NOTIZIE

Andy Serkis, l'uomo dai mille volti

Abbiamo incontrato a Londra Gollum, King Kong e lo scimpanzè Cesare. In un colpo solo

Andy Serkis

25.09.2011 - Autore: Alessandro De Simone
Fa uno strano effetto stare seduti davanti a Andy Serkis. Uno degli attori di maggiore talento degli ultimi dieci anni che raramente ha avuto l’occasione di mostrarsi sul grande schermo con le sue reali fattezze (lo ricordiamo al fianco di Simon Pegg in "Ladri di cadaveri" di John Landis), ma che avrebbe meritato almeno un paio di Oscar per le sue interpretazioni nella saga de "Il Signore degli Anelli" nei panni di Gollum e in quelli decisamente più ingombranti di "King Kong".

Merito della performance capture, tecnica digitale creata dalla Weta, la factory di effetti speciali di Peter Jackson, e che grazie al supporto di James Cameron sta raggiungendo frontiere straordinarie. Lo dimostra l’eccezionale lavoro fatto su "L’alba del pianeta delle scimmie" (qui la recensione), in cui Serkis interpreta il protagonista, lo scimpanzè Cesare, interagendo totalmente con gli altri attori, James Franco, John Lithgow e Freida Pinto tra gli altri, e soprattutto fornendo un’altra incredibile interpretazione che meriterebbe davvero una nomination da parte dell’Academy.

Andy Serkis sul set de L'alba del pianeta delle scimmie

Mr. Serkis, ora che lo ha finalmente visto terminato, cosa pensa de "L’alba del pianeta delle scimmie"?
Credo che Rupert Wyatt, il regista, abbia fatto un lavoro incredibile, ma sono anche convinto che gran parte del merito sia dovuto alla sceneggiatura, una storia fantastica e personaggi magnifici che ha anche grande rispetto della saga originale. Quando me l’hanno proposta e mi dissero che era una nuova versione del "Pianeta delle scimmie", la mia reazione fu “Oh, un’altra? Davvero?”, ma andando avanti con la lettura dello script ho capito che si trattava di un film dalle enormi potenzialità.

Questa volta il suo lavoro è stato diverso dal solito, perché ha avuto la possibilità di recitare direttamente sul set con gli altri protagonisti del film…
Non è la prima volta che interagisco con gli altri attori, l’ho fatto anche ne "Il Signore degli Anelli", in "King Kong" e "Tintin", recitando e dando loro le battute, ma di fatto la performing capture avveniva sempre in maniera separata, quindi c’era comunque un’interazione che mancava. In questo caso invece tutto è stato fatto sul set di fronte alla macchina da presa, quindi mentre venivano girate le scene primarie, contemporaneamente veniva catturata la mia interpretazione. È uno step tecnologico importantissimo, perché in questa maniera il regista può vedere sul set l’insieme del lavoro che viene fatto senza doverlo assemblare in seguito e naturalmente ne trae giovamento tutto il film.

Una sequenza de L'alba del pianeta delle scimmie

Questa volta interpreta un primate molto più basso…
Quando la gente mi chiede “perché hai interpretato un’altra scimmia?”, la mia risposta è “perché allora dovrei interpretare altri esseri umani?”. Sono ruoli completamente diversi, Kong è un personaggio solitario che pensa solo alla sua sopravvivenza e che non ha mai provato alcun tipo di emozione finché non incontra Ann che gli fa scoprire sensazioni completamente nuove. Cesare è uno scimpanzè giovane e intelligente, un bambino prodigio che ha avuto una vita privilegiata e che si trova a un punto in cui cerca di capire se è umano o meno, tanto da non riuscire a trovare un posto in nessuno dei suoi due mondi e a sentirsi una specie di mostro di Frankenstein, trovandosi di fronte a una scelta anche molto dolorosa.

Non le sta stretto in qualche modo il fatto di non essere riconoscibile quando recita?
Io credo che si sia sempre male interpretato il concetto di performing capture. Leggo spesso sui giornali che io ho prestato il corpo o la voce a un personaggio digitale, ma in realtà non è così. Io semplicemente recito e recitare significa prima di tutto studiare il personaggio, costruirlo psicologicamente, emozionalmente e fisicamente, creando le giuste interazioni con gli altri personaggi. Quando il pubblico esce da "L’alba del pianeta delle scimmie" ha riconosciuto il viaggio emotivo di Cesare, perché vede con i suoi occhi la sofferenza e il rifiuto attraverso cui passa il personaggio. È stato un lavoro molto complesso, su cui poi è stato applicato un make up digitale che non fa perdere niente dell’interpretazione, come invece avviene con il trucco tradizionale.

James Franco e il Cesare di Andy Serkis ne L'alba del pianeta delle scimmie

A proposito della performing capture, mi sembra che ci sia molta diffidenza nei confronti di questa nuova tecnica...
Il problema maggiore è che gli attori non hanno fiducia nel mezzo, perché sono convinti che quello che fanno vada perduto nel passaggio al digitale, e anche per questa ragione molti tendono a dare interpretazioni facciali eccessive e sopra le righe. Non è così, la performing capture, soprattutto l’evoluzione che abbiamo utilizzato per questo film, riesce a cogliere ogni sfumatura, quindi si tratta semplicemente di recitare. Non in molti riescono a capire quest’aspetto, Jim Carrey per esempio ci è riuscito, ma è uno dei pochi. Anche per questo ho deciso di aprire una scuola all’interno della factory che ho creato a Londra, la Imaginarium, dove insegnare agli attori a lavorare con la performing capture.


"L’alba del pianeta delle scimmie", in uscita il 23 settembre, è distribuito dalla 20th Century Fox.

Per saperne di più

Guardate il trailer