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Venezia: Placido presenta il suo Vallanzasca

"In parlamento c'è chi ha fatto di peggio": così Michele Placido esordisce nella conferenza stampa di "Vallanzasca - Gli angeli del male", il suo nuovo film presentato fuori concorso...

Michele Placido

06.09.2010 - Autore: Marco Triolo, nostro inviato al Festival di Venezia
“Vallanzasca ha le sue colpe, è un criminale, ma è uno dei pochi che stanno ancora in galera. Ci sono persone in parlamento che hanno fatto cose peggiori di lui”: esordisce così Michele Placido alla conferenza stampa di presentazione del suo “Vallanzasca – Gli angeli del male”, proiettato stamattina fuori concorso per volere del regista, che non intendeva dare “ai benpensanti una possibilità di attaccarci”. Eppure, con una frase del genere detta a una platea di giornalisti, le polemiche se le dovrà aspettare eccome. Il film non nasconde l'innata simpatia di carattere che ha sempre sfoggiato il bel René, che nonostante abbia commesso rapine e omicidi è stato per anni ammirato come un'icona dal fascino proibito. E' più che naturale, dunque, che un film sulla sua vita viaggi sul filo del rasoio tra la condanna e l'apologia. Ed è più che naturale che la sua uscita sia accolta dallo sdegno delle famiglie che hanno perso i loro cari per mano della sua banda di malviventi. “Qui è questione di libertà di pensiero e di espressione. Rispetto il dolore delle vittime, e certamente ho avuto delle remore. Dopo tutto sono stato educato in un collegio di preti e ho fatto il poliziotto. Quello che mi interessava era raccontare un criminale. Kim Rossi Stuart mi ha dato il coraggio, perché anche lui voleva affrontare questo personaggio e abbiamo fatto questo viaggio insieme”.

A questo punto della conferenza, un giornalista provoca Placido con una domanda che suona più come un'accusa: in un momento storico come questo, era davvero necessario fare un film su un criminale, presentandolo quasi come un eroe? Il regista, come si sa, è noto per il suo carattere irascibile, e noi volevamo vederlo con il sangue alla testa. E invece si contiene e risponde a tono, esponendo con chiarezza la tesi che sta sotto all'intero film: “Renato Vallanzasca è un mito creato principalmente dalla stampa, che cerca sempre di sbattere il mostro in prima pagina. Lui davvero ha questa leggerezza, da cui si finisce sedotti. Allo stesso tempo, però, era un criminale. E' lì che sta il mistero, ed è lì che sta il film”.

Placido pone molto l'accento sull'etica criminale di Vallanzasca: “Renato è nato criminale, lo dice e non lo nasconde. Ma ha una sua etica, poco comprensibile a quella di noi persone per bene. Ad esempio, si è assunto con coraggio la responsabilità di tutti i delitti commessi dalla sua banda. Inoltre, non ha mai sparato su persone inermi e alla fine non si è neppure arricchito. Certo, ha commesso dai ventiquattro ai ventotto crimini nella sua carriera, l'ultimo dei quali me lo ha confessato poco prima delle riprese. Mi ha rivelato di aver ucciso un pentito, ma per lui era un dovere. Questa è la sua etica: non avere a che fare con mafia, attentati e vittime innocenti”. E conclude: “ Vallanzasca non va perdonato, ma va compreso. Sua moglie sta facendo un viaggio dolorosissimo per portare il marito fuori dal carcere. In qualsiasi altro paese, dopo quarant'anni di detenzione lui sarebbe fuori, a maggior ragione in un paese cattolico come l'Italia”.

L'impressione, dunque, è che Placido non le mandi a dire. Ma d'altra parte un film così richiede l'audacia di saperne parlare senza falsi moralismi. Noi ci sentiamo di promuoverlo per la capacità dimostrata di difendere la sua tesi fino in fondo.

La vignetta di Marco Triolo: "Non fate arrabbiare Michele Placido"

Michele Placido nella vignetta di Marco Triolo