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Berlino: tante storie, poche emozioni

Il Festival prova a raccontare la Germania di oggi. Ecco "Deutschland 09", film collettivo di alcuni tra i migliori registi tedeschi.

Berlino: tante storie, poche emozioni.

14.02.2009 - Autore: Andrea D'Addio
Pare che il verso dell'Orso sia "brumire". Diciamo "pare" perché non se ne è proprio sicuri, chi scrive non lo sapeva ed è arrivato a questa conclusione dopo un paio di consultazioni con altrettanti giornalisti italiani nella sala stampa dell'Hyatt Hotel  e da una googlelizzazione veloce sugli altri termini in nominations per l'accostamento che comunque non ha dato risultati certi. Insomma, tutto questo thrilling per arrivare a dire che quest'anno che l'Orso brumisce debolmente, o brumisce di dolore, o non brumisce affatto. Trovate voi il titolo che più vi aggrada (fossimo stati a Venezia, dove il simbolo della competizione è il Leone sarebbe stato tutto più facile, di brumire non conosciamo neanche il sostantivo, mentre ruggito suona alla grande), la sostanza è che quest'anno il Festival di Berlino non ha offerto grandi motivi di interesse. Siamo al penultimo giorno (oggi sarà la volta degli ultimi film in concorso, "Tatarak" di Andrzej Waida e quel "Verso l’Eden" di Costa Gavras in cui appare anche un briciolo di Italia, Riccardo Scamarcio) e i bei film continuano a nascondersi bene.

Il nono giorno di manifestazione si è aperto con il film collettivo "Deutschland 09". Tredici cortometraggi firmati da altrettanti registi tedeschi per fare il punto sulla Germania di oggi. Un film ambizioso, normale tassello di un Festival (questi lavori corali, spesso commissionati dagli stessi direttori delle manifestazioni, sono tappa fissa a Cannes, Roma e, ogni tanto, anche a Venezia), la cui durata di 140 minuti ha reso necessaria l'anticipazione della proiezione mattutina per la stampa, dalle 9 alle 8 e 30. Come dire che a parte quattro episodi, il resto sia più che dimenticabile, spesso vero e proprio anti-cinema per l'incapacità di alcuni registi di comunicare con le immagini sensazioni e idee, relegando tutto ad una radiofonica voce fuori campo? Come abbiamo appena fatto. Da salvare il solito montaggio adrenalinico di Tom Tykwer, l'ironia di Dany Levy, il grottesco di Wolfang Becker e la riflessione sulla nuova architettura tedesca. Nonostante gli episodi prologo e epilogo ci ricordino il senso del film, da "Deutschland 09" non emerge nessuna idea particolare della Germania, tanto sono fini a sé stessi alcuni filmati o privi di spessore.

Altro evento della giornata, è stato "La Pantera Rosa 2". Cast confermato: ancora con Steve Martin, Jean Reno e Emily Mortimer. Superato, ancora una volta, il rifiuto automatico nel vedere la riproposizione di Jacques Closeau senza le fattezze di Peter Sellers e fuori dalle mani di Blake Edwards, durante la visione si gode di qualche risata. Siamo certamente, in alcuni momenti dalle parti del trash, ma la bravura di Steve Martin supplisce a moltissime pecche. Certo che dover attendere "La Pantera Rosa 2" per parlare benino di qualcosa, fa quasi male.

Che dire quindi? Aspettiamo il gran finale per vedere come andranno i premi, facendo il tifo per "The Messenger", l'unico film davvero meritevole di una competizione spesso off-boarder, e proprio per questo interessante, come la Berlinale.