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Ultraviolet

Dal regista di "Equilibrium" ecco arrivare un action-horror-fantasy dove Milla Jovovich combatte contro dei vampiri del futuro

Ultraviolet

19.05.2009 - Autore: Adriano Ercolani
In un futuro prossimo in cui l’umanità è terrorizzata dal pericolo del contagio tramite il sangue, una nuova razza di guerrieri si è sviluppata: sono gli emofagi, sorta di vampiri che si battono contro la tirannia degli umani, che hanno nel vicecardinale Daxus (Nick Chinlund) il loro capo spirituale  e politico. La più spietata e feroce combattente è la bella Violet (Milla Jovovich), a cui viene assegnata la missione più difficile: rubare dal quartiere generale degli umani una misteriosa arma letale, in grado di sterminare i pochissimo tempo tutti gli emofagi. Portato a termine il suo compito, Violet si accorge però che l’arma è solamente un bambino, Sei (Cameron Bright), piccolo clone che ha propri nel sangue dei geni capaci di sovvertire l’equilibrio tra umani e vampiri. Contravvenendo agli ordini ricevuti, Violet nasconde il bambino in cerca di una soluzione che non comporti il sacrificio estremo… 

Quando abbiamo saputo che quest’ennesimo action-horror-fantasy era diretto da Kurt Wimmer, dobbiamo confessare che l’interesse per la pellicola è decisamente aumentato: quattro anni fa infatti lo stesso regista ci aveva regalato un piccolo gioiello nascosto, “Equilibrium” (id., 2002), parabola futuristica che mescolava con audacia e notevoli soluzioni stilistiche la poetica di Orwell e l’azione alla fratelli Wachowski. Quel lungometraggio, interpretato da Christian Bale, Sean Bean, Emily Watson e William Fichtner, si era rivelato una delle opere più interessanti della stagione.

Purtroppo con questo disordinato “Ultraviolet” Wimmer non ripete del tutto l’equilibrata alchimia del precedente lavoro: il merito della disorganizzazione a livello narrativo sembra da attribuire in egual misura ad una sceneggiatura scontata e ad un montaggio troppo attento al ritmo del genere, ma che perde poi di vista linearità del racconto ed attenzione ai personaggi principali. Anche la regia predilige un tipo di messa in scena smaccatamente “falso” e posticcio – tutto il contrario della rarefazione realistica presente in “Equilibrium” -, per cui in alcune scene “Ultraviolet”sembra un vero e proprio videogioco. Del film però dobbiamo anche segnalare almeno due o tre scene d’azione costruite con intelligente senso della composizione cromatica ed un deciso gusto figurativo. E poi c’è Milla, sinuosa e affascinante sirena che si muove per tutto il film con cadenze feline ed un magnetismo inusitato: solo per poterla ammirare si dovrebbe pagare per vedere questo film!

Rispetto a quanto fatto vedere in precedenza Kurt Wimmer compie un evidente passo indietro, realizzando una pellicola confusa a livello narrativo e piuttosto scontata nella messa in scena. A parte un paio di guizzi di buona regia e qualche trovata a livello puramente visivo, “Ultraviolet” possiede davvero poche armi per interessare lo spettatore. Speriamo che nel prossimo film il regista ritrovi la vena che gli avevamo visto possedere.

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