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Il Leone di Bernardo

A Venezia suo sarà il Leone d'Oro del 75° anniversario del festival. Il cinema di Bernardo Bertolucci

Bernardo Bertolucci

27.08.2007 - Autore: Stefania Seghetti
Scherza Bernardo Bertolucci sul Leone d’Oro che il Festival di Venezia sta per consegnarli “che non è alla carriera - ha infatti recentemente dichiarato al settimanale L’Espresso -  odora di prepensionamento, ma per il 75° compleanno della Mostra  è come identificarmi con il Cinema. Che cosa si può volere di più di questi tempi!”. A lui, dunque, che dopo una parentesi letteraria e poetica, ha percorso la strada del cinema grazie alla folgorazione per “La dolce vita” di Federico Fellini il Lido guarda come ad un simbolo per quei 75 anni di un festival che ama il cinema e per questo ne celebra la qualità.

Una passione per la settima arte che lo ha iniziato assistente alla regia con Pier Paolo Pasolini ne “L’accattone”, per spingerlo poi alla sua prima direzione ne “La commare secca” su soggetto e sceneggiatura dello stesso Pasolini. E poi da lì in poi, il gusto e l’arte per un cinema di impegno, intenso, popolato di individualità drammatiche colte nel loro scontrarsi  con i cambiamenti del mondo che li avvolge. Il suo nome, più di tutto, lo si associa a quello scandaloso  “Ultimo Tango a Parigi” il cui destino censorio è a tutti noto e in cui Bertolucci descriveva l’angoscia esistenziale di vite al limite che reagivano al conformismo del mondo attraverso la trasgressione. Poi è la volta dell’epopea di “Novecento”, affresco di 45 anni di lotte contadine emiliane e poi ancora le super-produzioni d’autore da “L’ultimo imperatore” (ben nove Oscar) a “Il tè nel deserto” e “Il piccolo Buddha”.  Una poetica sempre impegnata, la sua, che scava nel tema eterno dell’amore e della morte in intense narrazioni intimiste.

Un regista speciale, sempre appassionato e concentrato” - dice di lui Stefania Sandrelli, diretta da Bertolucci tra l’altro in “Io ballo da sola”  - uno dei cineasti italiani più apprezzati nel panorama cinematografico internazionale che sceglie i propri attori soprattutto per la loro capacità di improvvisare  - “perché amo le sorprese” - e per la loro abilità nel dare nutrimento al suo occhio nella macchina da presa. Un uomo con una passione infinità per quel cinema capace di commuovere anche solo con un sapiente movimento di macchina: una passione, la sua,  che ora Venezia si  appresta a premiare.