NOTIZIE

Venezia 68: Al Pacino fra teatro e cinema

Il grande attore americano giunge al Lido per presentare il suo ultimo film da regista, il semi-documentario "Wilde Salome". Lo abbiamo incontrato

Venezia 68 - Al Pacino, Jessica Chastain

04.09.2011 - Autore: Marco Triolo, nostro inviato al Festival di Venezia
Il più grande ospite di Venezia 68: è senz'altro questo Al Pacino, ma è molto, molto di più. E' uno dei più grandi attori del cinema americano, certo, ma è anche un regista unico, dotato di una voce e un progetto molto personale. Lo avevamo già capito con “Riccardo III – Un uomo, un re”, ma con questo “Wilde Salome” appare ancora più chiaro. “Il mio non è un documentario, ma non è neanche un film – avverte l'autore, giunto per ritirare il premio Jeager-LeCoultre Glory to the Filmmaker – Volevo parlare di Oscar Wilde e dei problemi che affrontò nella vita, e connetterli con i nostri, rivelando qualcosa di me. Io ne esco come un tizio un po' goffo che tenta di capire come fare un film”. Questo nasce dalla natura del progetto, partorito senza uno script in mano: “Non sapevo in che direzione stavo andando, così ho preso una pausa di cinque mesi dalla lavorazione. Come un pittore che osserva un suo quadro a distanza, io ho preso le distanze dal film, e quando sono tornato a lavorarci l'ho finito in cinque settimane”.

Ma, come ammette Pacino, il vero motore del progetto è stato il suo incontro con Jessica Chastain: “Lei è la vera ragione del film. Quando l'ho incontrata volevo che facesse immediatamente Salomé, prima che Hollywood me la portasse via”. Il paragone con “Riccardo III” non è estraneo allo stesso autore: “Con quel film volevo far connettere il pubblico con Shakespeare, con questo intendevo comunicare cosa ho sentito quando ho visto la play per la prima volta. Parlando della vita di Wilde, un grande artista che se n'è andato troppo presto, volevo fare luce sulla play”. A proposito del suo lavoro teatrale, Pacino spiega: “Quando lavori a teatro si forma un legame naturale con gli altri attori, perché si dipende gli uni dagli altri come se si facesse parte di uno spettacolo di trapezisti, dove se sbagli cadi”. E del suo amore per il cinema: “Venticinque anni fa ero diviso fra teatro e cinema. Poi ho iniziato a dirigere alcuni progetti personali, che tengo nascosti e non pubblicherò mai, e mi innamorai dell'idea di fare un film. Ma mi ritengo comunque un dilettante nella regia, sono soprattutto un attore, però mi piace dirigere i miei progetti ai margini”.

E il futuro? “Non lo so davvero. Continuano a offrirmi film e mi piacerebbe dire che sono selettivo, ma non lo sono! Si cerca sempre di fare film, ma almeno posso dire che li accetto solo se ritengo che vadano bene per me. Ecco il mio futuro: un foglio in bianco”. Su cui speriamo si scriva ancora con la penna del grande cinema.

Film.it vi accompagna giorno dopo giorno al sessantottesimo Festival di Venezia. Visitate il nostro speciale per leggere le recensioni, gli incontri e le interviste con attori e registi e le foto dal tappeto rosso.