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Dividono Caos Calmo e Lady Jane

I due lungometraggi in concorso a Berlino, presentati alla stampa nella giornata di ieri sono stati entrambi oggetti di riflessioni importanti, e quindi opere comunque degne di attenzione perché foriere di dibattito.

Caos Calmo

13.02.2008 - Autore: Adriano Ercolani
Partiamo dall’italiano “Caos calmo” di Antonello Grimaldi, tratto dall’enorme successo di critica e commerciale dell’omonimo romanzo di Sandro Veronesi.
In questi giorni sono piovute polemiche sulla pellicola, incentrate soprattutto su due scene che contengono al loro interno una bestemmia e la tanto chiacchierata scena di sesso tra Nanni Moretti ed Isabella Ferrari.
Partiamo subito con l’affermare che tali polemiche sono assolutamente infondate dal punto di vista ideologico, se non addirittura strumentalizzate, ma se invece analizziamo queste due parti dal punto di vista strettamente cinematografico muovere loro una critica è questione più che fondata: in un film che in  molte parti raggiunge momenti sincera poesia, l’inserto di due scene così “forti” che e conseguentemente portato ad un maggiore realismo risultano a nostro avviso eterogenee, se non addirittura dannose alla coerenza interna dell’opera. Tale scelta appare quindi non del tutto giustificata, o meglio non coerentemente sorretta da una sceneggiatura capace di miscelare con cura i due elementi presenti in essa.
Il lavoro di Grimaldi allora si definisce come fondamentalmente squilibrato, pur contenendo almeno un paio di sequenze di grande impatto emotivo, costruite con molta perizia cinematografica; molto del merito di ciò va attribuito, oltre che alla partecipazione di regista ed attori, anche alla bella musica di Paolo Buonvino ed alla solita perizia della Fandango nel dotare le proprie pellicole di una colonna sonora adeguata.

Il secondo film  presentato è quello di Robert Guédiguian, “Lady Jane”, opera che per almeno due terzi si mantiene su un livello narrativo ed estetico notevolissimo ma che poi spreca tutto nell’ultima parte, quando la solita prolissità e verbosità di troppo cinema francese prevale. La storia è quella di tre ex- criminali che si ritrovano dopo quindici anni per far fronte al rapimento del figlio di una componente del gruppo: questa vicenda drammatica scatenerà sete di vendetta e soprattutto la fine di conti sospesi col passato.
Impostato come un noir raggelato ma molto lucido nella forma filmica, “Lady Jane” procede spedito e pulsante, costruito con pochissimi dialoghi e molta azione; quando invece questa equazione si ribalta, e le varie storie intrecciate iniziano a dipanarsi, i personaggi si trasformano in deludenti macchiette retrò, inficiati da dialoghi risibili e da scelte psicologiche piuttosto banali.
Guédiguian non è mai stato esente da questo tipo di difetto nei suoi lavori passati, ma viste le premesse espresse nella prima parte del film veder poi ricomparire i soliti difetti è una delusione senz’altro maggiore che in passato.
Lady Jane” avrebbe davvero potuto essere uno dei lungometraggi più belli di quest’edizione del festival di Berlino, ed invece alla fine della proiezione sembra essere soltanto un’ennesima occasione mancata.