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Venezia 68: spettacolare Friedkin!

Il regista ha presentato in Concorso "Killer Joe", pellicola violentissima ma pregna di humour nero. Lo abbiamo incontrato

William Friedkin ed Emile Hirsch

08.09.2011 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Venezia
La nostra giornata a Venezia 68 comincia alle nove con "Killer Joe” di William Friedkin. Meno di due ore dopo, nella sala Darsena del Lido, ci ritroviamo ad applaudire per cinque minuti insieme al resto del pubblico (circa seicento giornalisti). Gli applausi raddoppiano nel momento in cui incontriamo il regista nel corso della conferenza di presentazione: “Non ho idea di cosa parli il film – scherza Friedkin – mi piace pensare che è una storia simile a Cenerentola: e cioè quella di una ragazza che sogna il principe azzurro e lo incontra. Purtroppo il suo principe è anche un killer!”.

La violenza messa in scena viene filtrata attraverso una forte dose di umorismo nero, mentre sullo schermo Matthew McConaughey ed Emile Hirsch ne combinano di tutti i colori, tra ricatti, fantasie sessuali e omicidi: “Questo film è tratto da un play teatrale scritto dal nostro sceneggiatore Tracy Letts, ma sapete una cosa: ci sono tanti altri film americani, tantissimi, tratti da opere teatrali. Qualcuno di voi sa che ‘Casablanca’ è l’adattamento di un play teatrale mai prodotto?”.

“Oggigiorno il cinema americano trae ispirazione perfino dai giocattoli – continua il regista – io ho scelto un’opera teatrale perché è chiaro che quando ti basi su quei testi, sai già che il dialogo sarà ottimo. Quindi non voglio prendermi il merito di questo film, è stato Tracy Letts, io sono stato soltanto il direttore di orchestra. Mi sto abituando a farlo e mi piace molto: ultimamente ho anche diretto diverse Opere liriche a teatro”. Friedkin dice di essere stato benedetto nell’aver lavorato con questo cast: “Senza di loro non avrei potuto fare il film”. E continua parlando di umorismo nero: “Io trovo questo film a tratti divertentissimo, ma non credo che molti la penseranno come me. Di certo non è divertente nello stile di Stallio e Ollio, Totò o Benigni!”.

Negli ultimi minuti del nostro incontro, il regista parla di amore per il cinema, nominando “Fellini, Antonioni, Alan Resnais, John Ford, Orson Welles, guardo i loro film in continuazione. Devo dire che la tecnologia in America è avanzata così tanto che ogni sogno di un regista può essere realizzato: guardo gli inseguimenti di ‘The Bourne Ultimatum’ e penso siano bellissimi e non ho idea come ci siano riusciti. Spero che qualcuno in futuro riuscirà a fare con la tecnologia, ciò che Orson ha fatto con ‘Quarto potere’ e cioè fare avanzare il cinema in una nuova era, lasciando un’impronta. Senza Orson, senza quei registi che ho nominato, io non avrei mai imparato a girare un film”. E conclude: “Degli americani che oggi fanno cinema mi piacciono Paul Thomas Anderson e Darren Aronofsky, che spero sentirà questo complimento e deciderà di premiare il mio film con il Leone d’oro! Ovviamente adoro i Coen, ma chi non li adora? C’è qualcuno qui a cui non piacciono i Coen? Se sì… vi prego andate via!”.


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