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Torino Film Festival: Sezione Onde

Intervista a Roberto Manassero, che insieme a Massimo Causo ha selezionato i film della sezione più sperimentale del Torino Film Festival.

TFF 09

13.11.2009 - Autore: Stefano Milano
Onde è la sezione del festival più “obliqua” e sperimentale del Torino Film Festival, che raccoglie – eludendo volutamente i confini stilistici e poetici – tanti diversi nuovi modi di fare cinema, ridefinendone in qualche modo l’immaginario. “La particolarità di Onde – spiega Roberto Manassero – è la sua libertà assoluta nel selezionare i titoli. Se c’è una cosa che io e il curatore della sezione Massimo Causo ci sentiamo di garantire è la grande varietà di generi, stili e storie dei film che presentiamo, tutti esempi di un cinema perennemente alla ricerca di se stesso, incapace di guardare al mondo in un’unica direzione e con un solo sguardo”.

Molti dei film proposti sembrano avere un comune denominatore: l’urgenza di raccontare, con un afflato “teen”, magari anche “punk”. Quali sono i titoli più “urgenti”?
“Senza dubbio Saturn Returns di Lior Shamriz, la storia di due dropout nella Berlino di oggi, tra autodistruzione e voglia di cambiamento. È un film underground, che ricorda la New York dei primi anni ’80, teso nello stile e disperato nella narrazione. In una sezione dedicata, forse per via del nome, alle possibili nouvelle vague del cinema, mi viene in mente il corto The Dirty One, prodotto da Harmony Korine, giocato sullo straniamento di due ragazzine precipitate nell’inferno al “rumore bianco” di una metropoli americana. Un piccolo capolavoro”.

E quelli che lanciano linee di fuga che facciano intravedere le direzioni possibili di un nuovo modo di fare cinema?
Il compito principale di Onde è quello di aprirsi alle varie forme del cinema contemporaneo, alla curiosità e alla passione di ogni sguardo “non riconciliato”. Se penso a Un sourire malicieux di Christelle Lhereux, storia d’amore su un set cinematografico sulle parole e i rumori di Gli uccelli di Hitchcock, penso a un cinema che trova nel passato le basi del proprio futuro. La stessa cosa la si può dire per Independencia del filippino Raya Martin, che reinventa il cinema muto per riflettere sull’invasione coloniale del suo paese”.

Quanto sono presenti l’ideologia e la politica nei film di Onde? E come vengono affrontate dai registi?
“Tra la Cina e la Francia di oggi, l’Italia del 1989 e i gay pride degli anni ’70, Onde cerca nuove vie al cinema militante. La realtà economico-sociale viene indagata per cogliere oltre le immagini il senso della Storia, le sue tracce, i suoi fantasmi. In Diario 1989, per esempio, i grandi Gianikian e Ricci Lucchi montano immagini di vecchie feste dell’Unità come spettri di una storia perduta, mentre il francese Sylvain George scrive i versi di una nuova possibile resistenza al capitalismo nell’estremo e arrabbiato L'impossible - Pages Arrachées”.
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