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Like Crazy - La nostra recensione

Coraggioso antidoto alla filosofia materialista di "Amici di Letto" e omaggio pregevole al cinema europeo, "Like Crazy" conquista con il puro lirismo delle immagini

Like Crazy - Anton Yelchin - Felicity Jones

30.10.2011 - Autore: Alessia Laudati
L’amore fatale ai tempi della civiltà tecnologica senza confini, è il ritratto poetico di un giovane autore americano Drake Doremus, che guarda ai cineasti europei e alla nouvelle vague per raccontare il sentimento ai tempi del Web 2.0. “Like Crazy”, presentato stamattina, arriva a Roma omaggiato da due premi ricevuti durante il Sundance Film Festival di quest’anno e con un'insolita poesia.

Due giovani ragazzi, Jacob (Anton Yelchin) e Anna (Felicity Jones),  si innamorano perdutamente, sfidando il destino, la distanza tra Londra e Los Angeles e fallendo l’ottimismo di una generazione illusa che la tecnologia possa sostituire il rapporto tra le persone. Due moderni Romeo e Giulietta, tenuti separati dalla xenofobia e dalla temibile Homeland Security, L’Ente per la Sicurezza Nazionale Americana, che non perdona facilmente chi trasgredisce le regole del visto. 

La trama di per sé possiede solo un paio di spunti interessanti non particolarmente sviluppati: l’idealismo che colpisce gli amanti a distanza distorcendo i contorni reali e l’impossibilità di far coincidere un mondo più grande con un sentire sempre vicino. Ma tutto il coraggio e il valore del film si spostano sul registro lirico, straniante ed estremamente realistico della pellicola, che mira ad eludere gli stereotipi romantici o crudi, di quasi tutte le pellicole recenti sul tema. Telecamera a mano, molti momenti voyeuristici che violano l’intimità soave e poetica della coppia, fotografia calda, jumpcut e un gusto raffinato per le inquadrature che si trasformano in bellissime cartoline intrise di estetismo puro verso simboli moderni. Dove anche una sedia di design, può ricevere attenzione e  dignità estetica. Dichiarato l’amore del regista verso il cinema europeo indipendente del Lars Von Trier di "Le onde del destino" e per l'Alfonso Cuaron di "Y tu mama tambien"; ma se il registro visivo è sorprendente, spesso l’alchimia tra i due attori principali perde mordente nei dialoghi particolarmente inespressivi,  rischiando di eccedere nella pura forma, se è un' inquadratura sofisticata o un “ti amo” sussurrato a salvare la scena. 

Tuttavia “Like Crazy” è un’ammirevole sfida  incompleta che racconta come l’amore ai tempi della globalizzazione e della tecnologia koala, possa ancora riservarsi degli spazi poetici e coraggiosi negli occhi dei registi che desiderano raccontarlo fuori dalla virata materialista dei “friends with benefits”.


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