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C'era una volta a New York - La nostra recensione

Il nuovo lavoro di James Gray è un grande film mancato, ambizioso ma fiacco nella narrazione

25.05.2013 - Autore: Pierpaolo Festa, da Cannes
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Premesso che Two Lovers è un gran filmone e che James Gray è nella top five degli autori statunitensi contemporanei più interessanti, ciononostante il suo nuovo appuntamento cinematografico non è all'altezza delle aspettative. Si esce delusi dalla visione di C'era una volta a New York. Siamo davanti al film più ambizioso del regista, quello più a rischio. Dopo un avvio interessante, infatti, la pellicola si incaglia in un percorso narrativo poco convincente in quanto a dinamiche tra i personaggi.

The Immigrant (questo il titolo originale) è una period pièce ambientata nella New York degli anni Venti, con un'ottima ricostruzione di quel periodo e il volto splendido e sofferente di Marion Cotillard al centro dello schermo. Il regista ci affida al suo sguardo per tutta la durata del film. Gray, come tanti prima di lui, apre il suo film sulla Statua della Libertà, ma è forse il primo a inquadrarla esclusivamente di spalle. Una ripresa simbolica che riflette sul lato oscuro del sogno americano, pagato dalla protagonista sulla sua pelle. La Cotillard, infatti, interpreta una donna appena fuggita dalla Polonia del dopoguerra e subito privata della sorella messa in quarantena in quel di Ellis Island. Inevitabile pensare a Il Padrino - Parte II sia per l'inizio ambientato sull'isola che per la New York dell'epoca, la stessa del giovane Vito Corleone.

Scenografie e fotografia sono tra le più belle viste a Cannes - il film è stato presentato in Concorso al Festival - dove però Gray non riesce è nell'affidare il punto di svolta della storia a due personaggi maschili sterili e mai credibili fino in fondo. Sono loro a "prendersi cura" della protagonista nella sua nuova vita da americana. Tuttavia non basta il talento folle del sempre bravo Joaquin Phoenix a far decollare il personaggio di uno sfruttatore della prostituzione attanagliato da rimorsi di coscienza. Jeremy Renner è invece l'anello debole del film. Lo si aspettava al varco dopo un'overdose di blockbuster e senza dubbio fa piacere vederlo tentare un ruolo diverso. L'attore risulta però fuori parte nei panni del potenziale angelo salvatore innamorato della protagonista.   

C'era una volta a New York poteva essere un grande film. Il tentativo di Gray di aspirare al capolavoro. E questo lo scriviamo certi che il capolavoro arriverà.

La pellicola è distribuita dalla Bim.

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