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We Want Sex - La nostra recensione

Sally Hawkins guida la lotta per i diritti delle donne nella nuova commedia di Nigel Cole, storia vera di un gruppo di operaie Ford che sfidarono l'azienda per ottenere un salario equo

We Want Sex

31.10.2010 - Autore: Marco Triolo
Il 1968 è stato uno dei anni più importanti del secolo scorso, ed è assurto a simbolo di una presa di coscienza collettiva che ha cambiato per sempre la società occidentale. Al cinema, è stato raccontato in moltissime occasioni, ma c'è una storia che ancora non era stata narrata: quella delle 187 operaie che paralizzarono gli stabilimenti di Dagenham, a est di Londra, e pretesero l'equità di retribuzione rispetto ai loro colleghi maschi. Una storia che naturalmente ha risonanza anche oggi, in un mondo in cui spesso i diritti dei lavoratori sono dimenticati e in cui domina il precariato. E poi, la storia delle lavoratrici di Dagenham funziona perfettamente come metafora della lotta per la parità di diritti delle donne, iniziata con le suffragette a cui, non a caso, le protagoniste di “We Want Sex”.

Nigel Cole tratta la prima parte del film con la leggerezza di tocco che ci aspettiamo da una produzione britannica, delineando una galleria di personaggi funzionali e capaci di suscitare l'empatia del pubblico. Gli attori sono efficaci, a partire dalla brava Sally Hawkins (nella parte del leader dello sciopero, Rita O'Grady). Accanto a lei non sfigurano Miranda Richardson, Rosamund Pike (che fa uno dei personaggi più interessanti del film, divisa tra il suo ruolo di moglie di uno dei dirigenti e la sua simpatia verso la causa delle scioperanti), ma soprattutto un come al solito eccezionale Bob Hoskins. La dimensione umana, raccolta della narrazione funge da propellente e fa decollare una commedia d'epoca con un sottotesto politico e sociale non da scherzo. E la volontà di far identificare lo spettatore si avverte nella scelta molto intelligente di mostrare la vita privata di queste donne, le loro famiglie, le serate tra amiche. Tutto molto convincente e sorretto da un umorismo intelligente che sfocia in un paio di battute destinate a suscitare il plauso del pubblico.

Dove la pellicola convince di meno è la seconda parte, quando la sottotrama diventa il centro focale delle vicende, quando lo sciopero diventa qualcosa di più perché in gioco non c'è solo un aumento di paga, ma la concezione della donna nella società inglese e mondiale. L'intensificarsi della lotta porta a una serie di ostacoli da manuale: il marito della protagonista si sente trascurato e perde fiducia nella causa della moglie, il fronte comune delle colleghe inizia a sfaldarsi e tutto sembra sull'orlo di perdersi. Alla fine, sta a Rita riunire tutte ed è qui che si cade nell'inevitabile difetto di produzioni come questa, ovvero una retorica eccessiva e didascalica che intende ispirare il pubblico e palesare l'importanza storica del “momento” a cui si sta assistendo. Grazie, ma l'avevamo già capito all'inizio, senza bisogno che ce lo spiegassero.

Eppure lo humor inglese rende questi difetti sopportabili e ci porta alla conclusione senza costringergi a sbirciare l'orologio. Con una ventina di minuti in meno, “We Want Sex” avrebbe potuto essere un efficace spaccato dell'Inghilterra anni Sessanta. Così com'è è una commedia piacevole che sarà presto dimenticata.