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Luchino Visconti

DATA DI NASCITA: 02/11/1906
LUOGO DI NASCITA: Milano (Italia)
DATA DI MORTE: 17/03/1976
Luchino sin da bambino si appassiona al teatro, alla musica e alle arti in genere, frequentando con i genitori la Scala di Milano e leggendo assiduamente la letteratura classica europea. Finito il servizio militare, si dedica all'allevamento di cavalli purosangue e viaggia molto. A metà degli anni '30 inizia ad interessarsi al cinema e a Parigi entra in contatto con Jean Cocteau, Coco Chanel, Kurt Weill e sopratutto con il regista Jean Renoir. Con lui fa la sua esperienza come aiuto regista con i film "La scampagnata" (1936) e "Tosca" (1941). Il contatto con i membri della troupe, oltre a fornirgli un bagaglio di conoscenze tecniche nei vari campi che saranno fondamentali nel corso della sua carriera di regista, esercitano una forte influenza sulle sue scelte politiche poiché molti di loro sono legati al Front Populaire e al partito comunista francese. Il suo impegno politico si rafforza quando a Roma entra in contatto con il gruppo antifascista della rivista 'Cinema', di cui fanno parte intellettuali come Giuseppe De Santis, Mario Alicata e Gianni Puccini. Con loro pone le basi per il movimento cinematografico del neo-realismo, realizzando il suo primo lungometraggio "Ossessione" (1943). Al termine della guerra realizza il documentario "Giorni di gloria" (1945), rievocazione dell'oppressione nazifascista dalle tristi giornate del settembre '43 alla liberazione del Nord Italia. La sua carriera cinematografica continua con "La terra trema" (1948) Premio internazionale per valori stilistici e corali alla Mostra del Cinema di Venezia, "Bellissima" (1951) e "Senso" (1954) con cui riscuote grande successo di pubblico. In teatro, rinnova completamente i criteri di regia e la scelta dei repertori utilizzando spesso, testi di autori estranei ai teatri italiani fino a quel momento come Jean Cocteau "Parenti terribili", "La macchina da scrivere", Jean Paul Sartre "A porte chiuse", Tennessee Williams "Zoo di vetro" e "Un tram che si chiama desiderio", Arthur Miller "Morte di un commesso viaggiatore", "Il crogiuolo", "Uno sguardo dal ponte". A metà degli anni '50 rivolge la sua attenzione al melodramma e alla lirica, torna alla Scala e allestisce cinque spettacoli interpretati da Maria Callas che segnano la storia del genere: "La vestale", "La sonnambula", "La Traviata", "Anna Bolena" e "Ifigenia in Tauride". Nel 1960 realizza "Rocco e i suoi fratelli" con cui ottiene il Premio della giuria a Venezia, accolto con successo dal pubblico nazionale e internazionale al pari di "Il Gattopardo" (1963) Palma d'oro a Cannes, mentre nel 1965 con "Vaghe stelle dell'orsa" vince il Leone d'oro a Venezia. Con "Morte a Venezia" (1971) vince il Nastro d'argento per la miglior regia e il David di Donatello nella stessa categoria; con "Ludwig" (1973) due David: miglior film e miglior regia. Alla fine delle riprese di quest'ultimo film viene colpito da un ictus che lo lascia semiparalizzato. Nonostante tutto continua a lavorare e porta sullo schermo "Gruppo di famiglia in un interno" (1975) con cui vince un David come miglio film e sei nastri d'argento, tra cui quello per la miglior regia. Muore durante il doppiaggio della sua ultima opera, "L'innocente" (1976) dal libro omonimo di Gabriele D'Annunzio.