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Cannes: i Fratelli Coen incantano a ritmo folk

Inside Llewyn Davis, ritorno alle radici della beat generation. Il primo vero asso del Festival

Inside Llewyn Davis - Oscar Isaac

19.05.2013 - Autore: Pierpaolo Festa, da Cannes
Cronache da una proiezione sulla Croisette: assistere a un film dei Fratelli Coen nel bel mezzo di una sala popolata da un paio di migliaia di spettatori, può rendere la vita migliore. Si ritorna al più puro concetto di “esperienza cinematografica”. Sappiamo già quello che i registi assicureranno: un concentrato di emozioni, filtrate dal loro talento autoriale e costantemente pregne del grottesco tipico del loro cinema. Le risate, le bizzarre espressioni dei personaggi, le atmosfere ipnotiche e i movimenti di macchina costantemente pieni di idee sono garantiti in Inside Llewyn Davis. Non si tratta semplicemente di un cocktail di cui conosciamo già il sapore, bensì di un nuovo indimenticabile tassello della cinematografia dei Coen: un atto d’amore per la loro musica del cuore.

Il viaggio folk intrapreso dai registi è così intimo e allo stesso tempo potente. Gli anni Sessanta, inquadrati in atmosfere grigie e per lo più notturne, non sono poi così oscuri come sembrano. I Coen raccontano un periodo in cui ci si poteva permettere ancora la scelta di "non fare". L'epoca in cui per essere newyorchese bastava semplicemente occupare il divano di uno sconosciuto e passare la notte a Manhattan. In quegli anni chi non aveva trovato una posizione sociale era ancora il più cool di tutti. Llewyn Davis fa parte di questa schiera di perdenti romantici: un uomo con qualità discutibili a cui però lo spettatore non può fare a meno di affezionarsi. I Coen lo strapazzano per due ore, aumentando la sua dose di disgrazie incluse gravidanze indesiderate, lutti e gatti che spariscono.

La commedia cupa diventa un road movie, finendo per rivelarsi  come un piccolo grande film, il cui cuore batte a ritmo di musica folk. Un film piccolo come il mondo del protagonista, troppo stretto ad ogni inquadratura. Bastano però le corde di una chitarra per raggiungere ogni infinita possibilità. Le performance canore - tutte meritevoli di una standing ovation - consacrano definitivamente Oscar Isaac, in passato attore da tenere d'occhio, adesso artista a 360 gradi. Come da tradizione anche il cast di contorno è memorabile: Carey Mulligan si dimostra in grado di far evolvere le sue qualità drammatiche in una performance spassosa, Justin Timberlake continua a voler dimostrare di avere il carisma dell'attore. Quando in scena arriva  John Goodman, si ha la garanzia di essere stati definitivamente a Casa Coen. 

Si esce dalla sala di ottimo umore e con la voglia di non lasciarsi scappare la colonna sonora.

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