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Lars Von Trier: un giardino pieno di Palme

A Cannes è di casa, ci è andato (non sempre fisicamente perché odia viaggiare) con quasi tutti i suoi film, vincendo una Palma d'Oro e vari Premi collaterali. Scoprite con noi chi è questo danese folle, erede di Dreyer, e creatore del Dogma '95.

Lars Von Trier

18.05.2009 - Autore: Nicoletta Gemmi
Lars von Trier è uno che divide. O si ama, o si detesta. Lui adora il grandissimo Carl Theodor Dreyer, di cui si considera in qualche modo ‘l’erede’. Perché von Trier adora i ribelli e “Dreyer è uno che è sempre andato controcorrente – ha detto il regista – pagandone tutte le conseguenze”. Nel 1995 stila il Dogma, 10 regole, per fare un cinema più vicino alla realtà e meno frutto di artifizi. Ma poi, come molti artisti, il Dogma si è rivelato come lui, tutto e il suo contrario. Eppure, proprio questo manifesto dimostra il vitalismo creativo del regista, un genio che divora sé stesso, e che ci mette davanti a continue sfide.
L’ultima è “Antichrist”, in concorso, a Cannes.



Dogville”, 2003. Interpretato da Nicole Kidman, che pare essere uscita sconvolta da questa esperienza. Il film narra di Grace una fuggiasca che trova rifugio nella cittadina di Dogville ed è aiutata da Tom (Paul Bettany). La comunità sospetta di lei, infatti, la donna nasconde un segreto. Primo segmento di una trilogia del regista sull’America, “Dogville” è un’astrazione disegnata sul pavimento di un set che è un palcoscenico teatrale. Ma presto dimentichiamo il teatro e le passioni represse, le ipocrisie, le umiliazioni, i desideri mai sfogati prendono il sopravvento. “Dogville  - dice von Trier – è un atto di fede nel cinema e insieme una dimostrazione della sua falsità”.



Dancer in the dark”, 2000. Una melodramma straziante interpetato da Bjork e Catherine Deneuve, perché – come si evince dal titolo – il film è anche un musical. Un grande omaggio a Vincent Minnelli, Bob Fosse, Jacques Demy. Se la storia di questa operaia cieca che terminerà con un omicidio è troppo dura da sostenere, arriva la perfezione del cinema per resistere all’orrore della vita. Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2000.



Gli Idioti”, 1998. E’ uno dei film che più ha infastidito chi non ama von Trier, ma anche chi lo apprezza. Un gruppo di borghesi che si fingono mentalmente disturbati per potere fare tutto quello che vogliono. “Amo molto questo film. - ha detto il regista – Ho provato invidia per i miei attori che potevano comportarsi con assoluta libertà, dando sfogo alle fantasie più impossibili”. In questo film molte regole del Dogma vengono violate ma il regista vive di incoerenze e sembra l’unico a volere rifondare l’innocenza  - perduta – del cinema.



Le onde del destino”, 1996. E’ il film che consacra Lars von Trier come autore. Gran premio speciale della giuria a Cannes. Il regista non è presente perché non se l’era sentita di andare e la sua magnifica interprete Emily Watson gli fa sentire il trionfo della sala attraverso il telefonino. La storia di Bess che, per amore del marito infermo, intraprende una via crucis ha commosso il pubblico. Il suo martirio, sacrificio, il suo parlare continuamente con Dio, fanno di lei una ‘santa’. C’è anche chi l’ha definita una ‘puttana’, perché è attraverso la distruzione del suo corpo che la donna ottiene quello che vuole: la guarigione della persona che ama. Von Trier dice di essersi convertito al cattolicesimo e che se Gesù è morto per togliere i peccati del mondo, Bess fa la stessa cosa per amore.



The Kingdom – Il Regno”, 1994. Un progetto nato per la televisione che, visto il successo ottenuto, diventerà anche un film di più di quattro ore. “Il Regno” è veramente un’esperienza imperdibile, potremmo dire propedeutica, ve lo raccomandiamo di cuore. In particolare la versione integrale in danese con sottotitoli italiani. La storia di un ospedale, sorto nel 1910 su una palude e ricostruito nel ’58, dove si aggirano medici e pazienti a dir poco fuori dall’ordinario. Se avete amato “Twin Peaks”, accomodatevi. Il male è ovunque e si impregna nei personaggi. Del resto, si sa, “C’è del marcio in Danimarca!”.
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