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Venezia: il Risorgimento secondo Mario Martone

In Concorso alla Mostra "Noi credevamo", pellicola di oltre tre ore che il regista presenta a Venezia insieme agli attori Luigi Lo Cascio, Luca Zingaretti e Luca Barbareschi

Noi credevamo - Mario Martone

07.09.2010 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Venezia
“Non amo certi estetismi formali. Non è quello il cinema che mi interessa e non credo che questo film sia stato realizzato con tono diverso dai miei film precedenti. La mia grande fonte è Rossellini sia per il modo in cui ha utilizzato la storia al cinema sia per come la ha filmata” – questa è la dichiarazie di Mario Martone nel momento in cui i giornalisti pronunciano le parole “stile vecchio e piuttosto televisivo”, quello con cui avrebbe messo in scena “Noi credevamo”, il suo affresco sul Risorgimento, presentato in Concorso a Venezia 67. “Non ho mai sentito il bisogno di alludere a uno stile moderno per modernizzare la vicenda – continua il regista – Il mio scopo era fare in modo che il cinema si concatenasse e si snodasse attraverso il respiro narrativo”.

Martone parla di “film storico che mette lo spettatore in condizione di creare il rapporto con il nostro presente” e assicura che 'Noi credevamo' è costruito su materiali storici rigorosi”. Al suo fianco Luigi Lo Cascio, tra i protagonisti del film, aggiunge: “Questi personaggi hanno qualcosa del teatro e del mito, il mio ad esempio è un po' shakesperiano. Questo è un film che da una parte ci precede e racconta le nostre origini, dall’altra mostra una direzione ancora da venire”.

Il regista mette in scena il confronto tra spinta democratica e tensione autoritarista e parla di “pellicola profondamente maschile, una storia di giovani che diventano uomini. Eppure mi sembrava importante individuare un personaggio femminile, ma non volevo che fosse madre, figlia, sorella o fidanzata. Volevo che avesse idea politica in rapporto dialettico con quella degli uomini. Mi sono imbattuto nel personaggio di Cristina di Belgioioso (interpretata da Francesca Inaudi), dai cui scritti provengono molti dialoghi del film. La sua visione era molto avanzata”.

Presente al Lido anche Luca Barbareschi che nel film interpreta l'ambiguo Antonio Gallenga, giornalista e cospiratore: “Questo è un film molto importante per il Paese oggi e bisogna permettere a milioni di persone di vederlo – afferma l’attore – è importante per ricordare. Perché un paese senza memoria non va da nessuna parte. Ho messo nel mio ruolo le sofferenze che ho passato facendo politica in questi anni. Penso che sia un film coraggioso che arriva in un momento necessario di cambio nella politica italiana”.