estremi. Ma lo yoga è stato come una rivelazione e mi ha aiutato a preparami fisicamente per questo ruolo. Lo ho praticato con lo stesso maestro di Pedro. Non badiamo mai al controllo del respiro, ma è importantissimo. Fisicamente però mi sono anche allenata tanto, dal momento che Pedro mi ha anche chiesto di mettere su qualche chilo e un po’ di muscoli, dato il passato del mio personaggio…

Ha detto karate e sport estremi? Come mai?
Be', è strano ma mia nonna ha insistito così tanto sin da quando ero bambina. Avevo quattro anni! Sono entrata in quel mondo e lo ho amato subito. Ho fatto karate fino a diciannove anni, sono cintura nera. E sì, mi piacciono gli sport estremi, sfortunatamente quando giriamo un film non possiamo fare nulla, per via di quelle assicurazioni! Non puoi nemmeno metterti su una moto. Puoi fare yoga, questo sì.

Nel film la vediamo scontrarsi con Banderas in un duello psicologico e fisico. Condivide con il suo personaggio la natura di guerriera?
Non lo siamo tutti? Tutti dobbiamo sopravvivere ad alcune realtà. Dopo aver lavorato con Pedro ho capito ancora di più quanto sia fondamentale essere in grado di resistere a tutti quei fattori esterni che ci attaccano e cercano di cambiare la nostra identità. Siamo guerrieri quando facciamo di tutto per proteggerla.  

Elena Anaya e Antonio Banderas sul set di Almodovar

In passato ha interpretato anche la vampira in “Van Helsing”, uno dei blockbuster meno convincenti di sempre. Che ricordi ha di quell’esperienza?
Non la rinnego affatto. Mi sono divertita tanto: non avrei mai creduto di volare sui tetti di Praga. Anche quella è stata una lotta per la sopravvivenza, dato che facevano meno sedici gradi ogni giorno! Come spettatrice, invece, cerco film che non solo mi intrattengano ma che mi facciano riflettere sulla vita.

Sappiamo che Hollywood non è tra le sue priorità, ma con quale regista vorrebbe lavorare?
Mi piacerebbe tanto recitare per Darren Aronofsky. E sì, in quanto a Hollywood non sono una persona da blockbuster, preferisco mettermi in gioco e rischiare. Quello che mi emoziona del mio lavoro è la paura dell’ignoto, di gestire gli imprevisti del ruolo.

E adesso che il mondo la conosce come la musa di Almodovar, come vive questo periodo?
Vivo giorno dopo giorno. Sapevo che sarebbe stato un lungo viaggio. È la prima volta da diciotto anni che faccio cinema, che il film che presento è l’ultimo che ho interpretato. Non ho progetti da preparare al momento. Volevo concentrarmi totalmente su “La pelle che abito”, fino alla fine.

Elena Anaya nel poster di Room in Rome

L'anno scorso ha interpretato lo scottante “Room in Rome”, che da noi è ancora inedito…
È una storia d’amore tra due donne, ma non è un film sul sesso. Mi piaceva e ne sono orgogliosa: è stato un lavoro molto difficile, dove mi sono esposta tanto. S’intitola “Room in Rome”, ma abbiamo girato in Spagna. Siamo arrivati a Roma alla fine, un mercoledì notte. Giovedì all’alba abbiamo ultimato le riprese. E sapete che ho fatto dopo? Ho noleggiato subito un motorino per guidare tra voi spericolati!


"La pelle che abito" è distribuito dalla Warner Bros.


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Le foto di Elena Anaya
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