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Henry: un noir italiano a Torino

Dal regista de "LaCapaGira", Alessandro Piva, arriva un noir tratto da un romanzo di Giovanni Mastrangelo, ambientato in una inedita Roma notturna. Unico film italiano in concorso a Torino

Henry - Carolina Crescentini

16.11.2010 - Autore: Marco Triolo
Il regista de “LaCapaGiraAlessandro Piva è l'unico italiano in concorso al 28° Torino Film Festival con il suo ultimo lavoro, “Henry”. Il film, tratto da un romanzo di Giovanni Manstrangelo, è “un noir feroce ed esilarante”, ambientato in una Roma notturna e inedita. Sullo sfondo, una guerra tra una gang di italiani e una di africani per il controllo del traffico di eroina. Protagonisti sono una coppia di fidanzati – lei insegnate d'aerobica venuta dalla provincia, lui tossicodipendente – e un ex fotografo, coinvolti in una storia di droga e omicidi, sulla quale indagano due poliziotti completamente diversi tra loro, uniti solamente dal coraggio di andare fino in fondo.

“In una città che parla in varie lingue lo stesso umorismo nero, tre notti di inseguimenti, mani mozze e sospiri d’amore, e un finale nel quale si ritrovano tutti armi alla mano”. Insomma, la promessa di un film atipico in un panorama italiano che di solito bandisce i generi. La firma di Mastrangelo è una garanzia di qualità, ma se non bastasse Piva ha messo insieme un cast composto da alcuni dei nomi più interessanti del nostro panorama: Carolina Crescentini (“20 sigarette”), Paolo Sassanelli (“La strategia degli affetti”), Michele Riondino (“Dieci inverni”), Dino Abbrescia (“Cado dalle nubi”), Claudio Gioè (“I cento passi”) e Alfonso Santagata (“Noi credevamo”).

Piva, fotografo, montatore e sceneggiatore oltre che regista, è consapevole che il suo film sarà un pesce fuor d'acqua, in un paese in cui i principali finanziatori del cinema sono la televisione e il ministero: “Ho chiesto ai produttori un gesto di coraggio in un momento asfittico come quello che sta vivendo il nostro cinema”, afferma. E ricorda con amarezza la sua ultima esperienza con il film “Mio cognato”, finanziato dalla Rai: “Troppe autocensure per colpa del prime time. Ora ho deciso di fare un passo indietro e tornare allo spirito del mio primo film”. E' stato lo stesso Mastrangelo a fargli leggere il manoscritto di “Henry”, il cui titolo è anche il termine con cui viene chiamata l'eroina nel gergo degli afro-americani di New York. L'abilità di Mastrangelo sta nell'aver saputo raccontare un microcosmo fatto di criminali, tossici e disperati di ogni sorta senza l'ombra di un giudizio morale. Se Piva riuscirà a fare lo stesso, allora compirà un'impresa rara nel nostro cinema.