Shark 3D - La nostra recensione

Certi misteri insondabili di patti distributivi in cui non vogliamo ficcare il naso hanno portato a Venezia, nel giorno di pre-apertura, Shark 3D. Un film che con la Mostra di Venezia c'entra ben poco: non per fare gli snob, per carità – supportiamo la presenza del cinema di genere in una vetrina internazionale come questa – ma il film di Kimble Rendall non rientra certo nel novero delle opere degne della migliore filmografia horror. A salvarlo dal destino home video c'è solo una premessa davvero intrigante e qualche scena non male. Per il resto, Bait – questo il titolo originale – è un'accozzaglia di momenti noiosi, squali in CGI che gridano vendetta e pessima recitazione.



La premessa, dicevamo, partorita niente meno che dal regista di Highlander, Russell Mulcahy: un gruppo di persone intrappolate in un supermarket dopo che un devastante tsunami ha spazzato le coste dell'Australia è costretto ad affrontare due squali famelici. Non manca la coppia di protagonisti traumatizzati dalla morte del migliore amico di lui/fratello di lei. Ovviamente per colpa di uno squalo.

Peccato che un'idea così gustosamente trash venga sfruttata in una pellicola deboluccia: il film si arena in più punti, affidandosi al chiacchiericcio di personaggi poco convincenti, incarnati da attori poco convinti. Se nei titoli di testa la vostra “partecipazione speciale” è Julian McMahon, vuol dire che qualcosa non va. A salvare la baracca ci pensano pochi momenti esilaranti: su tutti un chihuahua immortale e un eroico stunt alla John Woo per far fuori uno squalo, durante il quale l'attore avrà gridato “Ho sempre sognato di farlo!”. A parte tutto, un film che ha il pregio della simpatia: il consiglio è di recuperarlo in DVD e farsi quattro risate senza pretese, con tante birre a disposizione.



Film.it è in prima linea al Festival di Venezia 2012: i film, i personaggi, le interviste e i dietro le quinte dal grande evento in laguna. Per conoscere tutto questo, vi invitiamo nel nostro speciale sulla Mostra.