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Al cospetto di Sly

Venezia 66: nel giorno di chiusura del Festival, arriva l'ultima grande star. Sylvester Stallone. Ci ha parlato del suo amore per Rocky e Rambo, del suo nuovo film e di come sia negato al gioco del calcio.

Sylvester Stallone

13.09.2009 - Autore: Pierpaolo Festa
Venezia – “Lavorerò con Arnold e Bruce tra circa due settimane” – questa è una delle prime dichiarazioni di Sylvester Stallone, giunto al Lido per ricevere il premio Jaeger Le-Coultre “Glory to the Filmmaker”. Il film di cui sta parlando è “The Expendables”, quello che a noi piace definire "il filmazzo di Sly". Dopo aver resuscitato Rocky e Rambo con grande coraggio e amore, il suo nuovo obiettivo è quello di realizzare un action d’annata. Della partita fanno parte nuovi e vecchi eroi: Jet Li, Jason Statham, ma anche Dolph Lundgren, Mickey Rourke, Bruce Willis e – udite udite – Arnold Schwarzenegger.

E’ quasi impossibile averli tutti nella stessa stanza – scherza Stallone - Tecnicamente oggi tutti sono bravi a fare action con gli effetti speciali digitali, m’interessava ritornare agli anni ’80 e ’90 e basare il tutto su stunt fisici e storie meno enormi, incentrate su personaggi più credibili. Mi sono ispirato a “Quella sporca dozzina” e “I magnifici sette”. Abbiamo preso quella vecchia formula e l’abbiamo spostata in un contesto moderno”.

A proposito di “The Expendables”, quanto è stato difficile essere a capo di una gang di attori di quel calibro?
E’ stato difficile, sì. Con certi attori, devi essere forte e importi e allo stesso tempo stabilire un rapporto di fiducia. Gli attori sono spesso fragili. In questo caso li ho ingaggiati proprio per vederli alle prese con ruoli che non avevano mai interpretato. Lo vedrete soprattutto con Jason Statham. Ma anche con Dolph Lundgren. La gente mi chiede come mai sono tornato a lavorare con Dolph, e io dico: “gli vedrete fare cose che non ha mai fatto!”.

Nel film ha assegnato un piccolo ruolo anche a Mickey Rourke. Ci può parlare del vostro rapporto di amicizia, dal momento che Rourke ha sempre detto di doverle molto?
In realtà non mi deve niente. Siamo amici di vecchia data. È una relazione vecchio stampo. In questo business tutto dipende dagli amici, ma è difficile averne perché in generale ti pugnalano al petto, nemmeno alle spalle. Con Arnold e Bruce, ad esempio, ne abbiamo passate insieme di tutti i colori e abbiamo avuto i nostri alti e bassi. Volevo a tutti costi avere Mickey nel mio film. L’ho adorato in “The Wrestler”. Proprio come “Rocky”, si tratta di una storia con cui le persone si identificano tanto. A differenza del film di Mickey, sono stato più romantico e meno realistico. Il mio film è un film sul trionfo dell’amore, il suo su un amore che arriva troppo tardi.

Secondo lei, chi è un eroe al giorno d’oggi?
Un eroe è colui che ha paura, ma la vince ed è disposto perfino a sfidare o accettare la morte. Uno pronto a dare la vita per qualcosa di importante.

Si dice che stia preparando un quinto “Rambo” e che questa volta sarà un film al confine col genere fantascientifico…
È bello rispolverare i personaggi, l’importante è che abbiano con loro un certa freschezza. È un momento straordinario per me. Sono pronto a tornare a Rambo, con una nuova vitalità. Se potessi, farei anche altri venti film su Rocky!

Pensa che le nuove generazioni siano pronte ad accogliere questa icona action degli anni ’80?
Sapete, quando ero piccolo mi piacevano “The Lone Ranger” e “Robin Hood”. Penso che i giovani abbiano sempre bisogno di una figura maschile eroica. E Rambo va benissimo.

Quanto, però, il fatto di essere identificato soprattutto con Rocky e Rambo le ha impedito di fare altro nel suo campo?
Certamente Rocky e Rambo mi hanno impedito di fare altro. È molto difficile anche essere considerato pittore o regista. Sto cominciando a fare quello che avrei dovuto fare anni fa, soltanto adesso. Mi considero soprattutto un regista. Presto spero di realizzare il mio film su Edgar Allan Poe. Non sarò io ad interpretarlo: Poe morì a 39 anni, bisogna essere realistici. Ma anche accettare il fatto che questo è un business e che è necessario correre dei rischi.

Le manca non essere mai riuscito a sfondare con la commedia?
Beh, vi assicuro che “The Expendables” sarà pieno di un sense of humour molto dark. Vedrete!

Tutti la identificano come icona action. Parliamo un momento di uno dei film che amiamo di più, “Fuga per la Vittoria”. Pensa che sia uno dei titoli più importanti della sua carriera? E soprattutto, qual è il suo rapporto col calcio oggi?
Vi dico subito una cosa: sono una vera schiappa… e io che pensavo che il calcio fosse una cosa semplice! Quel film è stato magnifico, non solo perché ho avuto l’occasione di girarlo con John Huston e interpretarlo al fianco di Michael Caine, ma anche perché ricordo che Pelè e tutti gli altri giocatori, si divertivano a mettermi alla prova, riempiendomi la rete di goal! Ero un portiere negato, ho imparato questo. Ero così negato, che Pelè mi ruppe un dito sul set con una pallonata!