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Berlino premia ancora il Sudamerica

Orso d'oro per "La teta asustada". Dopo il trionfo 2008 del brasiliano "Tropa de Elite", stavolta è la volta del Perù. Premi anche per l'argentino "Gigante".

Berlino premia ancora il Sudamerica

15.02.2009 - Autore: Andrea D'Addio
Un premio “assegnato all’unanimità” ha affermato la presidentessa della giuria Tilda Swinton riguardo all’assegnazione dell’Orso d’oro al peruviano La Teta Asustata” (The Milk of Sorrow) della regista Clauida Llosa. Il dramma di una ragazza che, per timore di essere violentata, si infila una patata nelle sue parti intime (se verrà distribuito in Italia, sarà facile il gioco di parole), rappresentando simbolicamente il rischio crescente di perdita nel Perù della cultura indio a favore di quella bianca, ha convinto i sette membri della giuria senza troppe discussioni. Strano: il livello medio delle pellicole, seppur basso, è sembrato piuttosto omogeneo, e “La Teta Asustata” non sembrava distanziarsi da altri film altrettanto riflessivi (e avari di ritmo). A nostro avviso avrebbe meritato l’americano “The Messenger” premiato invece solo come migliore sceneggiatura.

Ecco comunque il riepilogo dei premi per fare subito un po’ di chiarezza

- Orso d'Oro per il miglior film: “La Teta Asustata “di Clauida Llosa.

- Orso d'Argento/Gran Premio della giuria: ex aequo a Alle Anderen” (Everyone Else) di Maren Ade e a “Gigante” di Adrián Biniez

-Orso d'argento per la migliore regia: Asghar Farhadi per “About Elly

-Orso d'argento per il miglior attore: Sotigui Kouyate per “London River” di Rachid Bouchareb.

- Orso d'argento per la miglior attrice: Birgit Minichmayr per Alle Anderen” (Everyone Else) di Maren Ade

- Orso d'argento per lo straordinario contributo artistico: Gábor Erdély e Tamás Székely per il miglior suono di “Katalin Varga” di Peter Strickland

- Orso d'argento per la migliore sceneggiatura: Oren Moverman e Alessandro Camon per “The Messenger” di Oren Moverman 

Alfred Bauer Prize: ex aequo “Gigante” di Adrián Biniez e Tatarak” (Sweet Rush) di Andrzej Wajda

Premiati quindi, in un modo o nell’altro, otto pellicole su diciotto. Fuori, per fortuna, da ogni riconoscimento di due film flop (che comunque qualcuno della critica è riuscito ad apprezzare, bah) della manifestazione, gli attesi “Mammoth” di Lukas Moodysson con Gael Garcia Bernal e Michelle Williams e il corale “Rage” di Sally Potter (proprio colei che lanciò Tilda Swinton con “Orlando”) con Jude Law e Judi Dench. Gli insoliti (per Berlino) fischi e “buu” della critica a fine proiezione sono stati un ostacolo arduo da superare anche per la più indulgente delle giurie.

Ieri comunque è stato il giorno anche di Riccardo Scamarcio, protagonista di “Verso l’Eden” di Costa Gavras. Storia di un clandestino senza patria che attraversa l’Europa per arrivare a Parigi dove un mago sembra avergli promesso un lavoro. Al di là del fatto che, nonostante il protagonista viva di stenti e non abbia quasi mai occasione per un bagno, la barba risulti sempre fatta e i ricci al posto giusto, l’attore italiano se la cava discretamente in un’opera un po’ scontata (sia nelle metafore che nell’approccio alla materia), ma comunque avvincente. Strano aver messo questo film fuori concorso: nella sua sufficienza, ci è sembrato comunque una delle cose migliori di questo Festival piuttosto deludente