
Matt continui a lavorare senza fermarti mai…
Mi piace tanto, e finché tutti questi grandi registi mi chiameranno non dirò mai di no.
In “Contagion” interpreti il padre di una ragazza di quindici anni. Non pensi di essere troppo giovane per questo ruolo?
Non proprio: io ho quaranta anni. Forse la gente pensa che ne abbia trentacinque (ride), ma sono davvero un quarantenne!
E sei anche il padre di quattro figli…
Fare il papà è ormai gran parte della mia vita. Ho fatto questo salto nel vuoto quando ho conosciuto mia moglie che aveva già una figlia di quattro anni. Adesso ne ha tredici. Sono cresciuto. Ho dovuto farlo, dal momento che mia moglie continuava a dirmi: “non posso allevare anche te!”.

Come te la cavavi con i bambini prima di fare il padre?
Ero abituato a fare lo zio, quello che rompe le regole dei genitori e che porta i bambini a prendere un gelato nei momenti più scomodi. Sono cresciuto e ora i miei parenti mi prendono in giro. Mia sorella maggiore, ad esempio, mi dice: “un tempo eri divertente. Adesso non più!”.
Quindi è stata dura maturare in questo modo?
Non direi. È stata una cosa naturale, una progressione facile.
Nel film ti ritroviamo un po’ appesantito nei panni di un uomo qualunque…
Ho mentito quando ho detto in pubblico di aver messo su tutti quei chili per il ruolo. La verità è che ho avuto tanto tempo libero e ho mangiato tutto quello che volevo! Arrivato sul set ho detto a Steven Soderbergh: “Scusami Steven, sono ingrassato un po’ ”. E lui: “No, no. È perfetto per il tuo personaggio, dato che interpreti un uomo che non lavora da un anno”. E io: “fantastico! Quindi vedi che mi sono preparato?”. E lui: “Già, ma assicurati di dire così anche alle interviste almeno!”.

“Contagion” è il tuo ennesimo film con Steven Soderbergh. Come è andata questa volta sul suo set?
Sono sempre più affascinato dal suo metodo di lavoro. Ci sono soltanto un paio di persone che lavorano come lui. Persone veloci e che montano i giornalieri immediatamente. Spielberg fa così e anche Eastwood. Oggigiorno si gira tutto da ogni angolazione e si monta in un secondo momento. Clint mi ha raccontato di quella volta che De Sica gli ha fatto pronunciare mezza battuta per poi fermarlo improvvisamente. “Non vuoi che finisca di dire la frase?” – lui aveva chiesto al regista. E De Sica: “No, per la parte finale della battuta voglio un primo piano!”. Tanti registi facevano così, perché all’epoca erano gli Studios a dettare legge sul montaggio, una volta che consegnavano il girato. Lo facevano per sfuggire al controllo dei produttori. Per Steven ogni scena deve essere girata nel minor numero di inquadrature: in questo modo riesce a girare sette pagine e mezzo di copione al giorno. Una cosa pazzesca se si considera che in media ne vengono girate due e mezzo.
Qual è allora il suo segreto?
Ogni giorno, una volta finite le riprese tornavamo all’hotel, e scaricavano il girato digitale: noi andavamo a fare la doccia, chiamavamo le nostre famiglie e ci incontravamo nel bar. Steven si metteva in un angolo a lavorare al suo computer. Dopo quarantacinque minuti si toglieva quelle sue cuffie e ci mostrava il computer con la scena girata già montata. Come attore ricevi più informazioni su come sta venendo il film e sul suo tono. E questa cosa ti aiuta davvero tanto per il giorno successivo di lavoro.
"Contagion", interpretato anche da Kate Winslet, Jude Law, Gwyneth Paltrow, Laurence Fishburne e Marion Cotillard arriverà nei cinema dal 9 settembre, distribuito dalla Warner Bros.
Per saperne di più
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Le dichiarazioni di Soderbergh
La recensione del film