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Tognazzi presenta Il padre e lo straniero

Ricky Tognazzi presenta insieme a tutto il cast il nuovo film, fuori concorso al Festival di Roma 2010

Ricky Tognazzi

30.10.2010 - Autore: Giorgia Garbuggio
Tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo, che ha collaborato anche alla sceneggiatura, “Il Padre e lo Straniero” è un dramma familiare che tocca vari temi come l’amicizia tra i due protagonisti, l’amore di un padre verso il figlio e la voglia di confrontarsi con la malattia in maniera forte e coraggiosa. All’Auditorium di Roma abbiamo incontrato tutto il cast: il regista Ricky Tognazzi, Simona Izzo insieme a Giancarlo De Cataldo e poi gli attori Ksenia Rappoport, Alessadro Gassman e Amr Waked.

“Sono molto felice e orgoglioso di essere qui - ha affermato Tognazzi - Anche per la dedica che quest’anno il Festival di Roma regala a mio padre. Per questo sono contento di presentare un film sulla paternità e la difficoltà di essere padre fino in fondo. Abbiamo tentato di raccontare la crescita di un genitore attraverso il sentimento dell’amicizia, un’amicizia che va oltre la propria cultura e il proprio paese. Abbiamo l’opportunità di imparare attraverso la diversità, quella diversità che ci arricchisce. E’ un po’ questo il messaggio che vuole lanciare il film".

Una domanda per gli attori: in che modo vi siete rapportati nei confronti della malattia infantile raccontata nella storia?
Alessandro Gassman : Ho avuto la fortuna di leggere il libro di Giancarlo De Cataldo prima di ottenere il ruolo da protagonista.  Il romanzo è molto emozionante ed ero felice e preparato quando Tognazzi mi ha chiamato. Per quanto riguarda la malattia, la mia reazione personale non sarebbe stata molto diversa da quella del personaggio che interpreto.
Il messaggio è importante: la conoscenza e l’attenzione rispetto a qualcosa lontano da noi può aiutarci a migliorare la nostra esistenza. Abbiamo lavorato molto anche con bambini disabili ed è stata un’esperienza forte per me. Devo ringraziare la grande abilità di Tognazzi e degli sceneggiatori nel rendere questo racconto mai patetico ma anzi profondamente toccante per la scioltezza con cui tratta un argomento tanto delicato.

Ksenia Rappoport: io non ho avuto il piacere di leggere il romanzo però sono stata onorata di conoscere Giancarlo De Cataldo e sua moglie. Una famiglia che conosco molto bene ha un bimbo disabile, inoltre sono stata in Russia in un centro che aiuta i bambini che hanno difficoltà motorie.
I sentimenti tuttavia sono molto difficili da descrivere.

Amr Waked: Quest’amore incondizionato tra padre e figlio, il contatto fisico sempre presente e costante e il dolore che viene affrontato con tanto coraggio e forza… è difficile immaginare un rapporto così.

Cosa avete apportato di vostro dalla trasposizione dal libro al film?
Simona Izzo: ci abbiamo lavorato tanto, ma non abbiamo faticato nel scriverlo perché il libro era già una sceneggiatura bellissima! E’ stato forse più difficile farlo diventare film.
La storia tocca due temi importanti: la paternità e l’amicizia.
Il lungometraggio è stato dedicato a Renato, il secondo padre di Ricky che non ha potuto vedere la realizzazione di questo nuovo lavoro. Il momento più bello e più esplicativo del film sicuramente è quando Gassman fa la doccia con il figlio. In una cultura come quella italiana in cui il figlio maschio è ancora visto come quello “da baciare soltanto quando dorme”, questo film vuole offrire una visione totalmente opposta di un amore che piano piano riesce a venire allo scoperto.
Il secondo tema, quello dell’amicizia è fondamentale per la creazione di questo rapporto tra padre e figlio. Il legame tra Gassman e Waked non ha un vincolo professionale o utilitaristico. Il comportamento di Gassman, come coprire l’amico rischiando anche di essere ucciso, è il segno che l’amicizia prevede sempre un sacrificio importante per la realizzarsi. Ksenia invece non ha bisogno di diventare madre perché nasce madre e lo sa.

Il film è un inno all’amore in senso generale: verso questi bambini , verso questa coppia (in crisi) tra i due amici che alla fine sono legati da un comune destino.
Come è stato scelto l’amico arabo?

Tognazzi: Indubbiamente il film manda un messaggio di pace. Ho conosciuto Amr Waked  in altri film e mi è subito piaciuto. Della nostra collaborazione mi rimarrà impresso il suo sorriso e la sua simpatia, a lui probabilmente rimarrà un po’ d’italiano!

Tognazzi e De Catalado: com’è stata la collaborazione tra voi ?
De Cataldo: Con Ricky abbiamo lavorato insieme, mettendo molto sentimento e cuore.
La premessa è che sono abituato a lavorare ad adattamenti e lo faccio volentieri, sono consapevole che c’è un tradimento da libro a film, e sono disposto ad accettarlo purché il tradimento funzioni.
Sento comunque di avere la paternità sia dell’opera letteraria sia di quella cinematografica.
E gli incontri che si sono creati con il team ci hanno fatto affrontare il lavoro in maniera molto conviviale e sincera.

Il soffio è la sintesi di una trasmissione di sentimenti tra un padre e un figlio. Da dove arriva questo gesto?
De Cataldo: La storia è legata a ragioni autobiografiche. Venti anni fa ho saputo che mia figlia soffriva di una grave malattia simile a quella descritta nel libro e nel film.
Il grande buco nero dei bambini disabili è che non camminano verso il mondo, ognuno quando nasce si dirige verso il mondo per esplorarlo, invece loro non hanno la percezione di conoscere il futuro, ne sono incapaci. Chi gli sta accanto, i genitori per primi, ha l’incarico di fargli incontrare questo mondo.
Il soffio è appunto è un gesto che rappresenta lo sforzo di portare il mondo verso questi bambini e far sì che assorbano e accettino ciò che è esterno a loro.

Il Padre e lo Straniero” verrà distribuito nelle sale il 18 Febbraio dalla 01 Distribution.