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Cesare è morto, lunga vita ai Taviani

I fratelli Taviani parlano di "Cesare deve morire", il loro nuovo film documentario applaudito al Festival di Berlino

Cesare deve morire - Paolo e Vittorio Taviani a Berlino

12.02.2012 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Berlino
“Il teatro di Rebibbia è un vero e proprio teatro di Roma, che ha registrato la presenza di ventimila spettatori, molti ragazzi si sono emozionati davanti alle performance dei detenuti. Il teatro di rebibbia è un teatro della città: non è più un inferno”. Applausi a scena aperta al Festival di Berlino hanno accolto “Cesare deve morire”, il nuovo film documentario dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani che racconta l'allestimento del “Giulio Cesare” di William Shakespeare nella sezione Alta Sicurezza del carcere di Rebibbia di Roma, da parte di un gruppo di detenuti. Un fortissimo parallelo tra un testo che parla di potere, tradimento, morte, omicidio, leader e seguaci, tutte cose che gli attori hanno vissuto in prima persona e stanno scontando, a volte senza nessuna prospettiva di uscire dal carcere.

Paolo e Vittorio Taviani intervista Cesare deve morire - Una scena del film

“Non ci stancheremo mai di ripeterlo: Shakespeare va riscoperto sempre – interviene all'incontro con la stampa Paolo Taviani – Ci siamo permessi di trattarlo un po’ male: lo abbiamo preso, smembrato, decostruito, ricostruito. Ma forse Shakespeare sarebbe stato contento di vedere rappresentato in un carcere il suo 'Giulio Cesare'”. Ma Cesare deve morire” è anche “un racconto sulla potenza della scoperta dell’arte. 'Da quando ho scoperto l’arte, questa cella è diventata una prigione' dice uno dei protagonisti alla fine”.

Paolo e Vittorio Taviani intervista Cesare deve morire - I Taviani a Berlino

La scelta di ambientare il film nel carcere di Rebibbia è nata un po' per caso: “Abbiamo incontrato un’amica che ci ha detto: in Italia si piange poco a teatro, ma c'è un teatro in cui si piange”, spiega Vittorio Taviani. “La cosa che ci ha molto commosso e stupito durante la lavorazione – prosegue Paolo – è che questi detenuti attori recitavano benissimo, ma in un modo diverso da quello che è il recitare convenzionale. Nel nostro Bruto c’era un dolore vero che gli altri attori non hanno”. Il fulcro del film è dunque l'incontro tra la realtà dura del carcere e il mondo del teatro, apparentemente così distanti: “Ci siamo detti che se fossimo riusciti a fare incontrare tra loro queste due realtà così drammatiche, allora avremmo avuto il nostro film”.

Cesare deve morire”, in uscita il 2 marzo, è distribuito da Sacher.