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Top Five: Ang Lee, artista eclettico

Mentre a Cannes passa, in concorso, il suo "Taking Woodstock", ripercorriamo insieme le 5 fondamentali pellicole della filmografia di un taiwanese, ma vive negli Usa dal 1978, che da quando ha iniziato a fare il regista... ha vinto una marea di premi!

Ang Lee Cannes

17.05.2009 - Autore: Nicoletta Gemmi
E’ fuor di dubbio oramai che da “Banchetto di nozze” a “Taking Woodstock”, Ang Lee appartiene alla categoria di autore eclettico, una definizione che di solito è contraddittoria. Tra Orsi, Leoni e Oscar, i suoi numerosissimi riconoscimenti servono a farci capire che siamo di fronte a un maestro della filmografia che sembra fatta apposta per scardinare certe asserzioni. E cioè, che ogni vero artista sia caratterizzato da una scelta rigorosa di temi, stile e dal bisogno primario di rifarsi sempre alle proprie radici culturali.



“Lussuria  - Seduzione e tradimento”, anno 2007, Leone d’Oro al Festival di Venezia.
Una delle pellicole più impegnative e personali per Lee perché narra fatti storici legati al suo paese, ovvero l’occupazione giapponese in Cina, durante la II° Guerra Mondiale. Un melodramma raffinatissimo e raggelato che si appoggia sulla vicenda di una donna che si innamora di colui che dovrebbe uccidere. La ragione opposta al sentimento, il dovere che lotta contro la follia dell’amore. Un affressco della Shanghai degli anni ’40 che riluce della preziosità della seta delle signore impegnate in interminabili partite di mahjong.



“I segreti di Brokeback Mountain”, anno 2005, Leone d’Oro al Festival di Venezia e 3 Oscar: Miglior Regia, Migliore Colonna Sonora, Migliore Sceneggiatura non Originale.
Paesaggi sconfinati e l’amore tra due cowboy in un bellissimo e corale ‘western’. Una struggente storia d’amore – impossibile non solo perché tra due uomini ma soprattutto in quanto ambientata nel Wyoming del 1963 - per la quale valgono tutte le lacrime versate. Solitudini cosmiche che il dramma stritola nel consumo di esistenze ordinarie che, dopo quella notte, diventeranno straordinarie. L’amore è dolore, rabbia, felicità e la presa di coscienza di non essere  - appunto  - ordinari. Un film attuale - con due grandissimi interpreti (Gyllenhaal e Ledger, che ci manca ogni giorno) – per capire che la liberalizzazione delle regole e dei costumi non libera dall’angoscia dei sentimenti inaccettati, dal rifiuto di se stessi.



“La tigre e il dragone”, anno 2000. Il film passò Fuori Concorso a Cannes e mandò in estasi il pubblico.
Corpi che volano, acrobazie, corse veloci e leggerissime, inseguimenti, mirabolanti combattimenti. “E’ un Ragione e Sentimento asiatico – afferma Lee – che ripropone la libertà di amare e di essere ciò che si è. Siamo in una Cina leggendaria, ma con i ritmi di oggi. In esso c’è l’essenza della mia filosofia e quella delle arti marziali: cercare l’armonia, ridurre i confini”. Michelle Yeoh e la giovanissima Zhang Ziyi rimangono nella memoria per bellezza e sensualità.



“Tempesta di ghiaccio”, anno 1997. Premio alla sceneggiatura al 50° Festival di Cannes.
Tratto da un romanzo cult di Rick Moody, il film descrive una situazione generale di incomunicabilità: fra mariti e mogli, fra amanti, genitori, figli e amici. Indimenticabili Christina Ricci ed Elijah Wood. Un film terribilmente tragico ed intelligente. Da rivedere, assolutamente.



“Mangiare bere uomo donna”, anno 1994, passò alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes.
E’ il terzo film di Lee e riassume molto di quello che svilupperà in seguito attraversando un po’ tutti i generi cinematografici. Vale a dire: cercare di raccontare i processi interpersonali, senza mai giudizi morali. E poi il rapporto fra vecchio e nuovo, modernità e tradizione. Qui c’è un vedovo che, nonostante abbia tre figlie, e sia uno dei migliori cuochi del mondo, non riesce a stabilire una comunicazione attraverso il nutrimento. Ma grattando dietro la superficie delle cose si va alla ricerca del significato e, alla fine della storia, i protagonisti riacquisteranno – anche metaforicamente – il senso del gusto (della vita) che pensavano di avere perduto.

Per saperne di più
Speciale Cannes: Ang Lee presenta Taking Woodstock
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